La vita mi ha insegnato che, quando una persona interessa davvero, si cerca quella e solo quella a tutti i costi. Vale anche in amore, per esempio, in quanto se una donna ci dice no e, subito dopo, ci mettiamo a caccia di un altra, vuol dire che forse c'era la cotta, ma non l'amore. Quanto sta accadendo nella società rossonera, in effetti, dimostra che solo  Gazidis e Rangnick conteranno nel Milan che verrà. Entrambi godono della totale fiducia della famiglia Singer e sono al lavoro insieme da parecchio tempo. Boban non è un fesso e, se ha dichiarato che il Milan ha blindato Rangnick già dalla fine del 2019, non c'è motivo di dubitarne. Tutti gli altri nomi, quindi, attuali e futuri, dell'organigramma rossonero possono essere ritenuti importanti, ma fungibili, cioè sostituibili senza soverchi problemi.

Maldini è un discorso a parte, in quanto mi sembra evidente che sia visto da Gazidis e Rangnick come un problema. Si rifiuta di svolgere il ruolo dell'esecutore, come vorrebbero il sudafricano e il tedesco, ma gode di tale credito fra i tifosi, che non ci si potrebbe permettere di instaurare con lui una normale dialettica societaria. I tifosi, infatti, insorgerebbero a favore del capitano alla prima differenza di vedute. La presenza di Maldini viene considerata ormai tossica.

Quanto agli altri nomi, per i Singer, Gazidis e Rangnick, non fa differenza che restano Massara e Bonera, abbastanza indifferenti ai tifosi. Braida, poi, ha già lavorato con un faso tuto mi quale Galliani, per cui sa come si sta al mondo e non avrebbe problemi a collaborare con l'attuale dirigenza. Baresi ha una caratteristica che, in alcuni casi è un pregio e in altri un difetto: è schivo e non ama i riflettori. In tal senso, Kaiser Franz andrebbe bene in una società dove la ribalta è riservata ad altri.

Il Milan cerca, pertanto, dirigenti italiani, ma solo per mantenere contatti con il paese cui la società appartiene. Niente di più. C'è una lista di nomi, ognuno dei quali vale l'altro per coloro che contano. La ricerca, quindi, potrebbe essere condotta con la classica inserzione negli annunci economici: "AAA Cercasi italiani per organigramma rossonero". Basterà trovare chi ha il titolo di studio, un livello minimo di presentabilità alla tifoseria e il cravattino che fa bella presenza. Il resto non conterà.

Conta invece Ibrahimovic, anche a 39 anni, in un Milan con l'attuale organico. Le notizie sul recente infortunio sono buone: niente lesione al tendine, ma solo un infortunio muscolare al polpaccio. Lo svedese non finirà, probabilmente, in questi giorni la carriera, ma non so davvero se finiremo per rivederlo in campo con la maglia del Milan. Fra 10 giorni, infatti, si procederà a nuovi esami, poi Ibra potrà, forse, riprendere gli allenamenti. Se va bene, rivedrà il campo alla fine di giugno, quando però scadrà il contratto. E non mi sembra che Milan e giocatore siano lì lì per rinnovare.

Ho l'impressione, in realtà, che la lesione al polpaccio di Ibra rappresenti una sorta di Crepuscolo del Vecchio Milan. Zlatan è, infatti, l'ultimo esponente dei grandi che nel passato hanno vestito la maglia rossonera. Ma anche il Valhalla dei Vichinghi era destinato a finire con il Crepuscolo degli Dei e l'universo si sarebbe rigenerato sotto altre forme. La verità è che, per quanto difficile, l'universo rossonero deve rigenerarsi e trovare altri Dei.

In sostanza, non si può vivere in eterno nel passato e bisogna cercare nuovi grandi giocatori, gente che abbia un futuro davanti, non solo una splendida storia alle spalle.