Finisce qui la stagione di Europa League del Milan.
Passa il Manchester United, che veniva accreditato come favorito, non solo per il passaggio di turno, ma per alzare questo prestigioso trofeo. Eppure al triplice fischio finale dell'arbitro, il tedesco Brych, è stata evidente la sensazione di aver giocato alla pari, uscendo da San Siro con la consapevolezza di aver perso l'occasione di passare il turno, più per colpe nostre che per meriti dell'avversario.

E' stata una notte agitata, avvilito da un'eliminazione fin troppo semplice da spiegare, ma talmente orgoglioso dalla prestazione offerta, come accade da mesi in totale emergenza, da non avere voglia di cercare colpevoli o giustificazioni, sempre fin troppo facili da elencare a partita finita.  Non si può non applaudire questa squadra, l'allenatore e la Società, per l'impegno, la professionalità e la dedizione con cui stanno affrontando questa stagione, difficilissima, e il percorso intrapreso per tornare fra le squadre più forti di Europa dalle quali avevamo perso moltissime posizioni.
Prevale un senso di orgoglio, di rispetto e di amore verso una Società che mostra segnali di rinascita e che in passato ci ha regalato talmente tante soddisfazioni da meritarsi la nostra comprensione. Eppure, proprio il fatto di aver dato tutto, di uscire ugualmente dal campo, a testa alta, ma sconfitti, non potendo pretendere di più, mette a nudo i limiti ancora insormontabili. Si accentua, in noi tifosi, un senso di "realistica frustrazione", poiché diventa troppo chiaro quanto le avversarie, che stanno regolarmente vincendo a casa nostra, in quella Scala del calcio che ci ha visto artefici di splendide vittorie, siano più "Forti" e più "Ricche" evidenziando un gap tecnico che solo il mercato ed ingenti investimenti potrebbero colmare nel breve tempo, mentre il FPF, il Covid e la Proprietà, indicano e preso, un percorso totalmente diverso. 

Quando allenavo i ragazzi avevo coniato un termine che calza perfettamente a questa situazione: "la sfortuna degli scarsi". Perchè quando sei più debole, diventa facile e naturale commettere qualche sbaglio ed è lì regolarmente che l'avversario coglie la propria occasione per vincere, penalizzandoti doppiamente, poichè anche annullandolo ha la "fortuna" di essere più forte.
Il Milan, ieri sera, fa un unico sbaglio, in una partita indirizzata verso lo zero a zero, lascia una palla in area senza allontanarla con la "cattiveria necessaria", un mix fra ingenuità, arroganza e superficialità, credendo che solo un Campione avrebbe potuto trasformarla in gol da posizione così angolata e ravvicinata, o forse che solo uno dei giocatori con la del maglia Manchester Unt, per l'occasione bianca e nera, poteva creare una minaccia. Purtroppo al minuto 49' di una partita controllata benissimo, su quella palla indifesa si è avventato Pogba, il Campione francese, ex juventino, assistito da Raiola, che in campo da tre minuti e con la maglia dai colori "giusti", ha fatto una finta sufficiente per spiazzare i difensori e disorientare il portiere milanista, trafiggendolo sul proprio palo e realizzando il gol impossibile, quello della qualificazione inglese. 
L'ingresso di Ibra è servito per cercare la rimonta. Da campione ha esibito un perentorio stacco di testa, su cross di Calha, ma il portiere ha fatto la più classica delle paratore, esibendo una respinta di istinto e ricacciandomi in gol il grido di esultanza che ero pronto ad emettere.

Il Milan perde, FORZA MILAN, il Milan è eliminato, GRAZIE RAGAZZI, troppo grave non aver concretizzato le occasioni da gol create nel primo tempo. Ho ancora negli occhi la palla svirgolata da Calha in area o il contropiede sciupato, tre contro uno con Krunic che calcia a lato. Perchè possiamo commentare quanto vogliamo, ma per vincere bisogna fare gol. 
La Nostra squadra non può permettersi un Podga, abbiamo giovani volonterosi, ma che quando vanno a calciare in porta mostrano i propri limiti. Se Ibra a 40 anni è uno dei più forti, un motivo c'è
Non analizzo la prova dei singoli, ma voglio complimentarmi con Kessie, attento, generoso e propositivo, un esempio per i compagni, troppo spesso più attenti all'importo sul contratto che alle proprie prestazioni. Ogni riferimento al "turco", che ho sempre difeso, non è casuale. L'Europa League conferma quanto il fattore campo, in tempo di Covid, sia inutile. Sono cinque le vittorie esterne su otto incontri. Stupisce l'eliminazione del Tottenham a Zagabria dove Mou, ex allenatore interista, ha sottovalutato la formazione avversaria. La Roma prosegue il suo cammino ed è rimasta l'unica squadra a rappresentare l'Italia.  

Tornando al Milan, resta la consapevolezza di avere una squadra giovane, di aver messo le basi, ma come per una costruzione, siamo solo alle fondamenta e se vogliamo costruire un grattacielo, la sensazione è che ci possano volere molti anni.
Non ci scoraggiamo, siamo milanisti, conosciamo il sapore dolce delle vittorie e quello amaro delle sconfitte.
No, non ci aggrappiamo ad assenze, arbitri o infortuni, ripetendoci che siamo orgogliosi di "loro", hanno fatto il massimo, certo per i "Miracoli", non siamo ancora attrezzati.