Martedì sera la Juventus ha ottenuto il passaggio del turno, forte del vantaggio acquisito nella partita d'andata, contro l'Inter in una gara giocata a ritmi elevati, da entrambe le squadre, nonostante il punteggio sia rimasto fermo sullo zero a zero. A tenere banco, in questi ultimi giorni, però non è stata tanto l'eliminazione subita dalla squadra nerazzurra dalla competizione o la conquista dell'ennesima finale da parte dei bianconeri con l'Atalanta, ma lo "scontro" verbale avvenuto tra l'allenatore dell'Inter Antonio Conte e il numero Uno dei bianconeri, il presidente Andrea Agnelli oltre a diversi dirigenti e giocatori delle rispettive squadre. Lite frutto, probabilmente, di vecchie scorie non ancora del tutto smaltite tra i due protagonisti, riaffiorate in occasione di una sfida così importante, a causa di una rivalità storica esistente tra i due club ma che calciopoli ha contribuito, notevolmente, a far lievitare nel corso del tempo. Una rivalità sfociata spesso in scontri verbali, soprattutto via social, tra le due tifoserie ma anche tra i giocatori più rappresentativi dei club, il tutto particolarmente enfatizzato da quando l'Inter, per cercare di tornare alla vittoria dopo quasi un decennio di amarezze, ha deciso di affidarsi agli uomini che hanno rilanciato la Juventus nel grande calcio post calciopoli ovvero Giuseppe Marotta e Antonio Conte. Uomini plasmati e voluti fortemente da Andrea Agnelli quando nel 2010 assunse la carica di presidente della Juventus, anche se Conte arrivò l'anno seguente, e oggi vederli dal lato del "nemico" sicuramente non farà certo piacere non soltanto ai dirigenti ma anche ai giocatori della vecchia guardia e soprattutto ai tifosi, ragion per cui le tensioni, i veleni e i rancori saranno ancora elevatissimi nonostante gli anni trascorsi.

VOGLIAMO PARLARE UN PO’ DELLA PARTITA?
L'alta tensione scoppiata tra Antonio Conte e Andrea Agnelli ha finito con il distrarre un po’ tutti sull'andamento della partita
, infatti si è parlato poco dei meriti della Juventus, per il passaggio del turno, e dei demeriti dell'Inter che ha, comunque, fallito un altro obiettivo stagionale con l'eliminazione anticipata dalla coppa Italia. Anche se il risultato è terminato sullo zero a zero, la partita è stata comunque ben giocata con tante occasioni sia da una parte che dall'altra soprattutto dopo un inizio arrembante da parte dell'Inter che nel primo tempo è riuscita a mettere alle corde una Juventus guardinga e ad intera protezione del vantaggio maturato all'andata. Diverso, ma non tanto, il discorso nel secondo tempo in cui i bianconeri nonostante i continui sforzi offensivi dei neroazzurri si sono resi molto più pericolosi andando vicino al gol con due ottime conclusioni di Ronaldo sventate da un grande Handanovic; non succede praticamente più nulla con il muro bianconero a reggere la pressione neroazzurra, benissimo, fino alla fine della partita. Finisce, dunque, in parità un match in cui la Juve dimostra, ancora una volta, la ritrovata solidità difensiva, maturata dopo il buon andamento dell'ultimo periodo, conquistando una finale che si preannuncia molto affascinante contro la splendida Atalanta dell'ex Gasperini. L'Inter viene, invece, eliminata vedendo sfumare l'ennesima occasione di vincere un trofeo dopo un decennio di amarezze e con l'ultima carta disponibile chiamata scudetto.

MA LA COPPA ITALIA NON ERA SOLO UNA "COPPETTA"?
A furia di snobbarla per anni la Coppa Italia
, dopo i nove scudetti di fila conquistati dai bianconeri, è diventata nuovamente un trofeo prestigioso e molto ambito dalle grandi squadre del nostro campionato, considerato per molti, addirittura, a volte, come un'ancora di salvezza per evitare il fallimento di un'intera stagione. Le conferme di questa teoria sono ampiamente dimostrate dagli episodi a cui abbiamo assistito nel giro di poche settimane, infatti ai colpi di "testa" tra Ibra e Lukaku hanno fatto seguito i paroloni e i gestacci volati tra Conte e Agnelli. Lontani quindi i tempi in cui a trionfare, soprattutto negli anni novanta, erano squadre come Parma, Fiorentina piuttosto che Sampdoria e Vicenza anche se quest'anno sarà l'Atalanta una delle finaliste. Un cambiamento di tendenza sicuramente piacevole agli occhi dei tifosi poiché la conquista di un trofeo è sempre motivo di orgoglio per la propria squadra del cuore anche se considerato inferiore rispetto ad altri importanti obiettivi stagionali. Quindi a voler essere positivi nonostante gli episodi citati non rappresentano certo un bel biglietto da visita, soprattutto agli occhi degli investitori stranieri, per il nostro calcio è, comunque, tornata quella sana competizione per un trofeo che per anni è stato considerato soltanto d'intralcio nel proseguimento trionfale di una stagione.

UNO SCONTRO LUNGO SEI ANNI.
L'episodio è arrivato alla fine della partita in risposta al dito medio di Conte rivolto a fine primo tempo ad indirizzo della tribuna in cui militavano i dirigenti bianconeri tra cui Andrea Agnelli.
A tale provocazione, secondo le ricostruzioni, il presidente bianconero avrebbe risposto a sua volta con un labiale molto colorito nei confronti del suo ex allenatore invitandolo caldamente ad infilarsi quel dito... beh insomma avete capito dove; credo che la risposta di Agnelli a Conte sia arrivata a fine partita non casualmente ma per evidenziare maggiormente l'eliminazione dell'Inter e di Conte dalla Coppa Italia proprio a discapito della squadra con cui, il tecnico nerazzurro, ha vissuto i migliori anni della sua carriera. Una lite come al solito, come successo anche tra Ibra e Lukaku, sicuramente di pessimo gusto soprattutto quando a scontrarsi non sono due giocatori ma bensì due dirigenti, uno in campo e l'altro fuori, che dovrebbero dare l'esempio anziché cadere così in basso come hanno fatto loro. Uno scontro frutto di vecchi attriti non ancora risolti tra i due, Agnelli evidentemente non è riuscito a perdonare Conte per il suo grande abbandono avvenuto nell'estate del 2014 quando a causa di divergenze di mercato smise di credere nel progetto Juve, convinto che la sua squadra non avrebbe avuto più futuro; Lo sappiamo tutti, prima dell'arrivo di Sarri a Torino il favorito per un clamoroso ritorno sulla panchina bianconera era proprio Antonio Conte, è vero aveva già un pre - accordo con l'Inter, poiché voluto fortemente da Beppe Marotta dopo le grandi annate vissute insieme in bianconero, ma Antonio era li ad attendere, fino all'ultimo, il richiamo della squadra del suo cuore ma così non è stato perché Andrea Agnelli si è opposto fortemente a chi aveva sputato sul piatto dove aveva mangiato prima da giocatore e poi da allenatore. Insomma un attrito non legato soltanto al calore della partita ma bensì per un rancore evidentemente non del tutto sopito tra due uomini che si “erano tanto amati".

E' ORA DI FINIRLA CON IL FALSO MORALISMO
Dopo questo episodio si è sentito dire di tutto e di più come siamo soliti fare qui nel nostro Bel Paese, ovviamente la cassa di risonanza in una partita così importante, sentita da entrambe le squadre e dalle rispettive tifoserie, non poteva che essere, inevitabilmente, elevata. E’ già stato detto tanto e troppo su uno scontro tra due uomini “amici per la pelle” durante gli anni straordinari vissuti insieme e invece adesso semplicemente "nemici" di campo pronti a scontrarsi come farebbero due tifosi incalliti qualsiasi di Juventus e Inter se vedessero insieme la partita. Si tende sempre a enfatizzare il tutto semplicemente per fare notizia eppure gli organi di governo del calcio avrebbero tanti di quei problemi di cui occuparsi anziché sprecare tempo ad aprire delle inchieste o dei fascicoli su uno scontro, brutto da vedere e non giustificabile per carità, tra due ex amici, che si sono lasciati in malo modo senza essersi del tutto chiariti. Detto ciò smettiamola tutti di fare i falsi moralisti, compresi certi squallidi "personaggi" dello spettacolo, sfido chiunque a dire di non aver mai mandato al diavolo il proprio datore di lavoro o il proprio collega o l'ex capo in un momento di sano nervosismo quando vedi tutto nero. Chi non l'ha mai fatto? Credo un po’ tutti nel nostro quotidiano quindi smettiamola con i giudizi affrettati, nelle situazioni bisogna sempre trovarsi per poter giudicare. Prendiamolo semplicemente per quello che è stato ovvero uno scontro di campo dettato da una rivalità molto sentita, tra due uomini dai caratteri forti non più amici da tanto tempo in cui non hanno perso occasione per beccarsi quando ne hanno avuto la possibilità. Quindi vogliamo, per una volta, dedicarci a problemi più seri che da anni affliggono il mondo del calcio o vogliamo continuare a perdere tempo su un qualcosa a cui nemmeno gli arbitri hanno voluto dare importanza nei loro referti di fine gara?

IL TIFOSO VERO NON DOVREBBE DIRE CERTE COSE
Non sono assolutamente d'accordo da tifoso juventino, incallito, con chi dice che, dopo questo episodio, andrebbe rimossa la stella di Antonio Conte dall'Allianz Stadium
. Perché si dovrebbe fare una cosa simile? È vero è passato dalla parte del "nemico" più grande della Juventus, ha abbandonato la nave credendo che non potesse più navigare al largo dopo un importante ciclo di vittorie che proprio lui ha contribuito ad aprire ma non si può cancellare il passato. Ha sempre dato il meglio di se stesso per la Juventus prima da giocatore e poi da allenatore e tutti noi dovremmo essergli riconoscenti se oggi abbiamo raggiunto il livello a cui siamo arrivati. Gli scudetti vinti da allenatore con noi, soprattutto il primo, sono stati incredibili con formazioni non ancora all'altezza delle attuali e certe cose non si possono dimenticare o cancellare perché è andato ad allenare l'Inter. È vero non è un uomo simpatico e l'altra sera ha sbagliato così come Agnelli ma questo modo di fare fa parte del suo carattere è fatto così prendere o lasciare. A me personalmente mi è sempre piaciuto e nonostante tutto non riesco ad odiarlo anche se è andato all'Inter e gli sarò sempre grato per quello che ha fatto con la nostra maglia e quindi mi dissocio totalmente da quella parte di tifosi che vorrebbero la sua stella rimossa dal nostro stadio, non sarebbe giusto, non sarebbe da stile Juventus.

E SE CI FOSSE STATO IL PUBBLICO?
Con questa domanda voglio chiudere la vicenda di Antonio Conte e Andrea Agnelli, se ci fosse stato il pubblico qualcuno si sarebbe accorto di ciò che è successo tra i due? Forse sì, forse no o magari con il tifo da stadio Conte non avrebbe mai fatto quel gesto così come Agnelli non avrebbe detto quelle parole e il tutto a limite sarebbe stato definito per quello che è stato: un scontro di campo dettato dalla tensione della partita. Quante ne sono successe in passato di queste cose e quante ne accadranno ancora? Chi ha giocato, anche a livello dilettantistico, queste cose le sa, nelle categorie inferiori alla serie A, soprattutto in prima, seconda categoria ma anche nella stessa Legapro questi episodi se non sono all’ordine del giorno poco ci manca eppure nessuno ne parla perché si tratta di calcio dilettantistico o poco al di sopra del professionistico. Anche io in prima persona quando da ragazzino giocavo in quelle categorie volavano parole grosse tra i giocatori in campo o tra gli allenatori e gli arbitri o dalle tribune tra i presidenti avversari ma finiva li quando l’arbitro fischiava. Capisco perfettamente che la serie A non può avere certamente la stessa cassa di risonanza delle categorie inferiori perché è un calcio visto a livello mondiale ma non andiamo sempre ad esagerare o esasperare un momento di puro nervosismo in una partita tanto sentita dalle parti in causa. L’importante è che non ci sia stata violenza tra le parti, quella sarebbe stata assolutamente da condannare ed eventualmente punire senza nemmeno discutere.
Quindi rilassiamoci un po’ tutti e smettiamola di usare la parola “odio” nel calcio e nella vita in generale perché lo sport è arte e bellezza e in questo angolo di paradiso bisogna soltanto rifugiarsi con la passione, la vera “arma” che anima il calcio.

Ciccio