L'Italia ha vinto quattro coppe del Mondo, le prime due, consecutive, sotto il fascismo, era la Nazionale del fascismo, come da fascio ben impresso sulla casacca; la terza, vinta, scherzo del destino, sotto la guida di un Paese presidente partigiano, Pertini, la coppa del Mondo che diede un riscatto morale ed etico al Paese, la più bella di sempre, e poi quella del 2006, la coppa del Mondo delle nuove generazioni, della nuova era, altro mondo, altro calcio, altro tutto.

C'è da riflettere, però sulla coppa del Mondo vinta dall'Italia nel 1938. Fu un Mondiale falsato, sulla carta una delle nazionali più forti, come l'Austria, non potè giocarla, e la Spagna, squadra altrettanto ostica, neanche. Competizione giocata in Francia, dove l'Italia venne travolta dai fischi per il saluto romano, ma vinse sicuramente sul campo, affrontando un calendario tutt'altro che facile, una competizione, però che risultò essere profondamente mutilata, per usare uno stile dannunziano, a causa dell'annessione nazista dell'Austria. Di quel mondiale si ricorda forse più la rottura dell'elastico dei pantaloncini di Meazza all'atto del calcio di rigore contro il Brasile, che la mancata partecipazione dell'Austria a causa dell'aggressione nazista, di cui l'Italia fu alleata. Ci sono cose che vanno oltre il calcio di cui un Paese dovrebbe rendersi fiero ed orgoglioso. Ebbene, forse i tempi sono maturi, malgrado il quadro politico sussistente in Italia sia profondamente nazionalista, da becero '900, per restituire al Mondo quella coppa vinta nel 1938, e venga assegnata moralmente e anche a livello di titolo, se si potesse, all'Austria. Sarebbe questo il gesto più bello e dignitoso che un Paese potrebbe fare, riconoscendo i torti della storia e l'ingiustizia di un Mondiale vinto senza una delle protagoniste a causa dell'annessione della Germania di Hitler.
Si dirà che questa cosa non si può fare, che sarebbe ingiusta, perchè il mondiale i giocatori lo hanno conquistato sul campo, fascismo o nazismo che fossero protagonisti del disastro mondiale, saluti romani consentendo, che la storia è la storia e non si può cancellare ed i soliti immensi bla,bla,bla. Ebbene, gesti così fanno parte della storia, se ne scrive una nuova, più dignitosa ed eticamente accettabile, riparando i torti subiti da un Paese vittima della furia nazista. Certo, ci sarà chi dirà che l'annessione dell'Austria alla Germana fu coronata democraticamente dal voto. Dal plebiscito. Certo, parlare di democrazia con un paese invaso militarmente dai nazisti, è come riconoscere la valenza dell'occupazione russa di alcuni territori ucraini ad esempio e l'esito del referendum. Prima ti occupo un Paese, poi utilizzo lo strumento della democrazia per legittimare l'annessione, con le armi puntate metaforicamente alla testa, facile così. Furono esclusi dal voto di quel plebiscito del 1938 l'8% del corpo elettorale, perchè ebrei, o antifanazifscisti, il quesito era questo: «Sei d'accordo con la riunificazione dell'Austria con il Reich tedesco avvenuta il 13 marzo 1938 e voti per la lista del nostro Führer Adolf Hitler?» «Sei d'accordo con la riunificazione dell'Austria con il Reich tedesco avvenuta il 13 marzo 1938 e voti per la lista del nostro Führer Adolf Hitler?» Secondo i dati ufficiali in Austria il "sì" vinse con il 99,73% dei voti, mentre il "no" ottenne solo lo 0,27%. Il "sì" vinse anche in Germania con il 99,08% dei voti, mentre il "no" solo lo 0,91 %. L'affluenza al voto fu altissima: del 99,71% in Austria e del 99,60% in Germania. Facile immaginarsi che libertà di scelta ebbero gli austriaci. Un referendum farsa, sotto la minaccia del fucile puntato alle spalle da parte del "democratico" nazista.