La storia del calcio è piena di personaggi, le cui vicende meritano di essere raccontate per i motivi più diversi.
Ci sono eroi sudamericani che hanno fatto vincere titoli mondiali alla propria nazionale giocando praticamente da soli, campioni olandesi emigrati in Spagna che hanno stravolto la vita di un club rendendolo imbattibile, fuoriclasse dell'era moderna che si affrontano a suon di Palloni d'oro, giocatori divenuti famosi più per le loro gesta extra-campo (e a volte extra-coniugali) che per i numeri funambolici sul prato verde. E poi c'è un esercito di "attori non  protagonisti" che avrebbero meritato almeno una nomination o un premio alla carriera.
Tra questi, mi piace ricordare la figura di Bruno Bolchi, scomparso il 27 settembre scorso all'età di 82 anni. E il paragone cinematografico è quantomai azzeccato, poiché Bolchi venne ribattezzato "Maciste" dal fantasioso Gianni Brera, a causa della sua massiccia presenza fisica. 

Bruno Bolchi nasce a Milano il 21 febbraio 1940 e all'età di 18 anni, stagione 1957-58, fa il suo esordio nell'Inter col ruolo di centrocampista. Dopo soli 3 anni, diventa capitano dei nerazzurri, colori con i quali giocherà complessivamente per 6 anni, vincendo uno scudetto.
Nel 1961 è il primo calciatore ad apparire sulle mitiche figurine Panini, in un' epoca in cui potevi stare certo che il tuo album, comprato a settembre, restava immutato e immutabile fino al giugno successivo.

Bolchi prosegue la sua carriera giocando per Verona (in Serie B), Atalanta e Torino: in Serie A colleziona 200 presenze e 12 reti. Nel 1971, si ritira dopo aver terminato la stagione con  la Pro Patria in Serie C. Nel mezzo, Bolchi colleziona anche 4 presenze in Nazionale.
Ma le soddisfazioni più grandi arrivano per lui grazie alla carriera di allenatore. Dopo tanta gavetta (parola oggi sconosciuta alla maggior parte dei giocatori e degli allenatori in circolazione...) nelle serie minori, arriva l'occasione nel 1983 di allenare il Bari del presidente Vincenzo Matarrese: sempre di serie C1 si tratta, ma qui Bolchi compie un vero e proprio miracolo.
Con due promozioni consecutive, il Bari arriva in Serie A e nella Coppa Italia 1983-84 (quando i pugliesi sono ancora in C1) Bolchi porta i biancorossi in semifinale, un record durato ben 32 anni, battendo prima la Juventus a Torino e poi la Fiorentina. 
Nel calcio di oggi, fatto di bilanci gonfiati, commissioni multimilionarie agli agenti dei giocatori, stipendi a sei zeri con uno o due numeri naturali davanti, le gesta di Bolchi e del suo Bari sembrano una favoletta persa nei meandri del tempo... L'allenatore lombardo avrà modo di confermare la sua capacità di tecnico acchiappa-promozioni anche con Cesena, Lecce e Reggina dalla B alla A, oltre che con  Bari e Pistoiese dalla C1 alla B.

Bruno Bolchi se n'è andato in silenzio e senza disturbare, dopo una lunga malattia
Resto convinto che esistano tante altre storie come la sua che meritano di essere raccontate, perché il Calcio non è fatto solo dai vincenti con la V maiuscola: ci sono giocatori, allenatori, squadre che hanno storie esaltanti e a volte commoventi alle spalle, anche se non hanno in bacheca titoli e trofei...
Sono storie che parlano di fatica, di sacrifici, di vittorie mancate, di obiettivi sfumati, ma che rendono più umano un mondo, quello pallonaro, sempre più spesso infagottato di denaro e lustrini...
Buon cammino, Bruno!