Le dichiarazioni rilasciate recentemente - e pubblicate nella giornata di ieri dal portale croato Sportske.jutarnji.hr - da parte di Ivan Perisic hanno squassato un'ambiente, quello interista, che si stava con fatica abituando alla normalità, come un fulmine che d'improvviso squarcia un cielo sereno: "Se dovessi cambiare squadra, lo farei solo per un top club militante in un grande campionato. La Champions League è al primo posto delle mie priorità: mi piacerebbe fare qualcosa di concreto in questo torneo, perché per sei anni non ho giocato in Champions. Gli Europei e i Mondiali li ho già giocati, ora ho raggiunto anche questo grande risultato. Ma la Champions League è davvero una sfida speciale per i club." Se queste fossero state le sue uniche parole, avremmo anche potuto chiudere un occhio: oltre ad aver utilizzato il periodo ipotetico della possibilità - lasciando quindi aperto uno spiraglio di permanenza -, il croato ha esternato il desiderio di poter ben figurare in una competizione importante come la Champions, dalla quale il nostro mancava da molto tempo. Quanto detto è pienamente condivisibile e trova la mia più sincera solidarietà.

Il problema sussiste nel preciso momento in cui Perisic si permette di rincarare la dose con ambigue dichiarazioni rilasciate ai tedeschi di SportBild: "Ho giocato molto bene per la Croazia quando mi allenava Kovac (oggi trainer de Bayern Monaco, ndr). Ci siamo congratulati l'un l'altro per tutto ciò che abbiamo fatto insieme. Se mi vuole, sa dove può trovarmi". Ma non essendovi mai fine al peggio, in relazione alle dichiarazioni "se dovessi lasciare l'Inter andrei in un altro top club", il croato afferma: "Voglio giocare in Inghilterra o in Spagna. Ho sentito dire che alcuni club mi vogliono, ma prima devo parlare con l'Inter e solo allora potrò valutare le offerte e decidere". E ci mancherebbe altro, caro Ivan: fino a prova contraria, i club di appartenenza hanno ancora voce in capitolo in materia di trasferimenti, nonostante il potere decisionale sia sempre più nelle mani dei calciatori. Personalmente parole del genere non me le sarei mai aspettate. Per due motivi: Perisic ha firmato soltanto pochi mesi fa il rinnovo di contratto fino al 30 giugno 2022; secondo, prima della felice kermesse mondiale con la Croazia, il ventinovenne aveva espresso tutta la sua contentezza nel partecipare alla tanto desiderata Champions con indosso i colori nerazzurri.

Se l'intervista del croato mi ha profondamente deluso, le parole pronunciate da Luciano Spalletti nel post-partita dell'amichevole vinta contro il Lione mi hanno lasciato basito. A domanda sull'eventuale arrivo di Luka Modric, l'allenatore di Certaldo ha affermato: "I dirigenti stanno cercando di mettere in pratica tutto quello che riteniamo giusto. E' chiaro che un calciatore di quel livello sarebbe un innesto importante per chiunque, figuriamoci per noi. Io continuo a sognare insieme ai tifosi, però abbiamo le carte in regola per sopperire a tutto ciò che succederà." Ne condivido i toni, meno le tempistiche e soprattutto i contenuti rapportati a quanto dichiarato più volte nel recente passato dallo stesso Spalletti. Parole, queste ultime, in aperta contraddizione con due casi specifici: la prima conferenza stampa della stagione attuale, nella quale il tecnico - visibilmente contrariato dalle continue e pedanti domande sul mercato - aveva sbottato chiedendo che tali voci venissero moderate per rispetto verso i suoi calciatori; la conferenza di vigilia dell'ultimo Genoa-Inter, nella quale Luciano era letteralmente esploso in un mix di rabbia ed ironia: "Sto pensando di suggerire al presidente di creare tre squadre, una che è la nostra, una femminile e una virtuale, composta dalle decine di giocatori che vengono accostati all’Inter. Una terza squadra che dovrebbero allenatore i dirigenti perchè io non voglio. Parlerò col presidente di questo problema - aggiunge - perchè di nomi ne fate in continuazione e c’è qualcuno a farli." 

Un tempo Spalletti esortava i media a placare quelle insistenti voci di mercato che destabilizzano i calciatori già in rosa, ora ha cambiato atteggiamento e linea comunicativa: se Modric deve arrivare, ben venga! In barba ai ragazzi che già ci sono e che faticano quotidianamente sotto il sole di Appiano. Sarò in errore, ma proprio non riesco a capire a quale scopo voglia giungere la strategia mediatica del nostro allenatore. Evidentemente una spiegazione plausibile c'è: le possibilità che Luka Modric possa arrivare all'Inter sono talmente alte da convincere Spalletti a sbottonarsi davanti ai giornalisti, cosa che abitualmente non fa (anzi, ormai il suo "difensivismo" davanti ai microfoni è proverbiale). E, stando alle ultime indiscrezioni, parrebbe proprio così: il croato spinge per andare all'Inter e lo ha fatto già sapere a Florentino Perez, con cui avrà un colloquio venerdì prossimo. La formula con cui i nerazzurri proveranno a prendere il miglior giocatore agli ultimi Mondiali è l'accoppiata prestito oneroso+diritto di riscatto, che tante castagne ha tolto dal fuoco in un periodo "magro" come questo. Ecco perché sarà Modric a dover fare il passo decisivo, rompendo con il Real e chiedendo lui stesso la cessione proprio come fatto da Ronaldo qualche settimana fa. Se ciò accadesse, l'ultimo scoglio da superare sarebbe quello dell'ingaggio: il talento di Zara ha un contratto con gli spagnoli fino al 2020 a 10 milioni annui, l'Inter gliene proporrebbe di meno spalmati su più anni. Detta così sembra più facile a farsi che a dirsi, ma sappiamo che le insidie e i colpi di scena sono all'ordine del giorno nel calciomercato. A meno che, per velocizzare il tutto, non salti fuori un clamoroso scambio Perisic-Modric...