Archiviata ​la lacerante separazione da Francesco Totti e Daniele De Rossi, la Roma ha decisamente voltato pagina. La strada intrapresa, infatti, non prevede semplici aggiustamenti, ma è figlia della volontà di azzerare tutto e ricominciare da zero, come se fossimo tornati all'anno zero dell'era americana. Certo, all'epoca si respirava un'atmosfera diversa; c'era grande fiducia fra i tifosi e in tutto l'ambiente giallorosso  che accarezzava l'idea di poter finalmente competere ad armi pari con le grandi d'Italia e d'Europa.

Oggi prevale la rabbia e la sfiducia: la mancanza di vittorie, l'addio polemico dei due grandi capitani, la necessità di dover vendere ogni anno tanti giocatori importanti per rispettare i criteri del fair play finanziario, il distacco percepito fra la proprietà, la squadra e la tifoseria, lo stallo riguardo la questione del nuovo stadio sono tutti argomenti che hanno fatto precipitare la popolarità del presidente Pallotta e dei suoi collaboratori ai minimi storici. 

La Roma aveva perciò bisogno di imprimere una svolta radicale: via l'allenatore, via il direttore sportivo, via lo staff medico, via i senatori della squadra: De Rossi, Manolas e, con ogni probabilità, Dzeko.
L'obiettivo è quello di costruire una squadra di qualità, giovane, italiana e con una fisionomia di gioco ben precisa. E allora via libera ad un tecnico giovane, motivato, con una certa esperienza internazionale come Paulo Fonseca, che predilige un calcio spettacolare e via libera come direttore sportivo a Gianluca Petrachi, che negli ultimi anni ha svolto un lavoro eccellente al Torino.

E Petrachi si è subito calato nel ruolo: ha affrontato brillantemente l'annuale questione del bilancio realizzando oltre 58 milioni di plusvalenze grazie soprattutto al duplice scambio Manolas-Diawara con Il Napoli e Spinazzola-Luca Pellegrini con la Juventus.

Ma ora lo aspetta la prova più difficile agli occhi dei tifosi: quella di allestire una squadra competitiva che consenta alla Roma di rientrare in Champions League già dal prossimo anno. E lui ha subito volato alto: ha ingaggiato un'asta con l'Inter per strappare il gioiellino del Cagliari e della Nazionale Nicolò Barella nonostante questo si fosse già promesso da mesi ai nerazzurri.
Probabilmente un tentativo che non avrà sbocchi concreti ma che ha anche un obiettivo secondario: quello di dimostrare che la Roma c'è.