Esattamente il 15 luglio prossimo si terrà, allo stadio Luzniki di Mosca, l'attesissima finale dei Mondiali. A prescindere dalle squadre coinvolte, sarà l'evento dell'anno. Al netto del calcio giocato, d'estate va in scena pure lo spettacolo del calciomercato: può piacere o meno, ma si tratta comunque di un sistema necessario nel calcio di oggi. Se non esistesse infatti, come farebbero i procuratori a lucrare, arricchendosi sulle spalle dei calciatori?

Provocazioni a parte, ogni quattro anni assistiamo ad un fatto particolare e costante: durante il mese dei Mondiali il calciomercato si "congela". In pochi fanno affari. E quelli con la "a" maiuscola si contano sulle dita di una mano. La suddetta regola non scritta è stata confermata pure questa volta; le trattative latitano, con i direttori sportivi che attendono impazienti che la giostra mondiale chiuda i battenti, per poter aprire ufficialmente le danze dei colpi che contano. Non ci vuole una laurea in sociologia o antropologia per capire questo comportamento in apparenza così strano: i presidenti fiutano l'affare, sperando che gli occhi del mondo possano far lievitare il prezzo dei loro gioielli. La summa auctoritas di questo concetto è espressa da Claudio Lotito. Il presidente della Lazio infatti pare essersi risentito di alcune dichiarazioni paterne su Milinkovic Savic, che esortavano il figlio a scegliere la Juventus "per crescere", e che contemporaneamente ne stabilivano pure il prezzo (massimo 100 milioni). Il "re del Latinorum" ha risposto - o meglio, ha tuonato - che il prezzo per chi volesse SMS è di 150 milioni. Sotto questa cifra non risponderà nemmeno al telefono. Proprio Milinkovic è il primo tassello del domino che inevitabilmente il 15 luglio comincerà a cadere.  Il prezzo imposto da Lotito - con tanto di antitaccheggio per la Juventus - è oggettivamente fuori mercato. Neppure le ricchissime del calcio europeo, seppure si siano fiondate sul talento serbo, sono disposte ad accettare quelle folli richieste. A maggior ragione dopo un Mondiale in cui il "Sergente" non è mai stato decisivo. 

A far partire l'effetto-domino dei centrocampisti sarà Miralem Pjanic. Valverde vuole consegnargli le chiavi del suo Barcellona. Con il giocatore c'è già un accordo di massima per un quinquennale da 7 milioni annui, ma la Juventus non si schioda: o 100 mln cash, o 80/85 più bonus. Sotto questa cifra i bianconeri non trattano nemmeno. Qualora il bosniaco dovesse partire, ecco che alla Juve mancherebbe come l'aria un centrocampista dai piedi buoni. Le alternative sarebbero tre: Milinkovic, Rabiot (il Psg non fa sconti, è francese ed è giovane) oppure Matthijs De Ligt. "Sì, ma è un difensore centrale". Ottima obiezione: di lui dicono sappia lanciare meglio di Bonucci, perciò Allegri farà impostare a lui il gioco da dietro. "Quale gioco?" Altra ottima obiezione da parte di anti-juventini e non. Ma questa è un'altra storia.

Dal prossimo 15 luglio i bianconeri saranno ancora più attivi di quanto non lo siano già, con Alex Sandro e Higuaín probabili partenti. L'esterno brasiliano ha deluso, mentre il Pipita è fuori dai dogmi militareschi della Vecchia Signora (leggasi, problemi di peso). Si prospetta un maxi scambio sull'asse Torino-Londra: i due sopracitati verso il Chelsea, Morata-Kanté alla Juve. Si aspetterà la fine dei Mondiali. Così sarà lo stesso per Allison. Il brasiliano è conteso da Real, Liverpool e Chelsea. Le prime due lo vorrebbero per sostiture portieri non all'altezza (Navas e Karius); il Chelsea per sopperire all'eventuale cessione di Courtois. I londinesi sono per ora in pole, avendo messo sul piatto la bellezza di 70 milioni di euro per la stella verdeoro. Si prospettano rilanci all'orizzonte. Per la felicità della Roma, che farà una mega plusvalenza. 

Pure l'attacco dei top club potrebbe subire degli scossoni. Anzi, se si concretizzassero queste voci, avverrebbe un terremoto dagli effetti devastanti: CR7 a Parigi (o da Mourinho); Neymar a Madrid.

Attualmente il Pallone d'oro guadagna 21 milioni di euro, ma vorrebbe almeno raggiungere i livelli degli stipendi di Messi e Neymar (rispettivamente 40 e 38 mln di euro). Il Real però continua a non sentirci e a rispedire al mittente le richieste al rialzo del portoghese. Ecco allora spuntare United e Psg, pronti ad assecondare l'Extraterrestre. Per convincere Ronaldo si è mosso direttamente Mourinho (stesso procuratore), che è volato a Mosca per parlargli di persona. Attenzione però al Psg: in parte libero dalle "catene" del FFP, Al-Khelaifi potrebbe offrire 45 mln di euro l'anno al portoghese. Sta per scatenarsi un'asta milionaria per l'asso portoghese. Anche un suo compagno di squadra rischia di fare le valigie. Gareth Bale vuole e deve giocare di più. Il gallese si reputa il miglior calciatore brittanico (e Harry Kane?) e vuole perciò essere trattato come tale. La doppietta in finale di Champions ha fatto drizzare le orecchie a vari club, Bayern e Manchester United su tutti. Si è parlato di un ritorno al Tottenham, ma il gallese è fuori dai piani tecnici e dal budget (comunque sostanzioso) dei londinesi.

Insomma mi immagino un Russell Crowe che nei panni di Massimo Decimo Meridio esorti a gran voce i procuratori-soldati a brandire le spade (in questo caso i contratti): "Al mio segnale, scatenate l'inferno!" Perché dal 15 luglio il calciomercato diverrà veramente un inferno.