UN TEST MOLTO IMPEGNATIVO - L'Atalanta non ha il blasone di altri club e non suscita particolare stima tra chi non segue attentamente la Serie A, ma è una buonissima squadra, reduce nelle ultime due stagioni da un quarto e un settimo posto e, tra l'altro, da un poker di vittorie nelle ultime cinque gare giocate. Nel calcio ci sono poi partite che presentano un coefficiente di difficoltà più alto (o, ovviamente, più basso) del mero valore tecnico degli avversari da affrontare.
Per quelle che sono le caratteristiche del Napoli di Ancelotti, il campo tradizionalmente ostico (gli azzurri avevano rimediato otto punti nelle ultime sette trasferte a Bergamo), il tifo caldo e animato da una forte e (ma ieri sera corretta) rivalità, le caratteristiche fisiche (calciatori molto prestanti fisicamente) e tattiche (pressing alto e asfissiante) degli orobici rendevano la partita ancora più difficile di quel che il valore degli avversari già la facesse essere.

UNA VIGILIA DIFFICILE - Gli azzurri arrivavano a Bergamo sfiniti psicologicamente da quarantotto ore vissute con la consapevolezza di essere a meno dieci punti da una Juve già fortissima e tecnicamente superiore, alla quale il calendario morbido ha pure dato il tempo di amalgamarsi e prendere consapevolezza di tutto il suo potenziale, un mix che l'ha resa sinora ingiocabile per il livello di questa Serie A. Per Insigne e compagni era concreto il rischio, dopo aver buttato malamente la domenica precedente due punti col Chievo, di pensare inconsciamente che la sfida della prossima settimana contro il Liverpool, paradossalmente, rappresentasse un obiettivo più concreto, rispetto a una estenuante rincorsa al buio contro un gigante europeo come la Juventus.

PROVA OPACA DA PARTE DI ALCUNI - Quando l'ex partenopeo Duvan Zapata - un ottimo attaccante, troppo spesso sottovalutato a causa della sua non eccelsa vena realizzativa - ha segnato il gol del meritato pareggio per gli orobici, onestamente, sembrava difficile ipotizzare che il Napoli potesse portare a casa la vittoria. Una squadra, seppur schierata con una formazione che si avvicina di molto a quella attualmente titolare, apparsa opaca in alcuni elementi cardine (Maksimovic e Callejon, ad esempio), ma soprattutto in Hamsik, colpevole ieri di avere poca personalità e di estraniarsi un pò troppo in un ruolo, quello del costruttore di gioco, in cui prendersi responsabilità e guidare i compagni nei momenti di difficoltà è indispensabile.

I CONTI SI FANNO ALLA FINE - Il prosieguo del secondo tempo, confuso e senza reali palle gol per nessuna delle due squadre, sembrava confermare l' impressione del pareggio al triplice fischio. Una gemma di Milik, entrato a dieci minuti dalla fine, ha invece regalato la vittoria (bello che l'assist per il suo gol sia arrivato da un altro giocatore criticato ben più dei reali demeriti, Mario Rui, autore già in precedenza di un'ottima prova). Un gran gol quello del polacco, il quinto personale nella Serie A 2018-19 (e il primo da fine settembre in poi). Arkadiusz, pur giocando male ultimamente e sebbene reduce da due gravissimi infortuni, viaggia a una media in questo campionato di un gol ogni 128 minuti. Tanto per fare un esempio illustre, Immobile sta facendo peggio (venga passato il diverso minutaggio tra i due, che rende il paragone parzialmente forzato). Solo Icardi, Ronaldo, Piatek e Mertens si stanno comportando meglio in tal senso sin qui, tra chi ha fatto almeno cinque reti in campionato. Questo gol regalerà fiducia e minutaggio a Milik, oltre che dare ulteriori stimoli e riposo a Mertens: tutte buone notizie per gli azzurri.

UNDICESIMO RISULTATO UTILE CONSECUTIVO - Per chi sogna -parole di Ancelotti- lo scudetto, ritrovarsi dopo poco più di un terzo del campionato a meno 8 punti dalla vetta è durissima, ma, tanto per capire quanto di buono sta comunque facendo questa squadra, tra l'altro per la prima volta nella sua storia imbattuta in cinque partite consecutive di Champions, aiuta ricordare l'ottimo rendimento avuto anche in campionato. Con 32 punti dopo 14 giornate, il Napoli sarebbe al primo posto in cinque degli ultimi nove campionati di Serie A (e al vertice nell'attuale Liga, oltre che a un passo dalla vetta in Germania). Magrissime consolazioni - come quella indicante come solo l'anno scorso, da quando la vittoria assegna i 3 punti, il Napoli in Serie A ha fatto meglio di questa stagione- capaci però di far avere fiducia sulla grande bontà del cammino intrapreso, che da ben undici partite non conosce passi falsi.

P.s. un giorno, per spiegare cosa significhi, nel calcio del 2020, "aver classe" faranno vedere un filmato di Fabian e di come si muove elegantemente in campo col pallone tra i piedi, come mette -in maniera naturale- perfettamente il corpo rispetto alla palla, come con un piede -il sinistro- lanci la palla proprio dove vuole, compiendo con grande intelligenza calcistica quasi sempre la scelta giusta (peccato che nel secondo tempo sia calato).