"Mi avete accolto da ragazzino, vi lascio da uomo" 
Alessio Romagnoli durante il suo saluto al Milan 

È stato un capitano amato, ma anche incompreso. È stato al Milan in un periodo che ha fatto da trait d'union tra la banter-era rossonera e l'inizio della rinascita del diavolo. La sua carriera al Milan è stata una sorta di collante tra l'ultimo periodo berlusconiano di vacche magre e di ridimensionamento marchiato Silvio Berlusconi/Fininvest, fino ad arrivare all'annata psyco cinese con Yonghong patron per un anno con Fassone amministratore delegato e Mirabelli direttore sportivo fatta di ingenti spese sul mercato ma zero risultati sul campo, fino all'interregno di Elliott che poi ha riportato il Milan a vincere lo scudetto e rimesso sulla retta via, con Red Bird che poi ha portato il Milan verso una nuova era del calcio e così via, ma lui non c'era già più.

Tra haters che lo hanno criticato a prescindere senza costrutto e invece persone oneste intellettualmente che lo hanno criticato con obiettività e capacità analitiche, le cui opinioni sono quindi degne di rispetto, ci sono anche quelli come me che ne prendono le difese e lo considerano un buon difensore centrale, se non ottimo. Il capitano è stato quello del Milan ed è Alessio Romagnoli di Anzio, paese in cui è nato il 12 gennaio del 1995.
Credo che Alessio Romagnoli possa per me essere considerato uno dei migliori difensori in Serie A e uno dei migliori per la nazionale italiana relativo al periodo della sua epoca in cui ha giocato. Non è Alessandro Nesta, non è Franco Baresi e non è Fabio Cannavaro, Paolo Maldini e così via.
Credo che una analisi critica nei confronti di Romagnoli debba essere fatta e contestualizzata al calcio che lui vive e nel calcio in cui gioca ed è cresciuto e si è quindi formato come calciatore.

Se lo paragoniamo ai baluardi citati sopra, Romagnoli non si può nemmeno avvicinare. Ma non può avvicinarsi nessuno dei difensori moderni del calcio attuale di cui Romagnoli ha fatto parte, a quei fenomeni che sono cresciuti e hanno giocato in un calcio la cui epoca era una epoca d'oro e la cui competitività calcistica internazionale e non solo italiana è stata una delle più elevate di sempre se non la più elevata in assoluto. 

Partiamo dal presupposto che il calcio a livello internazionale, quello moderno di oggi, se paragonato al calcio di fine anni '80 inizi '90/ 2000 si è livellato verso il basso in maniera esponenziale. 
E mi riferisco sia alla competitività e alla forza dei top club, delle squadre migliori, e sia a livello individuale, ovvero la competitività tecnica dei singoli calciatori. 
Se consideriamo il parco difensori, una volta uscivano difensori bravi a marcare a uomo. Questo modo di marcare ha lasciato il passo alla marcatura a zona, poichè si è valutato più il gioco di squadra, quindi il migliorare a livello collettivo tralasciando l'individualità. 

Si educa per esempio a giocare a due tocchi, e quindi anche gli elementi offensivi in alcuni fondamentali, come per esempio il dribbling, non essendo allenati sulla tecnica individuale e su questo fondamentale, non migliorano sotto questo aspetto. Difficile, perlomeno in Italia trovare elementi bravi nell'uno contro uno, specialmente nello stretto, nel saltare netto l'uomo, nel fare i dribbling negli spazi stretti. Ormai si punta l'uomo sulla fascia e si cerca di saltarlo in velocità. Peggio ancora, molti si fermano, non puntano l'uomo e non cercano un dribbling netto ma ricominciano il giro palla.

Alla fine in Italia si insegna più la tattica che la tecnica individuale.
Ribadisco comunque il concetto che non è solo un qualcosa di nazionale, ma internazionale, perché in ambito globale il livello calcistico si è abbassato di competitività.
Porto l'esempio di Marco Verratti, che è un buon centrocampista di scuola pescarese, anzi discreto se vogliamo, non è un top player per intenderci, ma per il calcio di cui ha fatto parte è stato un ottimo giocatore, ma se avesse giocato nel calcio di fine anni '80-inizi anni '90-2000, oltre una squadra di media classifica di Serie A non sarebbe andato. Quel calcio lì, di fine anni '80 inizi '90/2000, è stato dipinto da una generazione incredibile, italiana e internazionale, capace di produrre dei talenti unici e irripetibili, dei poeti del calcio, come Roberto Baggio, Ronaldo il fenomeno, Totti, Del Piero, Gattuso, Pirlo, i sopracitati Nesta, Baresi, Maldini, Fabio Cannavaro, per non parlare di Thuram, Stam, Redondo, Kakà, Rui Costa, Sneijder, Van Basten, Rijkaard, Gullit, Diego Armando Maradona, Romario, Bebeto, Beckham e tantissimi altri, citati in ordine sparso.
Anche Messi, Cristiano Ronaldo e Ibrahimovic sono di quella generazione e di quella pasta lì.

Questo calcio moderno, e mi riferisco al calcio dell'epoca di Alessio Romagnoli, ha tirato fuori elementi interessanti e competitivi per l'attuale realtà. E penso a Mbappé, Neymar, Romelu Lukaku, Lautaro Martinez, Tonali, Bennacer, Kessié, Zaniolo, Manuel Locatelli, Fagioli, Maignan, Theo Hernandez, Federico Chiesa e tanti altri, ma se paragonati a quei calciatori di fine anni '80-inizio anni '90 e inizi 2000, se consideriamo il livello tecnico e competitivo c'è un abisso. Solo alcuni di essi sono a quei livelli, e posso pensare a un Tonali così come a un Theo Hernandez, Mbappè, Maignan e pochi altri, ma molti di essi sono sicuramente forti, ma in un contesto che se paragonato a quel calcio non può che essere definito modesto.

Segnare oggi è più facile rispetto a quegli anni.
Oggi vengono concessi più spazi e le marcature dei difensori sono meno asfissianti rispetto a quel tempo dove si insegnava a marcare a uomo dalle giovanili
. Il calcio italiano era il più difficile. Nel 2003 Milan e Juventus si affrontarono in finale di Champions League e quel match vide il Milan trionfare ai rigori. Questo la dice lunga su quanto fosse competitivo il calcio italiano. Molti top player spagnoli che venivano a giocare in Serie A, come Mendieta e Farinos, che nella Liga Spagnola facevano faville, in Italia furono dei flop proprio perchè in Italia si faceva un pressing asfissiante e non c'èra possibilità di ragionare con la palla tra i piedi, ma bisognava essere lesti nel fare la giocata e non c'erano spazi, cosa che invece in Spagna c'era. 
Se vogliamo, la Serie A è diventata più simile al calcio spagnolo. In Italia c'è ancora molto tatticismo, ma ci sono più spazi rispetto al calcio degli anni '90 inizio 2000. E si picchia di meno
. Ci sono difensori meno irruenti e fallosi, anche se non mancano di certo anche oggi difensori che fanno sentire i tacchetti e non solo ai propri avversari.

Il terzino italiano medio di questa epoca moderna, quella relativa all'epoca di Alessio Romagnoli per esempio, non è un terzino che salta l'uomo netto. E' bravo nel crossare, quello sì, l'avversario lo si salta in velocità ed è magari bravo in fase difensiva, diversamente da un terzino brasiliano come può essere stato un Cafu, Dani Alves e Marcelo per esempio, che avevano una tecnica quasi da trequartista. Cafu sapeva anche difendere, ma come sono spesso i brasiliani eccelleva nella fase offensiva. In Brasile i terzini sono dei "difensori offensivi" abili nel saltare l'uomo e creare superiorità numerica. Hanno grande capacità nel fondamentale del dribbling.

Prima il difensore doveva solo saper difendere, ora, come i vecchi "liberi", si chiede di saper impostare bene, crossare, avere un buon piede, stile Leonardo Bonucci, Boubacar Kamara o Thiago Silva, con quest'ultimo in verità eccelleva anche nel saper difendere e nella marcatura, ed è un difensore vecchio stampo come Sergio Ramos, tanto per fare degli esempi. 
Negli ultimi tempi sta passando di moda, in alcuni casi, questo tipo di difensore che deve avere piedi da centrocampista per intenderci, e sta tornando di moda il difensore che principalmente deve "sentire l'uomo". Dipende sempre se si vuole fare l'impostazione dal basso, in questo caso il difensore centrale che fa la prima uscita deve avere buoni piedi.

Tuttavia essendo educati principalmente a marcare a zona, non escono fuori elementi che sanno "sentire l'uomo" come chi è stato educato alla marcatura a uomo e non a zona.
Alessio Romagnoli è un difensore forte per questo calcio moderno attuale. Nessuno, nemmeno Chiellini o Koulibaly, per chi scrive uno dei più forti nel calcio moderno come difensore, ma escludendo Thiago Silva e Sergio Ramos, che comunque sono "difensori anni 90", sono elementi difensivi forti come quelli dell'epoca d'oro del calcio fine anni 80 inizi anni 90-2000.

Dopo che si è inattivi per molto tempo, può capitare che si sia un po' arrugginiti e si perda quella scaltrezza, quella familiarità, quell'istintività nel saper leggere bene delle situazioni, cosa che poi si riacquisisce giocando con continuità e riacquisendo la giusta forma fisica e mentale. Ci sta dopo un lungo periodo in cui non si è giocato che si perda anche quella brillantezza, lucidità, ma anche furbizia che permette di non commettere ingenuità piuttosto evidenti che poi diventano episodi sfavorevoli e si tramutano in rigori o gol per gli avversari oppure si rimediano cartellini sciocchi. Romagnoli durante un periodo al Milan è stato infortunato e questo ha caratterizzato in maniera negativa per un periodo le sue performance ma poi si è ripreso alla grande.

Romagnoli se paragonato ai difensori top anni '90 inizi 2000 può essere anche definito non all'altezza ma per il calcio moderno Romagnoli è un buon difensore, anzi è stato un ottimo difensore centrale di piede mancino. Ha senso della posizione, per il calcio moderno è anche bravo nell'uno contro uno, elegante nell'uscire palla al piede, versatile, è mancino, e non ce ne sono molti di difensori mancini di alto livello come Romagnoli. Non è rapido ma compensa questo con una ottima capacità di intervenire in tackle, ovvero in scivolata scegliendo bene il tempo dell'intervento e sa anche calciare bene con il suo piede. Inoltre sa giocare di anticipo. In scivolata quando interviene sa spesso leggere bene la situazione e con una ottima tempistica di intervento. Se la sapeva cavare anche nel gioco aereo.

Viene paragonato a Nesta, ma non è ai suoi livelli perché quei difensori non esistono più. Non è un fenomeno assoluto Alessio Romagnoli ma è stato un ottimo difensore per il suo calcio, quello della sua generazione. Lo si accusa di non aver fatto un salto di qualità, ma Romagnoli è questo. Il paragone con Nesta può aver tratto in inganno e aver fatto credere di essere di fronte a un difensore vecchio stampo. Quelli che "sentono l'uomo" sono una rarità assoluta, ma considerato il parco difensori attuali del calcio moderno, Romagnoli ci sta tra i migliori difensori centrali. Il calcio moderno non ha tirato fuori fenomeni come difensori centrali se paragonati a quelli del passato citato, nemmeno Van Dijk, uno dei più forti in assoluto a livello internazionale per questo calcio moderno.

I difensori moderni sono questi, e Alessio Romagnoli è un prodotto della sua generazione calcistica. Niente più e niente meno. Difficile trovare di meglio nel suo calcio e nella generazione di calciatori nel calcio moderno dell'epoca di Romagnoli. Sicuramente ci sono elementi che sono simili a Romagnoli come livello competitivo, ma reputo giusto dare i dovuti meriti a Romagnoli. Si è fatto volere bene al Milan è ha lasciato un ottimo ricordo in maglia rossonera. Il suo lo ha fatto. Si è comportato sempre in maniera professionale, anche accettando la panchina da capitano senza creare problemi. È venuto in un periodo particolare che ha visto il Milan mutare e cambiare pelle, ma in questo marasma di cambiamenti storici per il diavolo, lui era lì, stoico ed esemplare nel tenere botta anche di fronte a diverse tempeste. Fino al ritorno del sereno proprio nel suo finale di percorso in rossonero.

Brevi cenni della carriera di Alessio Romagnoli 
NOME: Alessio 
COGNOME: Romagnoli 
LUOGO E DATA DI NASCITA: Anzio, il 12 gennaio del 1995
CARRIERA: Cresciuto nelle giovanili della Roma dal 2003 al 2012, esordisce in prima squadra con i giallorossi nel 2012 e resta con la Roma in Serie A fino al 2014. Nel 2014-2015 passa in prestito alla Sampdoria sempre in A voluto dal compianto Sinisa Mihajlovic, al tempo tecnico dei blucerchiati. Lo stesso Mihajlovic lo volle al Milan, sempre in Serie A. Il serbo era diventato tecnico dei rossoneri e decide di portarlo a Milano. Il Milan se lo aggiudica prelevandolo dalla Roma proprietaria del cartellino per 25 milioni di euro più percentuale sulla rivendita a favore dei giallorossi. Al Milan sceglie la maglia numero 13, come il numero del suo idolo, ovvero Alessandro Nesta, anche lui ex difensore del Milan. Nel Milan è stato allenato da Mihajlovic, Brocchi, Montella, Gattuso, Giampaolo e Pioli. Gattuso gli diede la fascia di capitano. Con Vincenzo Montella in panchina ha vinto la Supercoppa Italiana nel 2016 a Doha contro la Juventus, gara vinta ai calci di rigore con gol decisivo dal dischetto di Pasalic per i rossoneri. Con Pioli da capitano, ma non più titolare, anche per via di un infortunio, ha vinto lo scudetto numero 19 del Milan. Quindi ricapitolando con il Milan lui ha vinto una Supercoppa italiana nel 2016 e uno scudetto nel 2021-2022. Con il Milan ha giocato dall'annata 2015-2016 fino al 2021-2022, per ben 7 annate quindi. Con il Milan in Serie A complessivamente ha giocato 197 partite con 8 gol segnati. Aggiungendo Coppa Italia, Europa League, Champions League e Supercoppa Italiana, Alessio Romagnoli con il Milan ha complessivamente giocato 247 partite con 10 reti all'attivo segnate. Rinnovò il contratto durante una tempesta societaria, nell'annata di proprietà cinese, dove c'era molta confusione. Fu un contratto importante che nell'ultimo anno, considerato che era un ingaggio a salire, lo portò a guadagnare anche 6 milioni di euro netti a stagione.  Dopo il suo ultimo anno di contratto in rossonero, lasciò il Milan e si accasò alla Lazio, la squadra per il quale ha sempre fatto il tifo. Ma questa è un'altra storia. Al Milan ha fatto il suo tempo, era un periodo di transizione e lui è rimasto anche nei momenti avversi. E nonostante tutto, comprese anche le critiche che ha ricevuto e le panchine fatte, alla fine il suo viaggio al Milan si è chiuso con uno dei più bei scudetti vinti dal diavolo rossonero. E Romagnoli era il capitano di quel Milan. Se ne è andato comunque da vincente. Con il sorriso stampato in volto. E ha lasciato un ricordo positivo della sua esperienza al Milan.

"Spero di esservi entrato nel cuore e di avervi lasciato un bel ricordo come calciatore ma soprattutto come uomo, perché questa è la cosa a cui tengo di più".
Alessio Romagnoli