La giornata di sabato è stata, per i tifosi e il mondo Juve, senza dubbio bellissima ed emozionante: ultima partita in campionato con uno scudetto già conquistato nel turno precedente e, di conseguenza, una passerella da gustarsi fino in fondo.
A fare da cornice ai festeggiamenti c’è stato il saluto del popolo Juventino al Capitano Gigi Buffon: un saluto commovente perché Gigi ha rappresentato per diciassette anni degnamente la Juventus, difendendo la sua porta e, negli ultimi sette anni, vestendo in modo autorevole la fascia da capitano e contribuendo, proprio da capitano, alla crescita dei molti giovani che sono transitati e che tutt’ora abbiamo in squadra.

Buffon è stata la nostra stella polare nei momenti di difficoltà: a partire dal 2006 quando, fresco campione del mondo, accantonò le proposte da parte di top club italiani ed esteri per scendere in serie b con la Juventus. Lui assieme a Nedved, Camoranesi, Trezeguet e Del Piero sono infatti stati i cinque samurai che ci hanno accompagnato nella discesa agli inferi e nella risalita dagli stessi; a loro, personalmente va tutta la mia stima e riconoscenza perché si sono dimostrati Uomini.

Buffon ha accompagnato la Juventus, dopo la positiva esperienza con Ranieri, nella faticosa risalita nelle posizioni che le competono: erano anni, quelli della guida Secco-Blanc, che sembrano ormai lontani anni luce ma che devono rimanere da monito; quando manca una dirigenza solida non potranno mai arrivare risultati lusinghieri; Gigi, in quegli anni, è stato una delle nostre poche certezze dentro e fuori dal campo. Anche quando, dopo i gravi problemi che ebbe alla schiena, Del Neri progettò di dargli il ben servito e affidare la porta a Storari; fortunatamente, alla fine, andò via il primo e da lì vi fu la rinascita di Buffon: con Agnelli, Conte, Allegri e tutti i compagni che hanno contribuito a scrivere questi fantastici sette anni.

Le lacrime di sabato del mondo Juventino che hanno accompagnato l’ultima uscita dal campo di Buffon, sono la prova di cosa abbia rappresentato; ma non sono state lacrime da funerale come spesso vediamo in altri ritiri: Buffon se ne va da calciatore vero e non da sbiadita e malinconica immagine di un passato che non c’è più. “Niente ritiri alla Totti” scrissi qualche mese fa e, in questo senso, ho apprezzato oltremodo la fermezza del Presidente Agnelli nel ribadire quanto stabilito una stagione fa con l’arrivo di Szcesny: il prossimo portiere titolare sarà il polacco perché la Juventus deve programmare e guardare al futuro.
Su questo assunto il Presidente non ha accettato negoziazione alcuna, fermando sul nascere ogni velleità del numero 1: che Gigi avesse deciso di non smettere era nell’aria da tempo, ma lo farà altrove; non alla Juventus, che gli ha consentito di lasciare, lo ripeto, da calciatore vero che, nell’ultima stagione, ha contribuito con le sue parate a mettere la firma su uno scudetto straordinario.

Una stagione dove purtroppo, a causa della sciagurata gestione Tavecchio-Ventura, gli è stato negato il sogno del sesto mondiale, unica vera nota stonata insieme a quegli ultimi minuti di Madrid: ultimi minuti e post partita, strumentalizzati da qualche vigliacco, che sono forse stati il segno tangibile che l’avventura di Gigi alla Juve era giusto finisse.

Ringraziare Buffon per quanto fatto in bianconero sarebbe finanche limitante: mi limito a dire che noi tifosi gli saremo eternamente grati e che credo un portiere come lui difficilmente lo si rivedrà, perlomeno a stretto giro di posta.