Difficile commentare le ultime uscite del patron del Napoli Aurelio De Laurentiis. Difficile perchè rimane sempre il dubbio se siano sentite o di facciata, volte a spostare il focus di una piazza delusa dall'ennesima stagione senza titoli, dalla prestazione al contorno. Difficile anche perchè nel primo anno di VAR il Napoli è sembrato tutt'altro che penalizzato dai fischietti, anzi, e perchè la Juventus ha in effetti goduto di poche decisioni dubbie favorevoli, a meno che non si voglia basare uno scudetto sulla mancata espulsione di Pijanic, il che è tutto dire. Difficile anche pensare che una squadra possa vincere uno scudetto in un campionato in cui si è segnato tanto, quando il proprio centravanti non ha superato l'asticella dei 20 gol. Quando gli altri due interpreti del tridente d'attacco non sono riusciti nemmeno ad andare in doppia cifra, e quando la Juve, prima della classe, ha portato al gol praticamente tutti i giocatori, spesso anche le riserve.

Difficile quindi sposare la cultura dell'alibi partenopea, difficile non sorridere a quel "devo dichiarare che il campionato lo ha vinto il Napoli" come se ergendosi a giudice, giuria e monarca supremo avesse il potere di piegare il verdetto del campo a suo piacimento. Difficile anche non considerare stucchevole l'appello alla trasparenza della stampa, stampa buona di cui il Napoli ha stra goduto anche quando non giocava benissimo, in un parallelo quantomeno ardito con l'omertà sulla mafia (una caduta di stile che andrebbe stigmatizzata con ben più veemenza, perchè la mafia è cosa seria, il pallone fortunatamente solo un gioco). Difficile inoltre togliersi dagli occhi la festa per la vittoria 0-1 nel recupero allo Stadium, festa che ricorda il presunto champagne del Milan nell'intervallo sul 3-0 al Liverpool poi divenuto 3-3 e sconfitta ai rigori.

Difficile infine non rilevare come la cultura degli alibi, contrapposta a quella della programmazione e del lavoro costante, sia divenuta una prerogativa di molte squadre che non riescono ad uscire dalle secche dei propri risultati. Non è colpa di nessuno se Milik si è rifatto male, nemmeno l'assenza di Goulham, è però un demerito della società non aver pensato a rincalzi all'altezza, non aver puntato su giocatori di qualità a gennaio, quando l'obiettivo scudetto era a un passo. E' un demerito della società non avere attrattiva verso giocatori di prima fascia e verso i loro procuratori che mal digeriscono le clausole di ADL e il suo modo di trattare i giocatori. De Laurentiis ha avuto l'enorme merito di prendere in mano una squadra in un periodo in cui non c'erano nemmeno i palloni, e di portarla stabilmente in Europa e ai vertici della Serie A; viene però un momento in cui la dimensione familiare del presidente accentratore deve lasciare il posto alla competenza di una dirigenza solida e programmatrice, e in cui agli alibi si sostituisce l'analisi dei punti deboli. Ma forse questo è troppo per uno che vive di cinema, probabilmente nel suo mondo conta raccontare solo meglio le storie affinchè sembrino vere.