È una persona negativa, senza rispetto per il gruppo. In Confederations Cup, nel 2013, non ci diede una mano in niente, roba da prenderlo a schiaffi.” Così Giorgio Chiellini su Mario Balotelli.

“Io almeno ho la sincerità e il coraggio di dire le cose in faccia. Tu dal 2013 avresti avuto tante occasioni per farlo, comportandoti da vero uomo, ma non l’hai fatto. Chissà cosa dirai un giorno dei compagni di oggi, strano capitano. Se questo vuol dire essere un campione, allora preferisco non esserlo. E alla maglia azzurra non ho mai mancato di rispetto.” Così Mario Balotelli sulle dichiarazioni di Giorgio Chiellini.

Sono bastate alcune dichiarazioni, quelle del Capitano della Juventus e della Nazionale, Giorgio Chiellini, a trasformare un lento e tranquillo sabato della Fase 2 in un concentrato di calde e polemiche ore, che hanno infiammato i diretti interessati (Balotelli e Felipe Melo) e il popolo dei social desideroso di rialzarsi le maniche e schierarsi finalmente, uno contro l’altro, su un argomento che non ha niente a che vedere con la politica o la scienza. Si è tornati a parlare di calcio con la ferocia campanilistica che ci ha sempre contraddistinto.

Lungi da me prendere posizione. Ci sono alcuni momenti, episodi, del pallone che non possiamo conoscere anche se il nostro lavoro ci tiene molto vicini a quel mondo. Non possiamo sapere cosa accadde veramente nel 2013 in Confederations Cup. Qualcosa è trapelato, altro ci è stato nascosto. Arrivarono alle mani? Chiellini ebbe o non ebbe il coraggio di esternare la sua disapprovazione nei confronti di SuperMario?

SuperMario, l’irrispettoso

C’è un aspetto sul quale, però, possiamo soffermarci: il rispetto. Balotelli dice di non aver mai mancato di rispetto alla maglia della Nazionale: mente o non è esattamente consapevole degli atteggiamenti tenuti durante i suoi folli e sprecati anni di carriera. Comportamenti che non hanno soltanto dimostrato una mancanza di rispetto nei riguardi dell’azzurro, ma anche verso qualsiasi colore abbia vestito, verso i tifosi e anche, soprattutto, verso se stesso. Un non rispetto, quello di Mario, figlio non di una maleducazione ma di una verità: a lui non è mai fregato niente di tutti noi e del calcio.

Maglia dell’Inter scaraventata a terra in gesto di sfida contro i tifosi, parcheggio di un carcere femminile varcato senza autorizzazione, un inopportuno “Why always me?” sfoggiato fiero dopo un gol contro il Manchester United ai tempi del City, incendio causato con fuochi d’artificio nel bagno di casa propria, litigio fisico con Mancini durante un allenamento, litigio con pettorina,  27 divieti di sosta con una sola Maserati, freccette lanciate sui i ragazzi delle giovanili dei Citizen, giro turistico a Scampia per gioco, 2000 euro offerti ad un napoletano per gettarsi con un motorino in acqua. Potremmo continuare.

Chi vuol essere calciatore?

Immaginiamoci un futuro non troppo remoto. Un futuro nel quale oramai il 45 avrà dato l’addio ai campi di calcio. Cosa ci resterà? SuperMario a sua figlia Pia, o ai suoi nipoti, potrà raccontare particolari interessanti maggiormente inerenti alle sue avventure extracalcistiche o a quelle strettamente legate al campo? Vorrà parlargli di calcio? Di quando raccontava di voler vincere il Pallone d’Oro. Rimuoverà quella parte della sua vita? Della sua vita cosa gli importerà davvero ricordare?

Senza alcuna intenzione di “fare morali” circa la dissennatezza dei suoi gesti, urliamo che ci piange il cuore per un talento immenso al quale giocare a calcio non è mai piaciuto nemmeno un quarto che “cazzeggiare”. L’ episodio del motorino, verificatosi a Napoli, a lui riguardante, non è che una delle tante conferme. Conferme che è un coglione? No, semplicemente che SuperMario non si sente un calciatore, non si è mai sentito un calciatore, e perciò non si comporta come tale, come uno che sa di essere, nel positivo o nel negativo, da esempio per chi lo segue. 

Un futuro mai voluto

Quando parliamo del ragazzo cresciuto a Brescia ci vengono in mente, subito dopo le sue follie, i suoi esordi e le promesse: la sua immensa superiorità tra i pari età ai tempi delle giovanili che gli valse un Campionato Primavera e un Torneo di Viareggio, la maglia titolare in nerazzurro, poco meno e poco più che maggiorenne, che lo portò ad accaparrarsi vari scudetti e un triplete, il trasferimento in Premier, l’Europeo 2012.
Traguardi raggiunti in tenera età e senza alcun impegno che lasciavano presagire di essere di fronte ad uno dei più grandi crack del calcio contemporaneo e, allo stesso tempo, di un giocatore che non avrebbe avuto una lunga vita calcistica a meno che non si fosse drizzato strada facendo (su questo diamo merito a Chiellini di averci visto lungo).
Passati degli anni, abbiamo la certezza che Supermario non si drizzerà mai perché tale questione è di chi la solleva ma non sua, non gli interessa della sua onorabilità come uomo né tantomeno del suo talento, quelle capacità immense, che nonostante non siano mai state coltivate, hanno per anni comandato la realtà, dettandola.
Lui è tranquillo cosi, atarassico e lo si capisce anche dalla risposta netta e diretta indirizzata a quello che è stato il suo Capitano. Vive come se nulla potesse toccarlo, come se fosse un nessuno, uno sconosciuto.

Il ciceronico

Prendersela con Balo, tifarlo, difenderlo, odiarlo, nulla ha senso. La sua condizione, per certi versi è invidiabile, è incondizionabile.
Non vedremo mai i due “Mario”, quello in campo e quello fuori, scissi. Mai le sue gesta con la palla oscureranno quelle senza, mai viceversa. Mai fuori dal rettangolo vedremo un professionista.
Inutile sarà sperare in suo miglioramento tecnico-tattico o personale, inutile lanciargli frecciatine per stimolarlo. Mario a 29 anni è quello che era a 17, ha problemi di posizione sul terreno di gioco, di smarcamento offensivo (non attacca mai la profondità), di partecipazione alla fase difensiva (non torna), d’egocentrismo (è quello che lo spinge sempre oltre). 
Ad agosto ha scelto di tornare in A, dicevano per riprendersi la Nazionale, se avesse finalmente assecondato i suoi istinti, e non quelli di Raiola, si sarebbe dato completamente ad altro, magari all’ozio di ciceronica memoria.

Ci ha mancato di rispetto, ma non l’ha fatto apposta

La sensazione è che Balotelli sia l’unico calciatore in attività considerabile già ai sensi di un ex calciatore, che calca ancora i prati verdi senza un apparente valido motivo, nemmeno nel interesse al calcio che non ha mai avuto, forse solo nei soldi che questo assicura.
Allontanandoci dai fatti che l’hanno contrassegnato, possiamo cerchiare il termine “interesse” per chiederci quale sia quello reale di un ragazzo che nella tormenta di critiche e discussione è sempre rimasto in piedi saldo, convinto che si trovasse a percorrere il proprio percorso, quello giusto: “se questo vuol dire essere un campione, allora preferisco non esserlo.”
Un percorso che probabilmente è l’unico a conoscere.
Non resta che auguragli buona fortuna e pace, nel mentre, nostalgici, pensiamo a cosa avremmo voluto nel profondo da lui, cosa ci ha dato e cosa non possiamo più aspettarci.
Pensateci, in fondo ci ha mancato di rispetto senza nemmeno volerlo.