Correva l'anno 2018. La data esatta non la ricordo, ma fu un giorno fatale. Vittima di un terribile colpo di sole, il nostro presidente prese l'elicottero e volò in Grecia a prelevare la più grande sciagura che si sia mai abbattuta sul glorioso club bianconero. Quel giorno, quell'elicottero, portò a Torino un ex calciatore pagato a peso d'oro oltreché una persona di bassissimo profilo. La tempesta perfetta: conti devastati, involuzione tecnica della squadra, risultati infinitamente al di sotto delle aspettative. Due anni dopo il problema si ripete: un contratto milionario di 4 anni ad un tecnico che mai nessuno in Europa, al netto di tutte le fake news messe in giro ad arte, si è mai sognato di prendere in considerazione.

Sfatiamo anche la barzelletta del più scudettato in Italia: quei cinque titoli consecutivi, la Juve li avrebbe vinti anche con Oronzo Cana' in panchina, tanto era il divario tecnico ed economico con le avversarie. La Juve è semplicemente una squadra Non allenata da un mediocre tecnico che eccelle solo per arroganza e presunzione. Qualità, peraltro, che non fanno difetto neanche al nostro terzo eroe. Lo 'yes man' che ha ridotto, in tra anni, il marchio Ferrari ai minimi termini e che sta al mondo del pallone come i Maneskin all'astrofisica: "E se non piangi, di che pianger suoli?"

Binotto? Fa anche un po' di tenerezza. Perché se non ci fossero in gioco degli interessi enormi, anche economici, si potrebbe lasciare lì dov'è, a farci fare due risate. "Or chi tu se', che vuo' sedere a scranna, a giudicare da lungi mille miglia, con la veduta corta d'una spanna". Nessuno. E, anzi, aspetto un pretesto per  rimangiarmi tutto. Poi, però, vedo Pogba e Di Maria: un calciatore tutto rotto e uno a fine carriera venuti da noi a prendersi tanti soldini insieme all'opportunità di un' ultima recita ai mondiali del Qatar. Che l'attesa non sia vana.