Un brivido lungo la schiena attraversa il corpo di ogni amante della Signora o del calcio in generale, alla visione del giro di campo di Alex Del Piero, prossimo all'addio, il quale, quel lontano 13 Maggio 2012, disputava la penultima partita in maglia bianconera. Ha raccolto sciarpe che piovevano dagli spalti, ha raccolto le lacrime e l'affetto di un popolo, orfano del capitano di mille battaglie.
Lui, talento cristallino di inizi anni '90, proveniva dalla provincia trevigiana e non esitò a sposare la sua amata Juventus, a partire dal 1993. Il numero 10 bianconero, per antonomasia, come ogni matrimonio che si rispetti, ha vissuto alti e bassi, al fianco della Signora, compiendo, peraltro, un gesto da marito fedele. Nella gioia, nel dolore, nella salute, nella malattia è diventato il simbolo di circa un ventennio bianconero, totalizzando 705 presenze e 290 gol, oltre a una miriade di coppe e coppette varie. Da Campione del Mondo con la nazionale, ha deciso di rimanere a Torino, nonostante una Serie B e tutta un'identità da ricostruire.

Un finale thriller ha accompagnato l'ultimo anno di permanenza all'ombra della Mole. Un rapporto controverso con Andrea Agnelli, da poco numero 1 di Corso GalFer, ha destato scalpore e una marea di interrogativi sia nel mondo Juve, che nella stampa di matrice calcistica. Ma cosa è successo, esattamente, nell'ultimo anno juventino di Del Piero? Perché, allo stato attuale, Agnelli non ha proposto ad Alex un ruolo dirigenziale nell'organigramma societario? Una serie di interrogativi ai quali cercheremo di dare una risposta, analizzando gli eventi in rigoroso ordine cronologico.

Il rinnovo di Del Piero è un caso spinoso per la società bianconera, ma non costituisce, di fatto, il principale problema di una stagione dai contorni fallimentari, al termine della quale il settimo posto e l'esclusione dalle coppe europee si rivelerà, un anno dopo, lo stimolo in più per tornare a vincere, senza i favori del pronostico. Balla qualche milione fra il numero 10 e i dirigenti, ciò non toglie che, oramai, il rinnovo è da considerarsi una mera formalità. Colpo di scena: con largo anticipo, rispetto alla tabella di marcia, il capitano bianconero, tramite un video diffuso il web, annuncia di aver firmato in bianco l'ultimo contratto che lo avrebbe legato alla Juve.

Agnelli è irritato. Considera un colpo basso quello compiuto da Alex, tanto da escluderlo, in un futuro prossimo, da eventuali ruoli dirigenziali, prediligendo il più silenzioso e meno mediatico Pavel Nedved. Nonostante tutto, il 5 Maggio 2011, lo sposalizio tra Pinturicchio e la sua adorata viene prorogato di un anno, firmando in bianco, dunque, senza particolari stravolgimenti rispetto a quanto affermato da Del Piero, qualche mese prima. 

La revolution bianconera ha inizio, concretizzandosi con Conte in panchina, ex compagno di squadra di Godot, al quale viene affidata una squadra di buoni giocatori, ma non di fenomeni, vera e propria outsider del successivo campionato 2011-2012. Altro plot twist di questa vicenda: nel corso del CDA bianconero, datato 18 Ottobre 2011, a sorpresa, Andrea Agnelli annuncia che, la stagione in corso, sarà l'ultima di Del Piero in maglia zebrata. Divorzio sancito 7 mesi dopo e Alex abbraccia il progetto del Sydney, andando a svernare nella terra dei canguri, divenendo, sostanzialmente, la stella del calcio australiano.

Silenzio assordante. Il discorso-Del Piero è argomento tabù dalle parti della Continassa, anche se, recentemente, pare che tra Agnelli e la bandiera bianconera sia avvenuto un piccolissimo disgelo. Dalle parti di Corso Scirea, dove, un tempo sorgeva il "suo Delle Alpi" e oggi si trova lo "Stadium", Pinturicchio si è visto poco e niente, se non in occasione de "La partita del cuore", nel 2015 e nel 2017. Del resto lo stesso ex numero 10, dal 2015, si alterna tra gli States, dove vive e l'Italia, dove lavora come opinionista per Sky. Da ricordare, inoltre, l'ovazione tributata a Del Piero, il giorno della finale di Champions, tra Juve e Barça, ad opera dei supporters bianconeri giunti a Berlino, per assistere alla gara.

L'emarginazione di colui che ha contribuito a rendere grande la Juve, proprio dalle dinamiche che ruotano intorno alla medesima, è causa di sofferenza per ciascun tifoso juventino. Nedved è Vice-Presidente del club, mentre, in un futuro prossimo, non è da escludere un approdo in società di Buffon, addirittura di Marco Storari (rumors degli ultimi giorni) o di Giorgio Chiellini, in virtù della laurea in Economia conseguita dal difensore livornese. Certamente, Del Piero non dovrebbe ricoprire la Presidenza, visti i notevoli meriti di Andrea Agnelli, causa di nomine rilevanti soprattutto in ambito europeo (Presidente ECA).

Di cosa ha paura Agnelli? Ha, per caso, quel malsano timore che l'amore e l'affetto nutrito dai tifosi verso l'artista del pallone possa offuscare la sua popolarità, agli occhi di un pubblico piuttosto infastidito dalle sue politiche societarie, riguardanti la gestione di ticket e abbonamenti? Sarebbe affascinante trovare una risposta plausibile a questa serie di domande, cubo di Rubik tuttora complicato per gli affezionati della Signora. Tuttavia, quando tra i primi anni '70 e gli inizi '90, Boniperti, ex leggenda bianconera, ricoprì la presidenza juventina, non s'innescò una rivalità con l'Avvocato Agnelli, proprietario e zio di Andrea. Eppure, una convivenza fra due figure così ingombranti avrebbe potuto innescare situazioni alquanto incresciose.

Altre epoche, altro calcio.
8 anni dopo, senza Alex, la Juve ha continuato a vincere, acquistando, peraltro, uno che ha sempre ammirato le gesta di Pinturicchio: un signore portoghese di nome Cristiano Ronaldo.
Piena fiducia nell'operato di Andrea Agnelli, presidente giovane, ambizioso e lungimirante, in grado di ricostuire il vaso-Juve, ripartendo dai cocci post-Calcipoli, impregnati di quella secolare mentalità, che ha reso grande la Juve, sin dalla panchina fuori dal liceo "D'Azeglio".
Però, se tornasse Del Piero, nessuno, in my humble opinion, si offenderebbe...