Siamo fermi, siamo incatenati.
È una situazione nuova per tutti, per tanti, perché per chi è nato negli anni '30-'40, ha passato la guerra, con ricordi vaghi ma limpidi, di quelli che si stampano nell'esistenza più profondo del nostro essere.

Ci stiamo accorgendo di quanto la libertà quotidiano non sia scontata, di prendere un caffè con un amico, delle chiacchiere con i colleghi, anche quelli meno amati, di andare a prendere una pizza tutti insieme, sono tutte azioni non automatiche, ma che si celano dietro a un sottile equilibrio, che ora si è spezzato. Ora non siamo più noi protagonisti di questa storia, non siamo l'attore principale -main actor- ma siamo una comparsa.

La comparsa, come in tante partite della Juve, ruolo rivestito dal centrocampo juventino, accusato di non essere all'altezza degli obiettivi conclamati e dichiarati. Analizziamo finora, nella speranza se ritorni a giocare l'ultimo terzo di campionato, il centrocampo della Juventus, così composto: Pjanic, Rabiot, Khedira, Matuidi, Ramsey, Bentancur, Emre Can.
I due nuovi arrivati: Ramsey e Rabiot. Il gallese arrivato per dare dinamicità a questo reparto, per dare quel guizzo e destro, per avere quei gol dai centrocampisti, che negli ultimi anni sono sono venuti a mancare come una cartuccia d'inchiostro che si esaurisce stampa dopo stampa. Rabiot, il francese, perno del centrocampo del PSG, corteggiato e riempito d'avance da Paratici per diversi anni. Il duca, nominato così per i suoi riccioli da sovrano Ancien Régime, i due cognomi altisonanti, Rabiot-Provast o il portamento tenuto in mezzo al campo. Sicuramente tra i due quello che ha deluso meno le aspettative è il gallese autore di qualche gol e di maggiore continuità rispetto al francese, anche se ha avuto più infortuni. Ma si sa che i primi passi nel nostro campionato non sono facili, chiedere a Zidane per conferme.
Khedira, osannato quanto criticato, fondamentale quando il fisico glielo permette, punto interrogativo quando gli acciacchi prendono il sopravvento. Probabile che è l'ultimo anno in tinte bianconere, forse ce ne accorgeremo della sua importanza quando non sarà più visibile sotto i nostri occhi. 
Matuidi, che dire di lui, perculato per la sua tecnica di base, piedi storti, autore di ciabattate degne del miglior difensore di terza categoria; mo vi chiedo e mi chiedo: arrivi a vincere un mondiale se sei proprio un brocco?? Domandare a Gattuso prima di pronunciare qualsiasi risposta...
Bentancur, sicuramente la pietra più luccicante di questa stagione. Si sta inserendo nel mondo Juve, evidente la sua crescita a livello tecnico, tattico e fisico. Lo metti e lo fa bene lo metti Play basso e lo fa altrettanto bene, in modo diligente e attento. Tanti ci sono unite la corrente che, da regista, non riesce a tirare fuori il meglio di se, ma all'occorrenza meglio un Bentancur fuori luogo che il Padoin di turno, con tutto il rispetto del buon Simone.
L'uruguaiano tutto per primeggiare non solo a livello nazionale ma anche a livello mondiale e la carta identità e della sua parte.

Siamo arrivati l'ultimo nome, in più contestato è messo in discussione: Miralem Pjanic. Il bosniaco ha avuto un inizio di stagione predominante, di rilievo, condito da anche qualche gol; ma da novembre le cose sono cambiate: Il centrocampista è calato nei giri del motore, e i tanto osannati 150 palloni a partita sono lontano ricordo. Analizzando i numeri dei suoi colleghi di reparto in Europa, possiamo notare che quello che effettua meno contrasti a meno recuperi. In questa speciale classifica gli sta davanti Busquets, thiago Alcantara, Jorginho. Dietro di lui solo Brozovic e Lucas Leiva, ruolo e compiti diversi dal bosniaco.

Sicuramente i problemi della Juve di quest'anno nascono da qui, una squadra che quando attacca gli riesce ottime cose, ma quando in fase di transizione negativa va spesso in difficoltà palese ed evidente.
Sicuramente questa estate sarà reparto dove ci sarà bisogno di dare una mano di colore pesante.






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