Penso che su una cosa possiamo essere tutti d’accordo. Nel calcio si gioca tropo, le squadre sono costrette a calendari assurdi, tutti lo abbiamo capito tranne quelli che comandano, visto l’assurda richiesta di organizzare un mondiale di calcio ogni due anni.

Siamo arrivati al punto che delle società di calcio proprietarie dei cartellini dei calciatori, che pagano fior di milioni, sono costrette a non poterli utilizzare a causa dei calendari delle nazionali che non tengono minimamente conto di queste cose. Siamo al punto che alle squadre manca il tempo di allenarsi tra una partita e l’altra, tra un viaggio e un’altro. Siamo arrivati al punto che un calciatore per un piccolo stop di una settimana è costretto a saltare tre partite. Non c’è più tempo nemmeno per curarsi. Ogni giorno calcio, così non va. 
Il calcio italiano e internazionale urge di riforme immediate e urgenti perché siamo al punto di rottura. C’è un allontanamento dei tifosi preoccupante, e pochissimi “nuovi” appassionati, questo format non è attraente. Assistiamo a partite inutili come Italia Lituania o Inghilterra Andorra, partite che a dire persino da alcuni giornalisti, non sono nemmeno partite di calcio. 

La Superlega, demonizzata come il peggior dei mali di questo sport, aveva, in realtà, l’obiettivo di riformare il calcio e dare un senso a questo sport. I giochi politici, la propaganda e i soldi hanno affossato (solo per ora) questo tentativo da parte dei club più importanti coinvolti in questa querelle, usando il trucco dell’etica sportiva. Si perché il buon Ceferin, vistosi portare via dalle mani il giocattolino che tanti soldi gli fa maneggiare e tanto potere gli dà, ha pensato bene “per il bene di questo sport” di metterla sul piano dell’etica sportiva, sui sogni dei bambini, sul calcio che dovrebbe essere inclusione, e così ha messo in piedi una sorta di propaganda alla quale molti si sono accodati, in nome del politicamente corretto, senza tenere realmente conto dei bisogni del calcio e delle società oltre ai giocatori. In realtà la Fifa aveva dato il suo sostegno al progetto, e tutti i tentativi fatti dal signor Ceferin in tutti i tribunali dove ha bussato alla porta, per penalizzare i “ ribelli” gli sono stati rispediti a casa con un nulla di fatto. In parole povere gli hanno “consigliato” di lasciare perdere questa sua inutile guerra e trovare un accordo. 
Al di là delle dichiarazioni di facciata e di dimostrazione di forza insieme al suo nuovo amichetto Nasser Al-Khelaifi, la Superlega si farà perché necessaria. 
Probabilmente non si chiamerà più così, sarà leggermente modificata ma si farà. 
Il cambiamento maggiore sarà il fatto che l’Uefa non sarà esclusa totalmente, ma gli verrà conferito un ruolo di organizzazione. 
Mi spiego. 
Oggi l’Uefa organizza, decide e paga i club partecipanti alla competizioni europee in base a vari parametri. Si andrà verso una “Superlega” che pagherà l’Uefa per l’organizzazione del torneo, gestione degli arbitri, sicurezza, ecc... ma tutto il resto compreso i calendari e la spartizione degli introiti non sarà più affar loro. Probabilmente non si chiamerà nemmeno più Superlega, ma un qualcosa tipo “Uefa competition” con un nuovo logo. I campionati nazionali dovranno ridurre ad un massimo di 16 squadre pet campionato, e anche la Fifa porterà dei cambiamenti come le fasce di competizione, in modo tale da vedere Andorra Lituania giocare tra loro e dar vita a una partita di calcio con un senso. I mondiali e gli europei saranno le competizioni dove le piccole realtà potranno avere la possibilità di giocare con i grandi club, ma farlo nella fasi di qualificazione non ha più senso. 
Come la “Superlega” terrà sempre un paio di posti annualmente per le squadre migliori dei campionati nazionali che si giocheranno il “ sogno” tramite retrocessioni e promozioni e play off.

Detto questo immagino che molti di voi non saranno per nulla d’accordo, sempre convinti che il calcio sia uno sport dove tutti dovrebbero essere uguali e avere le stesse possibilità, e se il calcio fosse questo anche io sarei d’accordo, ma non è così. Il calcio non è più uno sport, non coltiva più quel sogno che tutti avevamo nei campetti di periferia quando sognavamo di essere Paolo Rossi o Bruno Conti, quel sogno sì è infranto diversi anni fa quando le squadre di calcio sono diventate società spa e alcune quotate in borsa. Quando i milioni di euro, derivati dai diritti tv hanno ulteriormente cambiato il calcio. Ora questa situazione e questo calcio sono insostenibili e lo spettacolo offerto sempre più scadente. 

Se mi chiedete se mi emoziono o mi esalto più a vedere la mia squadra giocare contro il Liverpool o Real Madrid o contro il Frosinone o Empoli, è ovvio cosa risponderei. E questo credo valga per tutti, non a caso l’energia l’atmosfera e il patos che porta la Champion’s non è una paragonabile ad una partita di serie A se non nei top match. Ed è questo il senso della riforma del calcio. Trovare la soluzione per cui i cosiddetti top club giochino un campionato a sé riducendo drasticamente il numero di partite annuali, anche dei campionati nazionali, mantenendo vivo, comunque, il sogno delle altre realtà di poterci arrivare comunque, come lo sono stati gli anni dello scudetto del Verona o della Sampdoria.