IL FOLLE GESTO - Venerdi 29 settembre, la Francia e, in particolare, la città di Nizza, ha dovuto fare i conti con una situazione tragica e singolare.
Alexis Beka Beka, calciatore della squadra locale, ha minacciato il suicidio. Secondo la stampa Francese, il calciatore si è recato sul ponte Magnan, all’altezza dell’autostrada A8 che attraversa la Costa Azzurra, minacciando di buttarsi nel vuoto per un altezza corrispondente a circa 100 metri. I Vigili del Fuoco intervenuti sul posto, si sono messi subito a collaborare con gli operatori stradali per chiudere la strada ed evitare affollamenti o code. Inoltre, hanno fin da subito cercato di capire le motivazioni di tale gesto, accompagnando anche lo psicologo del Nizza, inviato dalla dirigenza della società, a parlare con il calciatore.
CHI È? - Alexis Beka Beka è un centrocampista classe 2001, quindi 22enne. Cresce nel vivaio del Caen, in Francia, e fin dall’Under 17 ha preso parte a tutte le rose delle nazionali giovanili Francesi. Nel giugno del 2022 si è trasferito proprio al Nizza, che ha pagato 14 milioni di euro per ottenere il suo cartellino. Duttilità alla base dell’elemento, con forti caratteristiche difensive che lo hanno reso utile anche nell’impiego difensivo. Tanta fisicità e forza fisica che gli costano, ragionevolmente, una poca confidenza in ottica goal.
Nell’attuale Nizza, secondo in campionato ad 1 solo punto dalla prima posizione, il Francese non è ancora sceso in campo. L’allenatore del club, Francesco Farioli, in estate provò a convincerlo ad andare in prestito al Besiktas, ma la trattativa non si concluse positivamente, lasciando il Francese a lottare per un posto tra i titolari negli Aiglons.
LE CAUSE DEL FOLLE GESTO - Alla base del folle gesto del 22enne ci sarebbe la rottura della relazione con la sua fidanzata Carla. Non a caso, i compagni di squadra, che hanno scoperto dell’intenzione del compagno durante gli allenamenti mattutini, hanno cercato in tutti i modi di contattare l’ormai ex fidanzata per cercare di farla recare sul posto e far ragionare il Francese. Nel frattempo, il club ha annullato tutte le disposizioni mediatiche per evitare di mettere il calciatore ulteriormente sotto la luce dei riflettori.
LA SALVEZZA - Grazie all’intervento dei vari operatori, dopo quasi 3 ore, Alexis Beka Beka è stato messo in salvo ed è stato riaccompagnato presso la sua abitazione dove, ad attenderlo, erano presenti alcuni familiari.
IL PROBLEMA RICORRENTE - Tutto è bene quel che finisce bene, ovviamente, ma questa situazione rispolvera nuovamente un problema noto ma di cui si parla sempre troppo poco, ossia la salute mentale dei calciatori. Il numero di calciatori che cercano aiuto per problemi di questo tipo è costantemente in aumento. Alcuni calciatori, come Aaron Lennon o Dele Alli, sono in cura da anni, soprattutto per eccesso di stress psicofisico. Il dato che preoccupa é che il 96% dei calciatori coinvolti, prima dello scoppio della crisi, non ha mai sofferto di problemi psichici. Michael Bennett, responsabile del Welfare della Professional Football Association, si è impegnato e imposto nell’apertura di un reparto psichiatrico apposito per calciatori sofferenti di questi disturbi, specificando come nel calcio si dia molta importanza al benessere fisico dei calciatori, ma mai alle loro emozioni, al loro umore o al loro stato d’animo. La bella vita e i ricchi stipendi, fanno cadere le persone nella convinzione che la vita di un calciatore sia priva di preoccupazioni e stress, quasi come fossero degli dei, ma la realtà è ben diversa.
Nella mente dei calciatori attaccati da questo tipo di problematiche, si sviluppa uno scudo subconsciale, poiché per un uomo questo tipo di problematiche sono viste come una debolezza indovuta. Se c’é bisogno di sistemare una tendinite o un problema al ginocchio, in stile Spartano ferito in guerra, è tutto giusto e gratificante, mentre la mente non si può cucire, né tantomeno operare e questo non fa altro che sviluppare ulteriori dubbi in merito al trattamento psicologico da parte degli esperti poiché per un calciatore il problema è irrisolvibile, secondo l’ambiente.
La Professional Football Association offre ai propri membri varie opzioni di aiuto e di consulenza, tra cui una linea telefonica attiva 24 ore su 24, l’accesso a uno psichiatra, e a livello nazionale impiega più di cento consulenti.
Ricordo inoltre che la salute mentale é dovuta prevalentemente al contesto in cui si vive e per i tanti calciatori costretti ad emigrare, abbandonando amici e familiari di una vita, spesso risulta un’impresa impossibile, soprattutto se lasciati completamente soli. Si potrebbero trovare centinaia di soluzioni per provare ad arginare il problema, ma ad oggi sembra solo polvere nascosta sotto il tappeto, continuando a colpire migliaia di calciatori senza che nessuno possa aiutarli.
o