"....Massimo dai è quasi pronto, prendi dal panettiere le solite cinque rosette e sali su...".
"Va bene mamma, solo due minuti ancora, finisco la partita con Davide... sto vincendo... sabato abbiamo la finale... dai faccio l'ultimo gol, prendo il pane e salgo". 

Il "Subbuteo" l'avevamo già inventato noi, i ragazzi di Viale Marconi 590, una sorta di rivisitazione de "I ragazzi della Via Pal" nel loro cortile, quando stufi di giocare sempre a sassaiola con le fionde e tornare a casa con varie ecchimosi e prendere il resto dalle mamme, a Corrado uno dei capibanda, venne l'intuizione con l'aiuto del sottoscritto di ideare un gioco a calcio che battezzammo con il nome di "Birettino".    L'idea nacque alla fine degli anni '50, quando facendo la spesa con le nostre mamme che aiutavamo al mercato a portare la famosa cesta di vimini (alla faccia dei sacchetti di plastica bio o non bio!) stracolma di cibarie, frutta e verdure fresche. L'allora pizzicagnolo che aveva il banco dentro al mercato rionale vendeva una merendina fatta con un fruttino di marmellata della Zuegg con al suo interno un dischetto in metallo, rovesciato, riportante il volto di un calciatore della serie A. Tutti i ragazzetti ne andavano pazzi, le dispense delle loro cucine erano stracolme di quei merendini, ma a quei tempi la data di scadenza del prodotto non era riportata e così si consumavano per tutto l'anno copiose colazioni di panini imburrati e stracolmi di marmellata, non a caso qualche anno dopo, forse per contrastare il monopolio della marmellata, un industriale alimentare creò una delle risorse italiane più famose al mondo: la Nutella!

Al pomeriggio fatti i compiti per il giorno dopo, si scendeva in cortile ed io con Corrado, Marco, Davide ed altri amici iniziavamo dei minitornei al Birettino che ci vedevano coinvolti ed impegnati talvolta fino a tarda sera quando dovevamo smettere all'ennesimo richiamo delle mamme per la cena. 
Ma vengo in breve a descrivere la nostra invenzione. Il dischetto di metallo trovato nel merendino aveva un diametro di 2 cm. ed entrava preciso nell'interno del tappo di una bottiglia di birra, da cui ne derivò il nome del nostro gioco il "Birettino" (si perde una erre causa dialetto romano). Il tappo veniva riempito con della cera calda di una candela accesa che colava nel suo interno e poi veniva deposto sopra il dischetto con la figura del calciatore. Nell'asfalto del cortile di casa si disegnava con il gessetto bianco (rubato alle femmine che giocavano a campana) il perimetro del campo di calcio con tanto di porte, si mettevano le birette in campo, ognuno sceglieva la propria squadra e si iniziava a giocare. Solo che mancava la cosa più importante il pallone... no problem, Corrado neo aspirante boy scout sempre con il temperino in tasca, era un maestro nel ricavare da un tappo di sughero in pochi minuti una perfetta pallina per giocare.
Nacque così nel quartiere San Paolo quello che una decina di anni prima avevano inventato in terra anglosassone, il gioco denominandolo Subbuteo, ma che all'atto pratico arrivò in Italia verso la fine degli anni '60, quando noi lo avevamo già creato e monopolizzato nel nostro territorio. Tanti furono i tornei e tante le furbate per battere l'avversario, tra le più famose quella riguardante la sovralimentazione della biretta. Quando si faceva la colata di cera nel tappo si poneva al suo interno una moneta da 50 Lire così la biretta, che triplicava il suo peso, riusciva a dare una super forza al lancio della pallina di sughero a dispetto dei nostri pollici che dopo una mezza giornata di dedizione a quello sport dovevano essere sottoposti ad un rinfrescante " ditiluvio" a base di  una tonica erba medicinale.

Non nascondo che a quei tempi diventai un buon giocatore di Birettino, vincevo quasi sempre io i tornei, io tenevo già per il Milan e la mia biretta "dopata" era marcata Josè Altafini e così Corrado con la sua Juve e con la superbiretta di Boniperti, e così via tutti gli altri amichetti, ricordo che Davide teneva per la Spal con il suo famoso libero Armando Picchi, quando la pallina lo toccava trovava un muro! (grazie anche al peso delle 50 Lire).   
Quel sabato mattina, era una calda giornata di fine giugno, si disputò la finale del primo torneo di Birettino, i finalisti erano Massimo con il Milan e Corrado con la Juventus e dopo oltre un'ora combattuta a suon di tappi di sughero vinse Massimo per 3 reti ad 1, le reti vincenti furono di Altafini e di un astro 17nne nascente appena prelevato dall'Alessandria, un certo Gianni Rivera. Ci fu un grande applauso al termine, tante persone del condominio si erano fermate incuriosite a guardare.   


Mentre scrivo questa storia il vero Milan contro una tosta Spal ha terminato e vinto la gara a San Siro per 3 a 0, con reti molto belle del rinato Piatek, una prodezza balistica di Castillejo ed una perla di serginhiana memoria di Theo Hernandez ribattezzato "Freccia Rossa" con lo sguardo attento e vigile di un Ibrahimovic al quale sembra bastare il solo gettone di presenza in panchina per far giocare il suo Milan da Milan! Con Zlatan i rossoneri tornano a coniugare nella sua completezza il verbo vincere e speriamo che duri il più a lungo possibile.


Dal frastuono di quella vittoria di quel sabato mattina in cortile, mio padre disse a tutti i partecipanti di accomodarsi al bar dietro l'angolo dove avremmo trovato una bella coppetta di gelato come premio. Tutti ringraziarono e strinsero con affetto la mano a papà Renato. Mia madre dal balcone mi ricordava di passare dal vinaio, come tutti i sabati il camioncino della birra Peroni avrebbe scaricato anche le barre di ghiaccio.  Papà poche settimane prima aveva acquistato, essendo ancora i frigoriferi una roba da ricconi, una piccola ghiacciaia rivestita con doghe di legno che si alimentava con una barra di ghiaccio di circa mezzo metro al suo interno e conservava ben freschi gli alimenti per 4/5 giorni.  Così mi recai in vineria dove con una piccola ascia l'oste tagliò un pezzo di barra di ghiaccio, pagai 50 lire, lo deposi in un sacco di juta e di corsa facendo le scale quattro a quattro lo depositai nella ghiacciaia. La sera al termine del suo turno di lavoro in agenzia stampa, tornò papà con il suo ciclomotore, ne riconobbi il rombo, scesi in garage e riportai in casa un bel cocomero tondo, verde intenso, papà lo affettò, era di un rosso "Ferrari" e dispose le fette sopra la barra del ghiaccio. Mamma aveva preparato una bella spaghettata di vongole veraci, e la mangiammo di gusto accompagnata da un bel vinello bianco di Frascati. Al termine della cena passammo alle fette di cocomero, che così fresche al naturale sul ghiaccio credetemi avevano un altro sapore così corposo, così intenso e dissetante che l'ho ancora scolpito nella mia mente.

Mentre io mi divertivo divorando quelle fette di anguria a contare i semi neri e metterli in fila, papà Renato si alzò e andò al tinello attiguo alla cucina, accese il grammofono e poggiò delicatamente la puntina del giradischi su di un brano di Ives Montand, il suo cantante preferito, poi con calma prese mamma tra le sue braccia, come una foglia mossa dal vento la condusse al centro della saletta ed iniziarono a ballare... sempre più stretti, sembravano due novelli sposi!
Compresi che papà era ancora innamorato di mamma e forse le stava bisbigliando qualcosa...!

                                                               

Un abbraccio

Massimo 48