Sarebbe molto semplice scrivere sulle fragilità, i vizi e le avventure fuori dal campo. In questo articolo però non troverete nulla di tutto questo. Il calciatore è stato troppo di più per ridurre la sua carriera ai racconti che lo vedono protagonista in negativo. Verrà presentato il ragazzo che fino al 2004\2005 sembrava potesse dominare il calcio, ma che solo 7 anni dopo decide (non in maniera ufficile) di appendere gli scarpini al chiodo. Questa è la storia di un imperatore il cui regno, seppur breve, è ancora impresso nella mente dei tifosi. Stiamo parlando di Adrianoo imperador do Rio.

L’inizio della carriera

Adriano Leite Ribeiro (Rio de Janeiro, 17\02\1982), noto semplicemente come Adriano, inizia a giocare a calcio, come molti ragazzi delle favelas, sulle strade perlopiù sterrate della comunidade dove è nato, Vila Cruzeiro (zona norte di Rio de Janeiro). Non impiega molto per attirare le attenzioni del clube più importante della città, il Flamengo, di cui è grande tifoso. Negli anni alle giovanili del mengão si distingue come uno dei migliori giocatori nelle varie competizioni in cui scende in campo. Nulla di straordinario, sennonché il ruolo che ricopre non è l’attaccante, come ci potremmo aspettare. Adriano gioca come terzino sinistro di grande spinta, goleador, ma con poca attitudine alla fase difensiva. Ben presto gli allenatori si accorgono dell’errore di posizione in campo e Adriano diventa inarrestabile. Rimane nelle giovanili del Flamengo fino al compimento dei 18 anni e fa già parte delle Nazionali giovanili brasiliane (nel 1999 vince il mondiale U-17 senza mai andare in gol).

L’esordio con la maglia rubronegra

L'esordio tra i professionisti avviene nella stagione 2000. Si prende la scena sia nel campionato statale che in quello Nazionale. Segna già 11 reti nelle 40 presenze ufficiali che colleziona. Le sirene europee non tardano ad arrivare, ma la rubronegra decide di tenere ancora con sé il proprio gioiello per i primi mesi della stagione successiva. Poi il salto in Europa è inevitabile.

Lo sbarco in Europa

L’Inter del presidente Moratti riesce ad assicurarsi il giovane più promettente del calcio brasiliano, prendendolo in uno scambio che riporta Vampeta al club carioca. Adriano si presenta ai tifosi nerazzurri con un clamoroso gol su punizione al 90′ dell’amichevole vinta contro il Real Madrid al Santiago Bernabéu. Sembra il preludio ad una stagione di immediato successo, tanto che già alla terza di campionato segna il gol vittoria contro il Venezia ancora con un gran sinistro sotto la traversa. Cuper però nei mesi successivi non lo inserisce quasi mai tra i titolari e a gennaio la Fiorentina lo accoglie in prestito per cercare la salvezza.

Le altre esperienze italiane

In maglia viola il brasiliano torna ad incantare tutti, gioca con continuità e mette a segno 6 reti nelle 15 partite giocate. Il buon bottino non porta ai risultati sperati perché la squadra viola retrocede. Nell’estate del 2002 il Parma si assicura la comproprietà del giocatore che, dopo l'anno di ambientamento, esplode definitivamente. Insieme al rumeno Mutu forma una delle coppie di attaccanti più prolifiche. Segna ben 15 gol in campionato nella sola stagione 2002/2003, quella della qualificazione alla Coppa Uefa. L'anno successivo è ancora migliore. Segna ben 8 gol nelle 9 partite in cui scende in campo in Serie A.

Il ritorno all'Inter, questa volta per restare

A gennaio l'Inter si convince a farlo rientrare e Adriano sceglie la numero 10. La maglia sembra essere metaforicamente la corona che è finalmente posta in testa al brasiliano, d'ora in poi può essere davvero Adriano o imperador do Rio. Conclude la stagione interista con altri 9 gol, che contribuiscono alla scalata fino al quarto posto. La stagione 2004/2005 vede tutto il talento di Adriano manifestarsi. La sua forza sembra sovrumana, tanto da ricordare molto spesso il supereroe Hulk. Dietro tanta forza si cela altrettanta disperazione. La morte dell'amato padre ad inizio stagione segna definitivamente il giovane brasiliano, che ad ogni gol (e saranno tanti) dedica la sua esultanza a chi lo sta guardando dal cielo. Segna ben 16 reti in campionato, due in Coppa Italia (che portano alla vittoria del torneo) e 10 in Champions League, al debutto personale nella competizione. La stagione successiva vede una lieve flessione nei numeri, ma non nelle prestazioni. Segna in campionato 13 gol, sommati ai 6 in Champions. Si porta a casa la Supercoppa italiana e lo scudetto, assegnato all’Inter dopo i fatti di Calciopoli.

La rapida discesa negli inferi

L'anno successivo però, malgrado lo scudetto, qualcosa cambia. Il rapporto non idilliaco con Mancini e i primi sintomi di problematiche personali sono le cause principali del rendimento ben al di sotto delle aspettative. L'imperatore sembra aver perso la corona che aveva ricevuto appena due anni prima. Si trasferisce a dicembre 2007 al São Paulo, dove sembra rinascere. Segna la bellezza di 11 gol in campionato, che valgono la vittoria del Brasileirão, il primo nella sua carriera, e i primi 6 gol in Copa Libertadores. Ritorna all'Inter nell’estate 2008 e con l'arrivo di Mourinho sembra poter rinascere. Purtroppo però non va così e, dopo alcune controversie, rescinde il contratto e rimane in Brasile nell'aprile 2009.

Il tentativo di rinascita

Ne approfitta il Flamengo, che si assicura le sue prestazioni sportive prima delle altre società interessate. La cavalcata del mengão dopo il suo acquisto è incredibile. Adriano scende in campo per ben 30 volte e mette a segno 19 reti, regalando il titolo alla sua squadra del cuore. Prima del ritorno in Italia nell'estate del 2010 ha il tempo di segnare altri 11 gol nel campionato carioca e 4 in Copa Libertadores. L'arrivo alla Roma sembra rompere la magia che il ritorno in Brasile aveva creato. Il giocatore è visibilmente fuori forma e dopo pochi sprazzi di partita lascia l'Italia per tornare di nuovo in Brasile a marzo del 2011.

L'imperatore perde la corona

Questa volta è il Corinthians a puntare sull'ormai ex imperatore. In un anno nella squadra paulista scende in campo una manciata di partite a causa di un grave infortunio e di comportamenti poco consoni alla vita di un atleta professionista. Si laurea comunque campione del Brasile per la terza volta in carriera. Da qui inizia un periodo buio di inattività, malgrado i tesseramenti con il Flamengo, l'Internacional ed infine l'Atlético Paranaense. Proprio con la squadra del Paraná riesce a tornare in campo ad aprile, 760 giorni dopo l'ultima volta, e a segnare un gol in Copa Libertadores, 26 mesi dopo il suo ultimo sigillo. Siamo infatti nel 2014 e la carriera di Adriano che sembrava potersi riprendere si interrompe di nuovo. Ad aprile avviene l'ennessima rescissione contrattuale per fatti esterni al terreno di gioco.

Il definitivo addio al calcio?

Sembra poter tornare in Europa, al Le Havre, nel dicembre dello stesso anno ma il tesseramento non va a buon fine. Ancora un anno di buio totale prima dell’infelice esperienza al Miami United, club di quarta divisione statunitense. Anche qui poco meno di un mese dopo l'esordio arriva la rescissione. Si conclude così la carriera di un giocatore che negli anni ha segnato anche 27 gol in 48 partite con la Seleção vincendo una Copa América nel 2004 e una Confederations Cup nel 2005, oltre al mondiale con la selezione U-20.

Questa è la triste storia di un giocatore che sarebbe potuto diventare uno dei più forti e dominanti a livello mondiale ma che ha dovuto sempre combattere con un avversario invisibile, se stesso. Questa è la storia del breve regno di Adriano, o imperador do Rio.