Noi contro di loro, ancora una volta. In quella che non sarà mai una partita come le altre, Inter e Juventus si affrontano di nuovo due settimane dopo lo scontro di campionato che vide la vittoria nerazzurra.
Questa sera si disputa la semifinale di andata della Coppa Italia. Il ritorno a Torino tra una settimana. 
Mesi di partite una di seguito all’altra. Sono i ritmi imposti da un calendario compresso per le conseguenze dell’emergenza coronavirus. Tre giorni per recuperare poi di nuovo in campo. Dall’inizio del nuovo anno la Juventus non ha ancora avuto una settimana piena di recupero e di allenamento tra un incontro e un altro. Non la avrà ancora fino a febbraio inoltrato. Inevitabile fare ricorso a tutta la profondità della rosa a disposizione. Il mercato di gennaio non ha portato novità. Nemmeno erano attese. Difficile intervenire con innesti validi in una finestra di trattative in cui storicamente si fatica a muovere quei giocatori che possono avere un peso reale nel prosieguo della stagione. I mezzi di informazione, per tutto il mese appena trascorso, hanno raccontato una sorta di caccia ad una quarta punta. I tifosi della Juventus sono stati minacciati con nomi ogni volta sempre più improbabili. Pellè, Quagliarella, Pavoletti, Scamacca. Alla fine non è arrivato nessuno ed era facile immaginare che sarebbe andata così. Difficile infatti comprendere in quali momenti della stagione l’eventuale prescelto avrebbe potuto essere preferito ai giocatori che già abbiamo in rosa. In attesa del rientro di Dybala, meglio dare maggiore spazio a Kulusevski, anche impiegandolo qualche metro più avanti, piuttosto che disperdere importanti risorse.

Si torna a San Siro dunque, per la terza volta in un mese. La Juventus per l’occasione riscopre il bianconero, dopo che nell’ultimo periodo aveva fatto abbondante ricorso alle maglie di riserva. Pirlo sceglie di fare alcune rotazioni, gli impegni così ravvicinati iniziano a pesare. Concede un turno di riposo alla coppia antica Bonucci - Chiellini e si affida a quella che si spera potrà essere la coppia del futuro De Ligt - Demiral. Riposo anche per Danilo, tra i giocatori più utilizzati fin quì. Saranno Cuadrado a destra e Alex Sandro a sinistra a completare la linea difensiva davanti a Buffon. In mezzo al campo confermato Bentancur, squalificato sabato contro la Roma, al suo fianco il prescelto è Rabiot. McKennie partirà da destra e si dividerà in quella solita posizione ibrida tra fascia e trequarti, mentre sulla sinistra nuova occasione per Bernardeschi. L’attacco formato da Ronaldo e Kulusevski completa la formazione di Pirlo. Meno ricorso al turnover per Antonio Conte. L’allenatore interista conferma gran parte del suo undici titolare. Gli unici cambiamenti sono imposti dalle squalifiche di Lukaku e Hakimi. Davanti ad Handanovic quindi il solito trio difensivo formato da Skriniar, De Vrij e Bastoni. Darmian e Young gli uomini scelti per presidiare le fasce. A centrocampo, come al solito, Brozovic in regia, supportato ai lati da Barella e Vidal. La novità più importante è in avanti, dove Lautaro Martinez sarà affiancato da Sanchez. L’assenza di Lukaku taglia al sistema di gioco di Conte una delle sue armi più efficaci. Senza la stazza del centravanti belga, sarà più difficile per l’Inter dare alla sua manovra quella verticalità immediata che tanto ricerca il suo allenatore.

San Siro vuoto e spettrale accoglie le due squadre in campo. Il solito inascoltabile e ogni volta sempre più triste inno della Lega anticipa il calcio di inizio. I primi minuti trascorrono come una fase di studio, caratterizzata da tanto possesso palla gestito dalla Juventus poi, alla prima ripartenza, quando ancora non è scoccato il decimo minuto, l’Inter passa in vantaggio. In ripartenza, con la Juve sbilanciata per via dei soliti complicati meccanismi imposti dal “calcio liquido”, Sanchez, servito con un pallone verticale, regge l’urto del contrasto con Demiral e serve Barella, lanciato nello spazio che si è creato sulla fascia destra. Sul cross rasoterra del centrocampista cagliaritano, Lautaro Martinez anticipa De Ligt e calcia con il destro verso la porta. Il tiro è centrale e non pare irresistibile ma la reattività di Buffon non è più quella dei bei tempi. Il portiere impiega una vita per andare giù. Tocca appena con la mano ma non riesce ad impedire al pallone di rotolare in rete. Esattamente come nella partita di campionato, l’Inter è passata in vantaggio alla prima occasione con un’azione veloce in ripartenza.

Nei momenti immediatamente successivi al gol di Lautaro, la sensazione di assistere ad una riedizione della sfida di campionato è forte nel tifoso juventino davanti alla tv. La palla scorre in maniera lenta, le fasi di transizione sono come al solito troppo elaborate. Il ricorso al passaggio all’indietro in alcuni casi è esasperante. L’Inter si chiude bene, favorita dalla lenta trasmissione del pallone nella manovra bianconera, e, nonostante l’assenza di Lukaku, cerca con alterne fortune di verticalizzare subito per le punte. Senza Arthur manca un punto di riferimento nelle uscite dalla difesa e manca l’uomo capace di dettare il ritmo alla manovra. L’attacco della Juventus finisce inevitabilmente per schiacciarsi sulle due linee di difesa interiste. Difficile in queste condizioni per Ronaldo e Kulusevski trovare quello spazio necessario per rendersi pericolosi. McKennie, per via di quella strana posizione che deve occupare, si trova spesso a ricevere palla troppo esterno oppure troppo in avanti. La sua principale caratteristica è l’inserimento da dietro tra le linee nemiche. Questo modo di giocare gli impedisce di sfruttare questa capacità, costringendolo troppo spesso a ricevere il pallone già a ridosso dell’area con le spalle rivolte verso la porta, privando la Juventus di una risorsa preziosa. Mi domando fino a quando le utopie tattiche prevarranno sulle caratteristiche dei giocatori in rosa. La differenza  più importante con la partita di campionato risiede però nell’atteggiamento mentale della squadra bianconera che, pur colpita dall’immediato svantaggio, resta presente dentro la partita. Fisicamente non si nota quella differenza imbarazzante vista poche settimane prima. I contrasti dei giocatori juventini sono più efficaci, il pressing, guidato come al solito da Bentancur, è portato con maggiore intensità. La Juventus è sotto ma è comunque una partita diversa. Bonucci dalla panchina si unisce a Pinsoglio in un incitamento incessante verso i compagni in campo. Quasi non fanno rimpiangere l’assenza di quei tifosi che, in condizioni normali, avrebbero colorato di bianconero una porzione importante dello stadio.

Poco dopo il ventesimo minuto, la Juventus trova la giocata che squarcia la difesa nerazzurra. L’inserimento centrale di Alex Sandro crea superiorità numerica in mezzo al campo. Con l’Inter attirata in quella zona di campo, il terzino brasiliano scarica sulla sinistra per Bernardeschi, libero di ricevere e crossare in area. Il lancio non è preciso e pare subito irraggiungibile e destinato a perdersi sul fondo. Con la palla che attraversa innocua l’area, Young commette una evidente trattenuta su Cuadrado che va a terra all’altezza del secondo palo. Il fallo, per quanto sciocco e inutile, sembra netto già in diretta. Solito capannello sgradevole di giocatori interisti intorno a Cuadrado. Handanovic prova a rialzarlo, il colombiano lo invita a togliergli le mani di dosso.  Il var richiama subito Calvarese. Tra i latrati provenienti dalla panchina nerazzurra, l’arbitro assiste a bordo campo ai vari replay che evidenziano una doppia trattenuta, con entrambe le braccia, dell’esterno inglese su Cuadrado. Il rigore è netto. Ronaldo calcia forte sotto la traversa, Handanovic si butta. La Juventus pareggia. Rimedio e Di Gennaro, che fino all’ultimo, in telecronaca, avevano tentato di trasformare un rigore netto in una decisione non facile per l’arbitro, calano di un tono il volume delle loro voci. L’Inter accusa il colpo. Va in difficoltà dinanzi al pressing juventino. I contrasti si risolvono quasi tutti in favore della squadra bianconera grazie anche al contributo di Rabiot che finalmente fa pesare il suo fisico. 

Il momento di difficoltà della squadra di Conte esplode fragoroso nell’azione del raddoppio della Juventus. Da un pallone rilanciato di testa oltre la metà campo da Rabiot, De Vrij va in affanno sulla pressione di Kulusevski. Il retropassaggio del difensore olandese provoca un’incomprensione tra Bastoni e Handanovic, uscito inspiegabilmente fuori dalla sua area per andare incontro al pallone. Ronaldo brucia entrambi e, da posizione defilata, con il sinistro lascia partire un colpo da golfista che scivola lento sul prato verde di San Siro, bacia il palo e si infila in porta. Bonucci, Chiesa e Pinsoglio scattano dalla panchina per celebrare il gol con i compagni in campo. Il replay frontale dell’azione coglie l’urlo disperato di Conte mentre osserva il pallone rotolare inesorabilmente in rete. L’esultanza del tifoso bianconero davanti alla tv è tutta dedicata a lui. 
La parte finale del primo tempo è in mano alla Juventus. Mentre Rimedio e Di Gennaro abbassano ulteriormente il volume della telecronaca, salgono di livello molti elementi. Bentancur e Rabiot alzano la linea di pressing. La squadra di Pirlo recupera palla e riparte. Ronaldo porta a spasso Darmian e Barella e cerca la porta con un destro a giro che termina fuori. Bentancur impegna Handanovic con una conclusione rasoterra. La prima frazione di gioco si conclude con la partita che sembra saldamente nelle mani della Juventus. L’Inter ha accusato il colpo e, senza il riferimento di Lukaku in avanti, ha mostrato maggiori difficoltà nella seconda metà del primo tempo ad uscire dalla morsa del pressing juventino.

Nessun cambio nell’intervallo. Le due squadre si presentano al via del secondo tempo con gli stessi undici iniziali. La ripresa parte subito con una grande occasione per parte. Bernardeschi, servito da Cuadrado, dal limite dell’area impegna Handanovic in una parata goffa ma efficace che devia la palla ad un passo dal palo. Un paio di minuti dopo, in situazione di uscita dalla difesa, Bentancur sbaglia il controllo al limite dell’area. Ne approfitta Sanchez che si impossessa del pallone e calcia a colpo sicuro. Buffon è battuto, sulla linea salva Demiral che esulta come Chiellini. L’errore tecnico del centrocampista uruguaiano è grave, il replay evidenzia però la pressione di tre giocatori interisti su lui mentre gli viene scaricato un pallone difficile. Mi domando perché ostinarsi a forzare a tutti i costi questo tipo di giocate. Inspiegabile questa moda lanciata dalla nuova generazione di manager in giacca e cravatta che, spesso sfiorando l’autolesionismo, impongono alle loro squadre di trasformare ogni rinvio dal fondo in un’avventura. Mi chiedo a volte quali risultati otterrebbe un Carletto Mazzone alla guida di una rosa come quella della Juventus. Non esiste ovviamente una risposta, ma certamente non riserverebbe tutte queste sofferenze ai tifosi. In fondo abbiamo avuto pochi anni fa in Inghilterra l’esempio del Leicester di Claudio Ranieri. Per la troppa voglia di celebrare come miracolo quella che comunque resta una grande impresa, nessuno ha avuto la premura di sottolineare come il mister italiano avesse impostato una squadra efficace, sfruttando nel pieno rispetto delle loro caratteristiche i giocatori a disposizione, riuscendo a cogliere prima degli altri addetti ai lavori l’importanza che avrebbero poi confermato negli anni successivi alcuni di questi. Un gioco essenziale, mirato a colpire quegli aspetti tattici che ormai stanno rendendo il calcio sempre più omologato ad ogni latitudine. Avesse anche lui imposto ad Huth e Morgan di cercare sempre e comunque l’uscita elegante dall’area avrebbe ottenuto gli stessi risultati? Nella rosa della Juventus solo Arthur è il giocatore che per caratteristiche e abilità tecnica può svolgere quel tipo di funzione. Quando manca lui, pur senza rinunciare al principio di giocare in maniera propositiva, è necessario cercare soluzioni alternative. In alcuni momenti si può anche lanciare la palla in profondità.

Il pericolo corso spaventa la Juve che per qualche minuto non riesce ad uscire dalla pressione interista. Complice anche il signor Calvarese, sempre pronto con i suoi fischi a senso unico a restituire palla ai nerazzurri, i padroni di casa vivono il loro momento migliore nell’arco dell’incontro. Conte inserisce Perisic al posto di Young e, a ridosso del settantesimo minuto, l’Inter produce la migliore occasione da gol della sua partita, liberando al tiro Darmian solo davanti a Buffon. Nella circostanza il portiere sfodera un riflesso alla vecchia maniera. Prima sostituzione anche per Pirlo che manda in campo Danilo al posto di Bernardeschi, autore di una prestazione solida, con il chiaro intento di rafforzare la struttura della squadra. Con l’ingresso del terzino brasiliano, Cuadrado alza di qualche metro la sua posizione. Si disegna sul campo un 442 più semplice e lineare. Ancora Conte interviene sulla sua formazione togliendo Vidal e mandando dentro Eriksen. La Juventus tiene in questa fase della partita un atteggiamento conservativo, difende con una linea più bassa e una volta in possesso del pallone mira a gestirlo più che ad affondare. Le successive sostituzioni di Pirlo, che arrivano intorno alla mezz’ora del secondo tempo, sono volte a consolidare questo atteggiamento. Entra Arthur per Bentancur, con lo scopo di facilitare il possesso della palla, e Morata al posto di Ronaldo per offrire un riferimento centrale in avanti che manca senza di lui. Il portoghese uscendo manifesta all’allenatore qualche perplessità per l’atteggiamento tattico tenuto dalla squadra nella seconda parte della ripresa poi si unisce a Bonucci e Pinsoglio nel sostenere i compagni. Bonucci mostra di non gradire un metro arbitrale molto punitivo nei confronti dei giocatori bianconeri, ammoniti praticamente ad ogni fallo, con un rapporto di un giallo ogni due fischi, e estremamente tollerante con gli interisti che per una lunga fase del secondo tempo picchiano impuniti. Incredibile come Barella finisca la partita con la fedina immacolata.
La Juventus ama il brivido e, non del tutto soddisfatta di come era andata a finire con Bentancur, tenta nuovamente di mandare in rete gli avversari. Questa volta il responsabile è Buffon, che sporca un lungo possesso bianconero con un appoggio fuori misura che innesca Perisic al limite dell’area. Il croato serve Eriksen che liberissimo si prepara al tiro con la convinzione di chi sembra stia per spaccare la porta. Invece la ripassa a Buffon che blocca sicuro a terra. Nuovo sospiro di sollievo per il tifoso bianconero davanti alla tv che inizia a rimpiangere il calcio di Trapattoni.

Conte tenta il tutto per tutto nel finale mandando in campo Sensi e Pinamonti al posto di Brozovic e Bastoni. Vuole assolutamente evitare la sconfitta contro la Juventus, al punto di rinunciare anche alla sua immutabile difesa a tre. La sorte della partita però è segnata. Pirlo blinda ulteriormente la sua squadra. Inserisce Chiesa al posto di uno stanco McKennie, che esce attraversando il campo tra le urla disperate provenienti dalla panchina nerazzurra che ne chiede l’ammonizione per perdita di tempo. Entra anche Chiellini al posto di Kulusevski che ha combattuto davanti ma non ha sfruttato al meglio un paio di potenziali situazioni favorevoli in contropiede. Con Chiellini la Juve si schiera con un coperto 532 con il quale vive in maniera abbastanza tranquilla i minuti finali. Il triplice fischio arbitrale consegna alla storia questa semifinale di andata.

Vince la Juventus per 2-1, riscattando almeno in parte la brutta sconfitta subita in campionato.
Tra una settimana il ritorno a Torino dirà quale tra queste due squadre conquisterà il diritto a giocare la finale di Roma. Per pensarci c’è tempo. Juventus-Inter si vive una partita per volta. Di questa serata resta la soddisfazione della vittoria a Milano, resta la bella prova di De Ligt e Demiral che lasciano immaginare un futuro già disegnato per la difesa della Juventus, resta però anche la sensazione di una squadra forte che ancora non riesce ad esprimere in campo tutto il potenziale a disposizione.