Qualche settimana fa, parlando di calcio internazionale con un amico appassionato di scommesse, mi sono sentito dire: scommettere sulla vittoria finale del Paris Saint Germain in Champions League è una rapina, è nettamente la squadra più forte del Mondo, è imbattibile, polverizzerà tutte le avversarie sulla sua strada, inglesi comprese.

I miei ricordi sono andati subito a quando non ancora adolescente, mio cugino mi portava in sala corse a scommettere sui cavalli, sale che per le migliaia di sigarette che vi venivano fumate, assomigliavano sicuramente più a una ciminiera che a un parco giochi per bambini dell’età che avevo io all’epoca.
Dopo quell’immagine nostalgica della mia fanciullezza, la prima cosa che ho pensato è stata: se uno scommettitore ti dice che è una rapina, gioca un euro sul risultato contrario. Questo è quello che mi aveva insegnato quello strano ambiente ippico frequentato per lo più da personaggi che erano la caricatura di loro stessi.
Oggi le sale corse non esistono più, sono state convertite in sale scommesse calcistiche, ma il concetto non è cambiato, il giocatore perde (quasi) sempre, il cavallo favorito al trotto rompe sempre il passo e quello al galoppo rimane sempre al palo.
Quello che succede negli ippodromi, succede spesso negli stadi di calcio, la squadra super favorita, per un motivo o per l’altro, non arriva quasi mai in fondo, e se ci arriva perde la finale.

Il Paris Saint Germain, così come lo conosciamo oggi, lasciando stare i paragoni con i cavalli, che sono animali molto più belli e nobili di quanto lo sia una squadra di calcio, è una creazione del suo proprietario, il signor Al Khelaïfi, presidente del fondo sovrano Qatar Investment Authority, specializzato negli investimenti domestici e nei foreign direct investment.

Al Khelaïfi, oltre ad essere un grandissimo imprenditore, è un grandissimo collezionista di figure, che affida agli allenatori profumatamente da lui pagati, incaricandoli di trasformare le immagini in giocatori veri, in una squadra vera. Non una squadra da esibizione come quella cestistica dei Globetrotters, ma in una squadra capace di ripagare gli enormi sforzi finanziari del ricco qatariota.
Sì, perché le figurine che colleziona da anni Al Khelaïfi sono le più ricercate, le più desiderate, le più costose: Donnarumma, Hakimi, Verratti, Di Maria, Icardi, Mbappé, Messi, Neymar, per citarne alcune.
Il Paris Saint Germain non è una squadra, è un mucchio di splendide ed introvabili figurine messe in campo da un allenatore mediocre e perdente (Pochettino), che a turno si esibiscono in solitari dribbling ripetuti fino a perdere il pallone, in colpi di tacco, in qualsiasi giocata più da circo che da prato verde dove si suda e si lotta per raggiungere la gloria della vittoria.

In tutto questo grosse responsabilità le ha anche Leonardo, bello, elegante ed intelligente uomo, che dopo essere passato come allenatore dalla sponda rossonera a quella neroazzurra senza vincere praticamente nulla (una coppa Italia con l’Inter), ha furbamente accettato un ruolo manageriale alla corte parigina, dimostrando però di essere in quel ruolo ancora più incapace di quanto lo fosse da trainer.
Mbappé, la figura più bella ed importante, se ne andrà probabilmente a Madrid, non credo che l’intervento della politica francese e l’immorale proposta di Al Khelaïfi possano fargli cambiare idea, il suo futuro è con la camiseta blanca.

Cosa rimarrà di questo Paris Saint Germain non lo so, quello che posso confidarvi è che io un euro sulla sua vittoria della Champions non l’ho giocato, il mio amico chissà...
Al Khelaïfi, un consiglio: meno figurine e più giocatori veri!