Non puoi sederti in un ristorante da cento euro, se hai dieci euro in tasca.
Aveva ragione Antonio Conte qualche anno fa, quando commentava una delusione europea sulla panchina della Juventus campione d'Italia in carica.
Avrebbe dovuto aggiungere che, con dieci euro, puoi comunque cercare un ristorante che faccia al caso tuo: meno prestigioso, meno stellato, più spartano. Ma pur sempre un ristorante che ti sfami per quanto basta e per quanto le tue possibilità consentano: magari una trattoria di provincia. Ma se non puoi mangiare caviale, almeno sfamati con una pizza margherita: evita di morire di fame, santo cielo!

Per questo motivo trovo assurdo ed incredibilmente autolesionista il modo in cui il calcio italiano abbia preso sottogamba, da vent'anni a questa parte, una competizione che negli Anni Novanta era un'affiliata del calcio italiano stesso: l'ex Coppa Uefa, oggi Europa League (8 trionfi tricolore su 11 edizioni, tra 1988 e 1999, con 4 finali completamente italiane più 2 finaliste sconfitte).
Sicuramente (e non occorre elencarne le cause, talmente evidenti) la competizione oggi ha un valore diverso rispetto alla sua illustre antenata, sia da un punto di vista tecnico che (sopratutto) da un punto di vista economico-finanziario: sono lontani gli anni delle vittorie di Real Madrid, Bayern Monaco, Juventus, Inter ma anche del Napoli di Maradona e del super-Parma di Tanzi. Ma era e resta pur sempre la seconda competizione europea, un palcoscenico internazionale di rilievo che dà accesso alla Champions League ed alla Supercoppa Europea.
Se, per restare all'ultimo decennio, club ricchi e prestigiosi come Manchester United, Chelsea, Atletico Madrid hanno esultato e riempito le piazze di tifosi per la conquista del trofeo, salvando in tal modo le proprie stagioni, perchè dobbiamo assistere alla pietosa gara per la non-qualificazione delle società di casa nostra?

Se Sarri, con la vittoria in Europa League dello scorso anno, si è affermato come allenatore vincente anzichè mero "maestro di calcio", perchè dobbiamo assistere all'ignobile turnover delle squadre italiane durante lo svolgimento della competizione?
Se il calcio italiano non porta a casa un trofeo internazionale da 10 anni, se la Juventus cannibale d'Italia non ne vince uno da addirittura 24, perchè non puntare forte su questo obiettivo con le forze a nostra disposizione?
Speriamo che Roma ed Inter recepiscano il messaggio: hanno tutte le carte in regola per riportare la coppa in Italia. E speriamo che il Milan valuti con lucidità l'importanza di raggiungere un pur deludente 6° posto in graduatoria: è poco, ma è comunque un possibile punto di ripartenza.