Wembley, domenica 31 luglio 2022, ore 18, finale dei campionati europei di calcio femminile tra le nazionali di Inghilterra e Germania.

Se giocassero gli uomini diremmo finale tra i maestri inglesi e i panzer tedeschi quattro volte campioni del mondo, ma a giocarsi il titolo di campionesse d’Europa sono invece le donne, e allora scopriamo l’albo d’oro europeo e mondiale del gentil sesso:

Titoli europei (prima edizione 1984)

  • Germania 8
  • Norvegia 2
  • Paesi Bassi 1
  • Svezia 1

Titoli mondiali (prima edizione 1991)

  • Stati Uniti 4
  • Germania 2
  • Norvegia 1
  • Giappone 1

Vedendo il palmares ci viene da pensare che sarà una partita a senso unico, dominata dalle tedesche pluricampionesse europee e mondiali, e invece chi in queste settimane ha dato uno sguardo non solo alle bacheche ma anche al campo di gioco, alle immagini che sia Sky che la RAI stanno proponendo in diretta e replica di ogni partita della manifestazione continentale, ha ben chiaro in testa che la disputa è aperta, che nessun risultato è scontato, che gli 87.000 di Wembley cercheranno a gran voce di spingere le loro leonesse verso la vittoria che i maschietti non sono riusciti a raggiungere lo scorso anno contro i nostri ragazzi di Mister Roberto Mancini. A chi mi chiede se guardo il football rosa, a chi mi chiede cosa ne penso, se mi piace, se mi appassiona, rispondo che il mio smisurato amore per le donne mi fa interessare ad ogni cosa che le riguarda, e quindi sì con sana curiosità ho guardato i match delle azzurre e spezzoni di partite di cartello di altre compagini, senza però provare emozioni forti di fronte alle movenze, ai tiri in porta e ai tentativi di parata delle belle fanciulle che calcano i prati verdi rettangolari 105x68 fino a poco tempo fa regno del cosiddetto sesso forte (che poi di forte ha proprio poco).

Notizia di poche settimane fa è che in Italia il calcio femminile è diventato (finalmente) professionistico. Avremo nel giro di qualche anno campionesse strapagate da contratti milionari da sponsor che faranno a gara per accaparrarsele per uno spot pubblicitario finalizzato a vendere creme per depilare gambe o smalti per dipingere unghie? Troveremo nei negozi sportivi non più costosissime maglie di Messi e CR7 fatte nei Paesi più poveri pagando 1 dollaro l’ora bambini con lo sguardo triste e le mani consumate, ma bensì quelle di madame…? Le nostre figlie, nipoti, sorelle affolleranno le scuole calcio, i campetti dell’oratorio e quelli multi uso di palestre e centri sportivi? Non so se questo accadrà e sinceramente non mi importa molto. Quello che veramente mi sta a cuore è capire se le bambine vorranno veramente dare calci ad un pallone o se saranno costrette a farlo da genitori indiavolati alla ricerca del soldo facile, di tanti soldi, di contratti per le loro principesse che farebbero diventare re e regine i loro padri e le loro madri. Ormai lo sport non è più visto come qualcosa di sano, di formativo, di educativo, come un divertimento, ma come il mezzo per raggiungere la ricchezza, il benessere, la fama, e tutto questo fa perdere il vero significato dell’attività fisica, del gioco. Magari sarà un altro passo verso la tendenza ormai consolidata di inversione dei ruoli, non saranno più le bionde e brune starlet a sognare il belloccio con i tacchetti ai piedi e il conto in banca a cifre infinite, ma il bel ragazzo di umile famiglia che punterà ad accasarsi con il pallone d’oro di nome Caterina, Giulia, Paola o Vanessa.

Ad oggi il calcio femminile mi sembra più una moda che altro, mi sembra un po’ come il padel che improvvisamente è diventato lo sport più praticato, il più amato, il più sognato. Sì, come il padel che lo giocano tutti, come il padel che se ti metti fuori da uno dei milioni di campi nati come funghi negli ultimi due anni, non vedi un praticante tirare un colpo giusto, non ne vedi mezzo che sa fare una bandeja o una vibora. Siamo onesti, il football, come lo chiamano i maestri inglesi, è uno sport, un gioco che richiede, come per esempio il rugby, il football americano e quello australiano, capacità di forza, di velocità di corsa e di esecuzione, resistenza allo sforzo, contatto fisico, che senza offesa per le donne, sono caratteristiche prettamente maschili. E’ la natura che ha deciso questo, non io, che, non fraintendetemi, non sono né maschilista né assolutamente misogino. Ben venga lo sport, tutto lo sport per tutti e tutte, ma non esaltiamo ciò che non ha merito di essere esaltato, non utilizziamo il corpo umano ad ogni costo per fare business, lasciamolo in pace e facciamogli fare quello per cui da qualcuno o qualcosa è stato creato. Buona finale dei campionati europei di calcio e buono sport a tutti…e soprattutto a tutte.