Non porta fortuna al Napoli la novità del Boxing day: il gol allo scadere di Lautaro Martinez fa calare il sipario sulla serie positiva di dieci partite in campionato dei partenopei. Eppure, pochissimi minuti prima, seppure ridotti in 10 uomini e privati del loro miglior giocatore (l'unico sempre in campo nelle 18 partite di campionato), gli azzurri avevano però avuto con Zielinski una clamorosa occasione per passare in vantaggio.

Il calcio è uno sport crudele: se Asamaoah non avesse salvato con bravura sulla linea, saremmo tutti a parlare di un Napoli eroico, capace, contro tutto e tutti, di riaprire il campionato. Invece, con il gol subito al 90° minuto, la squadra di capitan Hamsik viene beffata e vede allungare a nove punti la distanza dalla Juve, sebbene continui ad avere un distacco rassicurante di cinque punti sulla terza in classifica. La compagine allenata da Ancelotti che, da inizio ottobre in poi, dopo aver perso a Torino, aveva visto allungare di soli due punti il suo distacco dalla Juve, subisce una battuta d'arresto brutta più per il morale che per la sostanza (il distacco complessivo da una squadra sinora di un altro livello, aumenta di una sola lunghezza). Si proveranno a fare di seguito considerazioni indipendenti dall'evoluzione degli ultimi minuti della partita di ieri.
 
INUTILE DRAMMATIZZARE- La prima e più importante è che non bisogna fare drammi: il Napoli di ottobre (quello contro Liverpool e PSG in particolare, due delle partite europee più belle di sempre di questa società) aveva illuso un pò tutti. Come però non erano reali le proiezioni catastrofiche di agosto, nemmeno basarsi sulle altissime aspettative dell'autunno sarebbe giusto. Questa squadra ha in realtà il dovere di confermare il potenziale tra 85-90 punti e contestualmente provare a vincere qualcosa nelle altre due competizioni a cui partecipa. Se poi la Juventus compra Ronaldo, Cancelo e Bonucci (tra gli altri) e fa 100 punti, non può essere colpa di nessuno, così come se nelle due competizioni, pur provandoci, si perderà da squadre più forti (o fortunate). A maggio si tireranno le somme dei risultati per una squadra che ha iniziato a rinnovarsi in tantissimi aspetti e che è all'inizio di un nuovo progetto, caratterizzato dall'obiettivo finale ben chiaro di essere finalmente vincenti.
 
MAZZOLENI BESTIA NERA- Il nervosismo nel finale è il brutto e inevitabile corollario di una guerra di nervi aperta in settimana prima da De Laurentis e poi continuata da Allegri. Una querelle che non ha fatto bene al Napoli: si ritrova espulsi Koulibaly e Insigne e adesso deve giocare senza due dei tre uomini sin qui più utilizzati, magari anche per più di una partita.
Non dovrebbe accadere nel tipo di sport che tutti sogniamo, ma Mazzoleni ispira brutti ricordi ai tifosi e calciatori del Napoli, per una lunga sequela di errori contestati in varie partite, culminanti nel ricordo amaro delle clamorose decisioni a sfavore prese durante la Supercoppa del 2012 a Pechino. Tuttavia, è giusto che il direttore di gara di Bergamo, sebbene non "gradito", sia assegnato a una gara dei partenopei, anche molto importante come questa. Sarebbe però bello se si usasse finalmente lo stesso metodo e tempismo anche per diversi arbitri "sfortunati" con altre squadre più prestigiose. Un auspicio che sa amaramente di mera illusione.
Va precisato: non l'ha decisa Mazzoleni la partita. Il primo giallo a Koulibaly ci può stare, il secondo è quasi inevitabile e Kalidou compie un errore molto umano, ma non da grande campione professionista quale lui è. Permangono piuttosto i dubbi sul perché l'arbitro non abbia sospeso la partita per i cori razzisti, nonostante le richieste insistenti della panchina partenopea: se lo avesse fatto, la curva nerazzurra avrebbe potuto subire una legittima squalifica e il difensore del Napoli, vittima di continui ululati razzisti, avrebbe giocato decisamente più sereno.
 
UN TEMPO PER PARTE- Il Napoli ha perso dopo aver giocato peggio - o comunque essere stato meno pericoloso - dell'Inter nel primo tempo. Ha subito ancor di più i nerazzurri dopo l'uscita al 25° minuto per infortunio di Hamsik, che pure non stava brillando: ha fatto fatica a riorganizzarsi all'inizio e la seconda parte della prima frazione è stata appannaggio di Icardi (che splendida prima punta!) e compagni. Nella ripresa la squadra di Ancelotti ha preso il comando del gioco, pur non avendo, così come i nerazzurri, nessuna palla gol decisamente nitida. L'espulsione a Koulibaly, sino a quel momento il migliore in campo, è stata, comunque la si voglia vedere, la svolta della partita. Come detto, il Napoli ha comunque poi avuto l'occasione sino a quel momento più netta della partita per segnare, sprecandola per un combinato misto di imprecisione (Zielinski), sfortuna e scaltrezza (Asamoah). Così è il calcio: e forse, anche per queste emozioni e situazioni imprevedibili, piace tanto a noi tutti.
 
ATTACCO STITICO- L'Inter era la seconda difesa del campionato, giocava in casa e certamente non è più la squadra affrontata negli ultimi anni, disorganizzata e nettamente più scarsa degli azzurri. Il problema del gol per i secondi in classifica non è dunque risalente a ieri sera, ma esiste e preoccupa sempre più. In quattro delle ultime sei partite di Serie A, il Napoli ha segnato al massimo una rete: un'inerzia negativa che si paga anche nel non essere più, dopo questo 18° turno, il miglior attacco del campionato. Insigne e Mertens (soprattutto il primo, in campo per 90 minuti) aggiornano la loro astinenza dal gol a sette partite.
In particolare Lorenzo da un mese e mezzo è piuttosto irriconoscibile: dopo essere stato la grande novità e il trascinatore del Napoli versione Ancellotti, vive un momento di grosso calo di rendimento. In Serie A da inizio novembre ha messo a segno solo due assist, pur stando in campo circa 550 minuti. Deve essere il primo a rendersi conto del difficile momento che sta attraversando. Ha infatti pagato il relativo nervosismo cedendo alle provocazioni di Keita e prendendo un espulsione che un capitano non dovrebbe mai vedersi comminare. Serve a poco il gioco dei se e dei ma, ma chissà se fosse entrato Mertens per Lorenzo, come sarebbe andata dopo l'espulsione di Koulibaly. Ancelotti ha cambiato idea all'ultimo e il Napoli ha poi giocato in 10, priva di una punta alta e forte fisicamente come Milik (senza contare che si sarebbe evitata una pesante espulsione alla punta napoletana). Quel che è certo è che senza Insigne e Mertens ai loro livelli di inizio stagione, sarà molto difficile per la squadra partenopea raggiungere i prestigiosi obiettivi che ancora può ottenere.
 
PERIODO NON BRILLANTE- Se la fase difensiva continua a essere eccellente (il gol di Lautaro ha interrotto una imperforabilità della propria porta che in campionato aveva sforato i 400 minuti), permane la sensazione che, assieme al momento difficile di due punte importantissime per la brillantezza della squadra, un pò tutti non stiano vivendo un gran momento. Lo stesso Allan straordinario di inizio anno, vive un periodo di leggero calo, ma, più in generale, nessuno, contro l'Inter, ha giocato ai livelli di un mese fa. Una situazione che se giochi contro squadre più deboli puoi non pagare, ma, quando affronti una compagine della stessa fascia qualitativa, risulta decisiva.
Ora la prossima partita col Bologna è fondamentale per chiudere a quota 44 il girone d'andata e riportare serenità. Sarà tra l'altro anche un interessante banco di prova per capire come possono integrarsi per 90 minuti Dries e Arek, senza essere sostenuti dal contributo di Insigne.