Sul ritorno a Torino di Bonucci la penso esattamente come buona parte dei tifosi della Juve. Non condivido la scelta fatta dalla società. Ma non per i motivi che parte dei tifosi, quelli che vogliono le scuse e quelli che offendono, manifestano in maniera disordinata. Io critico il modo in cui Bonucci ha gestito il suo trasferimento a Milano. Va in una squadra prestigiosa, con una storia importante venendo da una altrettanto prestigiosa e con cui ha condiviso tante gioie e successi e qualche dolorosa delusione e, in barba a tutti, chiede il numero che gli pare e la fascia di capitano. Questo lo puoi fare solo se sei estremamente presuntuoso e poco rispettoso dei compagni che lasci e che trovi. Sia chiaro, per me Bonucci è soprattutto un grande professionista, e il suo percorso di crescita personale lo dimostra, ma nessuno può pretendere e ottenere quello che lui ha ottenuto a Milano. Non ho apprezzato nemmeno il modo in cui, dopo un anno, ha lasciato la società che tanto gli aveva dato in termini di fiducia e disponibilità. Il Milan non lo meritava.

Torna a Torino Bonucci, ma a che prezzo? Se la società ritiene che possa essere utile alla causa ben venga, ma perché mettere nello scambio un giovane su cui ha dimostrato di puntare in questi anni? Con già due grandi vecchi e un'altro giocatore di esperienza si poteva fare, a mio avviso, a meno di Bonucci e puntare sulla crescita di Caldara pensando anche al futuro della squadra. Non ho infine capito, e forse in questo qualcuno mi può aiutare: ma il Milan ha pagato quanto pattuito per la vendita di Bonucci lo scorso anno? Questo chiarirebbe anche l'utilità economica dell'operazione. 

Il resto sono sciocchezze a cui solo i tifosi più ingenui possono credere. Io c'ero quel giorno all'Allianz Stadium di Torino quando Bonucci è tornato da avversario. Nessuno degli atteggiamenti e dei comportamenti tenuti da lui in campo ha influito nelle reazioni dei tifosi, per il semplice motivo che tutti erano già decisi a contestarlo. C'è chi dice che è entrato per primo in campo, a testa alta con aria di sfida. Ma Bonucci è sempre entrato così, a testa alta, guardando in faccia gli avversari. Se non fosse così vorrebbe dire che non è più il guerriero che tutti hanno sempre apprezzato. E non sapere che le offese lo avrebbero motivato oltre il normale vuol dire non aver capito nulla del giocatore. Ha esultato dopo il goal. Per fortuna! Il goal è il momento di massima soddisfazione di un giocatore. Momento raro, capita poche volte rispetto alle ore che un giocatore passa sul campo tra allenamenti e partite. Perché non esultare? Per mostrare un falso dispiacere agli ex tifosi? Deve esultare per rispetto del gioco, del fatto che è un professionista che fa il suo dovere e che merita di godere del momento. Perché a questo ci dobbiamo rassegnare: i giocatori sono professionisti che sposano il progetto (anche economico) che più li soddisfa. Non dobbiamo sempre tenerlo presente e non innalzarli a idoli con troppa facilità e a non buttarli nel fango quando ci sentiamo delusi e traditi.