La Juventus, in grande difficoltà dopo le due recenti sconfitte subìte contro Chelsea (pesante per il risultato e il modo in cui è maturata) e Atalanta (ancora più pesante per i risvolti negativi nella rincorsa al quarto posto), riceve da un calendario che nelle prossime giornate diventa abbastanza agevole, una leva con la quale cercare di risollevarsi. I bianconeri si presentano a Salerno, in un freddo martedì invernale, in casa di una squadra ultima in classifica e destinata ad una retrocessione che pare inevitabile.

Allegri deve fare i conti con una rosa in difficoltà sotto l’aspetto mentale e ulteriormente minata da una serie interminabile di infortuni. Il tecnico ha appena fatto in tempo a recuperare Chiellini e Bernardeschi che subito si sono fermati Chiesa e McKennie. Di Ramsey e De Sciglio invece ormai si sono perse le tracce. Nella selezione dell’undici iniziale, l’allenatore bianconero decide per alcune rotazioni, lasciando a riposo Bonucci, Alex Sandro, Rabiot e Morata, fin qui tra i più utilizzati. Lo schieramento scelto per la partita dell’Arechi, presentato dai canali di comunicazione della società con un 442, vede Szczesny tra i pali; una linea di difesa composta da Cuadrado, De Ligt, Chiellini e Pellegrini; Kulusevski, Bentancur, Locatelli e Bernardeschi a centrocampo; Dybala e Moise Kean a formare la coppia d’attacco. Fin troppo relegati in un angolo in questo tormentato avvio di stagione, per Kulusevski e Kean si presenta, nella notte salernitana, una buona opportunità per cominciare a ritagliarsi uno spazio sempre maggiore. L’emergenza infortuni offre la possibilità di iniziare ad osservare più da vicino anche il giovane Soulé, convocato e presente in panchina.

I padroni di casa, guidati da Stefano Colantuono, scendono in campo con uno schieramento presentato come un 442. Belec; Kechrida, Veseli, Gyomber, Gagliolo; Zortea, Capezzi, Coulibaly, Ranieri; Bonazzoli, Simy; sono gli uomini scelti dal tecnico romano per una sfida il cui pronostico sembra sbilanciato in favore della formazione ospite.

L’arbitro Fourneau, del quale ogni tifoso juventino ha ben impressa nella memoria la pessima direzione di gara fornita nella partita di Crotone della scorsa stagione, guida in campo le due squadre, accolte sul terreno di gioco da una bella scenografia esibita dalla curva di casa. La Juventus si presenta con la strana maglia gialla da trasferta, frutto molto probabilmente di una serata ad elevato tasso alcolico del disegnatore.

Lo stadio ricorda Andrea Fortunato. “Insieme per Andrea” recita lo striscione esposto da entrambe le curve. Momento di emozioni intense e sincere per chi ancora oggi, nonostante siano trascorsi 26 anni dalla scomparsa dello sfortunato giocatore, ha sempre un pensiero e una preghiera per lui, troppo presto strappato alla vita e ad una carriera che prometteva di essere brillante. Mi piace ogni volta ricordare di essere stato presente quando visse il suo momento più felice in maglia bianconera con un gol segnato allo stadio Olimpico di Roma contro la Lazio, in un lontano pomeriggio di dicembre. Un sinistro perentorio, a ribadire in rete una punizione di Roberto Baggio in qualche modo contenuta da Marchegiani con l’aiuto della traversa. Fortunato continua da qualche parte nei cieli a correre libero, capelli al vento, lungo quella fascia sinistra che solcava veloce e potente sul campo. Appartiene alla nostra storia. Non sarà mai dimenticato.

Come prevedibile, la partita si svolge completamente nella metà campo dei padroni di casa, arroccati in difesa su tre linee molto basse. Addirittura Simy e Bonazzoli, i due attaccanti, arretrano a difendere fino ai limiti dell’area di rigore. L’avvio della Juventus è abbastanza deciso. Favorita anche dall’atteggiamento tattico della Salernitana, la squadra di Allegri può permettersi di giocare in costante proiezione offensiva, tenendo il baricentro più alto rispetto al solito. La Juventus sposta la palla da una parte all’altra del campo e cerca di sfruttare le fasce con le avanzate di Cuadrado e Pellegrini, sempre liberi di proporsi in avanti con continuità. Dybala si muove tra le linee di attacco e centrocampo, offrendo un punto di riferimento in fase di costruzione e una soluzione al momento di concludere. La squadra tiene un buon ritmo di manovra e, già nei primi dieci minuti, riesce a presentarsi al tiro in tre occasioni. Due conclusioni di Dybala, in verità facilmente contenute da Belec, intervallate da un sinistro a giro molto tagliato di Kulusevski che termina sul fondo sfiorando il palo alla destra del portiere.

I campani, con i pochi mezzi a disposizione, provano a restare il più a lungo possibile dentro la gara. Si presentano dalle parti di Szczesny con un colpo di testa di Simy, terminato a lato del palo, e per il resto cercano di “sporcare” e di rendere ostica la partita ricorrendo a falli e a richieste di interventi sanitari allo scopo di spezzare il gioco e impedire alla Juventus di mantenere il ritmo necessario. Resistono fino al ventesimo minuto i giocatori in maglia granata. Fino a quando Dybala riceve palla da Locatelli, triangola con Kulusevski e, liberato al limite dell’area dal passaggio di ritorno del centrocampista svedese, lascia partire un tiro secco che si infila imparabile nell’angolo basso alla sinistra di Belec. Il tutto è accaduto proprio nel momento in cui Ambrosini, seconda voce in telecronaca, parlava della necessità di muovere il pallone con maggiore pulizia tecnica, indispensabile per aprire questo tipo di partite.

Lo svantaggio non sembra comunque cambiare il piano di gara della Salernitana. La squadra di Colantuono continua a mantenere un baricentro molto arretrato, cercando di portare almeno fino all’intervallo lo scarto minimo. In avanti, dopo il colpo di testa di Simy, i giocatori granata non si vedono più. In possesso di palla, Simy e Bonazzoli sono sempre costretti a tentare di risalire quasi tutto il campo senza ricevere particolare appoggio dal resto della squadra. Il maggiore fastidio al tifoso davanti alla tv, in quella che tutto sommato sembra una serata abbastanza tranquilla per i colori bianconeri, lo procura l’app di Dazn con frequenti cali di risoluzione che, in qualche momento, rendono più complicato capire cosa accade in campo. Alla prima interruzione, il tifoso davanti alla tv, sempre in aperta contestazione con questo nuovo modo di vedere il calcio che è stato imposto ai telespettatori, cambia e si sposta sulla chiave fire stick, acquistata per ovviare alle emergenze che possono presentarsi. La situazione migliora ma solo di poco. Niente più cali di risoluzione ma le immagini arrivano meno fluide, dando una senzazione sgradevole di piccoli scatti quando la partita sale di ritmo. Inevitabile per il ristretto gruppo di ascolto davanti alla tv, terminare la serata con un discreto mal di testa.

La Juventus continua a gestire il pallone con una certa tranquillità. Nonostante il vantaggio trovato relativamente presto, sono però ancora evidenti le scorie lasciate dalle recenti sconfitte. I giocatori cercano linee di passaggio il più possibile sicure, proponendo frequenti tocchi all’indietro o al compagno più vicino. Ne viene fuori una manovra appena più lenta di quanto invece servirebbe per scardinare il bunker della Salernitana definitivamente. La squadra di Allegri muove il pallone a volte con troppa calma, in attesa di un varco nel quale lanciarsi alla ricerca del raddoppio. Dopo un gol annullato dal Var a Chiellini per fuorigioco di Moise Kean, i bianconeri, oggi vestiti di giallo, si presentano ancora alla conclusione con Bentancur che chiude con un destro alto una percussione centrale. L’ultima occasione del primo tempo nasce da un affondo verticale di Kean che però, al momento decisivo, ritarda il comodo passaggio verso Bernardeschi, libero davanti alla porta, e finisce per vanificare la buona iniziativa da lui stesso proposta.

Dopo tre minuti di recupero, l’arbitro Fourneau chiude la prima parte di gara. Il minimo vantaggio, anche piuttosto stretto per quello che si è visto in campo, non lascia particolarmente tranquilli i tifosi bianconeri. La presenza in campo di Simy riporta alla luce, da un angolo della memoria, sinistri ricordi di quando l’attaccante vestiva la maglia del Crotone. Partite sporche e difficili come questa nelle quali i gol del giocatore nigeriano impedirono alla Juventus di uscire dal campo con i tre punti. Fino a questo momento, ad una squadra che ha giocato perennemente alle porte dell’area avversaria, è mancato un minimo di lucidità e di velocità in più nella fase dell’ultima rifinitura.

Le squadre si ripresentano sul terreno di gioco con le stesse formazioni con cui hanno concluso il primo tempo. L’avvio di ripresa sembra ricalcare il copione andato in scena fino a quel momento. La Juventus gestisce il pallone, la Salernitana difende la sua area. Nascono azioni lunghe e insistite alle porte dell’area di rigore campana. Azioni nelle quali però manca sempre l’accelerazione decisiva. Colantuono interviene modificando la struttura della sua squadra con due cambi. Di Tacchio e Schiavone prendono il posto di Capezzi e Kechrida. Schierata adesso su un 352, la Salernitana prova a proporsi un po’ di più anche in avanti cercando di sfruttare l’ampiezza del campo. Alla prima vera azione costruita, a ridosso del quarto d’ora, va ad un passo dal pareggio con un tiro di Ranieri, arrivato dopo una serie di rimpalli in area bianconera, che si infrange sulla base del palo quando ormai il tifoso davanti alla tv era rassegnato all’inevitabile. Il pareggio avrebbe con ogni probabilità reso molto complicato il resto della gara. In questa circostanza, la buona sorte ha senza dubbio rivolto uno sguardo benevolo verso la Juventus, fino a questo punto della stagione discretamente maltrattata. Il pericolo corso suggerisce ad Allegri di intervenire. Il tecnico richiama in panchina Kean e manda in campo Morata, chiedendo allo spagnolo di offrire alla squadra un punto di appoggio in avanti. Contributo che Kean, giocatore più verticale e meno portato a giocare spalle alla porta, non è riuscito a fornire fino in fondo, andando spesso in difficoltà contro il muro di maglie granata che si è trovato a fronteggiare. Entra anche Alex Sandro che prende il posto di Luca Pellegrini. Il giovane terzino appare più disinvolto quando si propone in fase offensiva piuttosto che in marcatura. Ha comunque confermato che, almeno in questo tipo di partite, può rappresentare una valida alternativa al titolare.

Pochi minuti dopo il suo ingresso, Morata chiude l’incontro deviando, con un tocco prezioso di prima intenzione, da pochi passi, un cross radente di Bernardeschi da sinistra. Il centravanti spagnolo che in campionato non trovava la via della rete dalla partita contro il Milan, esulta davanti al settore che ospita i tifosi juventini in trasferta all’Arechi. Il gol del 2-0 segna la fine delle speranze della Salernitana di tenere viva la partita fino agli ultimi minuti e cercare di tentare il colpo. Subito dopo la rete, Allegri cambia ancora. Entra Rabiot al posto di Bernardeschi, autore di una prova tutto sommato positiva, impreziosita dall’assist per Morata. 

Il tempo che rimane da giocare è una lunga gestione, quasi ininterrotta, del pallone da parte degli uomini di Allegri che, quando si presenta l’opportunità, vanno alla ricerca  del gol della definitiva sicurezza. Dybala sfiora il palo con un potente sinistro dal limite dell’area. Ancora l’argentino vanifica, con un sinistro centrale da ottima posizione, un’azione in velocità proposta da Kulusevski e rifinita da Morata con un tocco filtrante. Infine, proprio allo scadere dei tre minuti di recupero concessi dall’arbitro Fourneau, di nuovo Dybala fa in tempo a sbagliare un rigore. L’argentino scivola al momento di calciare, spedendo altissimo il rigore conquistato da Morata al termine di uno spunto personale. Il centravanti spagnolo, in poco più di venti minuti mette a referto un gol, un assist per Dybala, non capitalizzato dall’argentino, e un rigore procurato. Non poco. La Salernitana vale quel che vale, lui non sarà mai un attaccante da titolo dei cannonieri ma se gli viene concesso di giocare più a ridosso dell’area di rigore, di ricevere palloni più vicino alla porta, si dimostra comunque un centravanti importante.

L’ultimo secondo della partita (letteralmente l’ultimo) vede il debutto in serie A per Matias Soulé. Entrato in campo al posto di Kulusevski, il giovane fantasista fa in tempo soltanto ad assistere, da posizione privilegiata, al tiro dal dischetto mancato da Dybala. Vale come prima presenza, l’augurio è che sia la prima di tante.

La partita finisce con una vittoria che nessun pronostico poteva mettere in discussione. Una vittoria che, nella situazione in cui versa attualmente la Juventus, era però meno scontata di quanto la differenza di valori tecnici, esistente tra le due squadre, potesse lasciar immaginare. Una vittoria, comunque, che da sola non è sufficiente per poter pensare ad una Juventus in uscita dal periodo critico. In questo momento, in casa bianconera si naviga a vista. Si deve pensare ad una partita per volta, senza troppi calcoli di classifica, cercando di vincerne il più possibile. Nella notte dell’Arechi la squadra di Allegri è riuscita a portare a termine la non difficilissima missione. Si tratta adesso di sfruttare un calendario che nelle prossime giornate presenterà ai bianconeri una serie di gare più abbordabili, a partire dalla prossima domenica, quando a Torino si presenterà il Genoa, dalla quale cercare di trovare una continuità di vittorie, e possibilmente un miglioramento costante nelle prestazioni, che finora è mancata.