Esaurita la sosta per le nazionali riparte la Serie A. La Juventus, ancora in cerca della prima vittoria stagionale, riprende il suo percorso da Napoli senza i cinque nazionali sudamericani, tenuti fuori dalla trasferta in terra campana da un calendario internazionale stilato senza tenere in alcuna considerazione le esigenze dei club che dei giocatori (o meglio, delle prestazioni sportive degli stessi) sarebbero i proprietari. Questa è la situazione e ne prendiamo atto. Rimane il rammarico di non aver visto da parte di Lega, Federazioni e club stessi un vero tentativo di trovare una soluzione per limitare i danni. I calendari erano noti da tempo, forse esisteva la possibilità di fare qualcosa di diverso rispetto alle semplici constatazioni impotenti portate dai tecnici nel corso delle varie conferenze stampa.

Dunque si va a Napoli. La Juventus, priva anche di Chiesa, tornato in condizioni non ottimali dalle partite disputate con la maglia azzurra, si presenta sul prato dell’ex stadio San Paolo schierando Szczesny tra i pali, difeso da una linea di quattro uomini formata da De Sciglio, Bonucci, Chiellini e Pellegrini, al suo debutto in bianconero dopo il suo tanto discusso acquisto, avvenuto nello scambio con Spinazzola, di due estati fa. Prima partita da titolare per Locatelli, cui Allegri affida le chiavi del centrocampo. Il reparto è completato da McKennie e Rabiot. Il tridente offensivo composto da Bernardeschi, Morata e Kulusevski chiude le scelte dell’allenatore juventino. Al netto delle importanti assenze, si presenta in campo una squadra comunque rispettabile, dalla quale è lecito attendersi almeno una partita degna.

Il Napoli di Spalletti, reduce da due vittorie nelle prime due giornate di campionato contro Venezia e Genoa, risponde con Ospina tra i pali, protetto da una linea difensiva composta da Di Lorenzo, Koulibaly, Manolas e Mario Rui. In mezzo al campo, assenti Demme e Lobotka, spazio al nuovo arrivato Zambo Anguissa, affiancato da Fabian Ruiz ed Elmas. Il centravanti Osimhen, tornato a disposizione dopo la riduzione della squalifica ricevuta per l’espulsione rimediata contro il Venezia alla prima giornata, sarà supportato sulle ali da Politano e da Insigne.

In questa nuova stagione, la prima preoccupazione che accompagna il tifoso che si accinge a prendere posto davanti alla tv è la qualità del collegamento con Dazn. Finora è andata abbastanza bene e anche in questa circostanza le immagini scorrono fluide e senza particolari interruzioni se non qualche raro scatto. La qualità video riporta sempre ai tempi andati del tubo catodico e dei mondiali di Usa 94 ma, a quanto pare, bisogna anche accontentarsi senza soffermarsi troppo sulla spesa effettuata per dotarsi di un moderno televisore ad alta risoluzione.

Le squadre entrano in campo accolte da quella che, nei limiti di capienza imposti, si presenta come una buona cornice di tifosi. Un pubblico, quello napoletano, che, come ogni anno, attende questa partita con l’entusiasmo di chi ripone gran parte delle aspettative dell’intera stagione nella sfida contro quelli che pretende di considerare i rivali storici. Scene che noi tifosi della Juventus siamo abituati da sempre a vedere in quasi tutti i campi d’Italia. Inutile provare a spiegare che per il tifoso juventino quella di Napoli è una partita come tante altre, magari appena più fastidiosa visto il contorno mediatico che da sempre accompagna la squadra partenopea, ma niente di più, qualsiasi sia l’esito della gara. 

Esaurite le solite formalità iniziali, tra le quali come sempre si distingue l’inascoltabile inno del campionato, coperto dai fischi del pubblico, l'arbitro Irrati autorizza il calcio di avvio. E’ il Napoli a condurre il gioco, mentre la Juventus, presentata dai canali social del club con un 433, in realtà in campo si schiera con due linee da quattro compatte a protezione della propria metà campo. L'intenzione evidente del piano di gara di Allegri prevede un momento iniziale di assestamento di una linea difensiva inedita, affidata all'esperienza e alle cure della coppia antica Bonucci - Chiellini, e una squadra attenta a chiudere gli spazi e pronta a cercare in verticale Morata e Kulusevski che sono i due punti di riferimento nella transizione offensiva.

I primi dieci minuti di gioco sono caratterizzati da una serie, che per qualche momento appare infinita, di calci d'angolo in favore del Napoli. Dai tanti cross eseguiti dalla bandierina, la squadra di Spalletti non riesce però a ricavare situazioni pericolose. All’improvviso, esattamente al decimo minuto di gioco, nella prima occasione in cui la Juventus sposta la partita nella metà campo avversaria, arriva il gol di Morata. In realtà gran parte del merito (o della responsabilità, a seconda dei punti di vista) è di Manolas che, servito da Di Lorenzo direttamente da fallo laterale, impiega un tocco di troppo per giocare il pallone, cercando l’alleggerimento su Ospina quando ormai Morata gli è piombato addosso. Il centravanti spagnolo, bravissimo nel leggere l’azione, si invola libero verso la porta e con un tocco di interno destro batte il portiere colombiano portando in vantaggio la Juventus.
Il gol di Morata sembra incanalare la partita sui binari desiderati da Allegri. La squadra, galvanizzata dal vantaggio, contiene l’azione azzurra senza particolari affanni, se non concedendo ancora alcuni angoli e un paio di cross tutto sommato inoffensivi, e in possesso di palla cerca l'immediata verticalizzazione. Gol a parte, piace la prestazione di Morata, sempre pronto ad offrirsi come punto di riferimento per la manovra. Kulusevski si muove intorno a lui cercando lo spazio per lo spunto o il passaggio vincente. La Juventus offre una partita tutto sommato ordinata, rispondendo in maniera adeguata ai timori che avevano accompagnato la squadra verso la complicata trasferta. Fa una discreta figura anche Pellegrini, molto attento sulle avanzate di Politano, al quale grazie anche al costante raddoppio portato da Rabiot, non concede varchi per affondare. 
L’attenzione dei bianconeri nel mantenere la corretta distanza tra i reparti e nel non concedere spazi per gli inserimenti avversari, riduce il gioco del Napoli ad un palleggio piuttosto sterile, che trova sempre il suo sfogo sulla fascia sinistra con il cross di Insigne alla ricerca di Osimhen, al quale Bonucci e Chiellini non concedono nulla. 
Il primo tempo scorre verso la sua conclusione senza regalare particolari emozioni. La Juventus si presenta pericolosamente dalle parti di Ospina con Kulusevski che, servito da un avventato retropassaggio di Insigne, si vede sbarrare la strada verso il raddoppio dalla provvidenziale uscita bassa del portiere colombiano. Un tiro di Koulibaly, rapido a sfruttare un’ingenuità di McKennie al limite dell’area, terminato lontano dai pali chiude la prima frazione di gara. 
Una timida soddisfazione si affaccia nel corso dell’intervallo per una partita presentata come se la Juventus dovesse andare incontro ad una sconfitta certa ma nella quale invece la squadra bianconera, almeno nei primi 45 minuti, si è disimpegnata bene. I dubbi, espressi anche dalle solite chat di whatsapp, riguardano la tenuta fisica, fondamentale quando si gioca una partita di grande attenzione, e la poca insistenza mostrata nel cercare il gol del raddoppio. Destano perplessità anche i tanti calci d’angolo concessi al Napoli. Nessuno ha portato seri pericoli ma sarebbe il caso di limitare il numero di mischie concesse dentro l’area di rigore.

Al rientro dagli spogliatoi Spalletti presenta una novità. Resta fuori Elmas, rilevato da Ounas che andrà a prendere la posizione centrale del trio di trequartisti  nel 4231 con cui il Napoli torna in campo. Come nel primo tempo, anche la ripresa si apre con l'iniziativa e il pallone in mano agli azzurri che si presentano dalle parti di Szczesny con un calcio d’angolo e una serie di cross da calcio piazzato risolti sempre senza apprensione dalla difesa juventina. A differenza però di quanto visto nella prima parte della gara, avanza questa volta la sensazione che la squadra di Spalletti abbia un'intensità di gioco maggiore e un possesso palla più veloce ed efficace, favorito anche dalle sovrapposizioni dei due terzini che si presentano sempre più spesso sulla linea di attacco. 
La Juventus evidenzia immediatamente difficoltà che non aveva incontrato invece fino a quel momento. La squadra è sempre più bassa, quasi bloccata a ridosso dell'area e soprattutto fa molta più fatica a cercare i riferimenti offensivi in verticale. Anguissa, grazie alla sua forza fisica, prende possesso del centrocampo proprio nel momento in cui l'azione di Locatelli, fino a quel punto decisamente convincente, inizia a perdere di efficacia. Mentre i giocatori del Napoli appaiono vivi e brillanti, la Juventus sembra invece appesantita. Si ripropone il solito problema di una squadra che non riesce mai a tenere i novanta minuti. I bianconeri, con il passare del tempo, perdono brillantezza e lucidità, lasciando intravedere le prime crepe in uno schieramento che fino a quel punto si era mosso sul campo con particolare attenzione. Soprattutto, la Juventus non riesce più a ripartire, non riesce più a spostare la partita nella metà campo avversaria, non trasmette mai, per tutta la ripresa, la sensazione di poter segnare ancora. In questa situazione, il pareggio del Napoli appare un'eventualità molto più concreta rispetto al primo tempo ed infatti si materializza quando da poco è trascorso il decimo minuto di gioco. Fabian Ruiz sulla sinistra rompe il raddoppio di marcatura portato da McKennie e Bernardeschi e serve Insigne. Dal vertice dell'area, l'attaccante si esibisce nel suo classico tiro a giro. La conclusione non sembra particolarmente impegnativa. Non è veloce e nemmeno troppo angolata. La Juventus però gioca a porta vuota. Szczesny si produce infatti in un intervento che rimane a metà tra la parata e la respinta. Intercetta il tiro di Insigne ma non lo blocca e non lo allontana. Lascia cadere il pallone troppo vicino alla porta, nella disponibilità di Politano che di destro, da posizione non semplicissima, è bravo a depositare in rete la palla del pareggio.
Allegri interviene subito. Esce Pellegrini, leggermente infortunato e autore di una prova tutto sommato discreta in contenimento su Politano (che non è Garrincha, sia chiaro), ed entra De Ligt. Si materializza ancora una volta quella difesa a tre alla quale il tecnico pare non veda l’ora di ricorrere. Bernardeschi e De Sciglio sono i due uomini designati per le fasce, schierati oltretutto a piede invertito, situazione che ingigantisce ulteriormente gli evidenti limiti di entrambi. Bernardeschi in particolare, dopo aver disputato un primo tempo abbastanza ordinato, esce completamente dalla partita. Perde un numero eccessivo di palloni. Cerca giocate estranee al contesto dell’incontro. Quando è in possesso di palla si produce in un numero eccessivo di tocchi, rimanendo però sempre nello stesso punto e finendo per favorire le chiusure avversarie. 

Il tifoso bianconero davanti alla tv inizia a rendersi perfettamente conto che il pareggio è il massimo che la Juventus può portare via da Napoli. I bianconeri non ripartono mai, non trovano più un binario su cui avviare un'azione di contropiede. Morata e Kulusevski, abbandonati al loro destino, si battono come meglio possono ma, costantemente raddoppiati e triplicati, non riescono a creare nulla di rilevante. Per tutto il secondo tempo la Juventus non riuscirà mai a rendersi pericolosa. Un tiro di McKennie da fuori area che scivola via sul fondo, pochi minuti dopo il pareggio di Politano, poi niente più. Il Napoli continua a fare la partita. Le occasioni prodotte non sono tante, la più pericolosa è portata da una conclusione di Ruiz dal limite dell'area che termina alta di poco, ma la sensazione sgradevole è che, continuando a tenere la partita dentro la nostra area di rigore, un episodio, prima o poi, potrebbe verificarsi.

Spalletti interviene ancora sulla sua formazione. Escono Politano e Insigne, al loro posto entrano Lozano e Zielinski. Allegri risponde inserendo Ramsey al posto di un impalpabile McKennie. Negli ultimi dieci minuti tocca anche a Moise Kean debuttare (di nuovo) in bianconero. L’attaccante prende il posto di un esausto Morata, al quale era francamente difficile chiedere qualcosa di più di quanto messo in campo.

Quando mancano ormai soltanto cinque minuti alla fine della partita, a forza di guadagnare calci d’angolo, il Napoli trova l'episodio temuto che decide l’incontro in suo favore. Zielinski calcia dalla bandierina verso il cuore dell'area. Rabiot salta ma non arriva sul pallone, Szczesny, nonostante la protezione di tre compagni e nessun avversario nell'area piccola (che i maestri di un tempo spiegavano essere territorio del portiere), come al solito non si schioda dalla linea di porta. Il pallone che sembrava innocuo diventa pericoloso. Kean, preso forse alla sprovvista, lo tocca all’indietro. Il riflesso del portiere polacco evita l'autogol ma la respinta lascia il pallone nella disponibilità di Koulibaly che ha gioco facile nell’appoggiare la palla in rete e poi correre sotto la curva B per festeggiare una vittoria che per i tifosi napoletani vale quasi una stagione. 

La partita è persa, il tifoso bianconero ne è perfettamente consapevole. Rimane davanti alla tv fino alla fine solo per un senso di lealtà verso la squadra tifata da sempre ma non nutre alcuna illusione circa le possibilità della Juventus di recuperare l’incontro. Mentre l'ottimo Pardo, euforico per il vantaggio napoletano, si perde in un mare di elogi per la squadra di Spalletti e la regia di Dazn offre primi piani continui di tutti i tifosi festanti, la squadra bianconera abbozza quella che nemmeno il cuore tifoso riesce a definire una reazione. Affannata, appesantita e arruffata, la squadra di Allegri tenta di non perdere la partita con un calcio di punizione di Locatelli dalla trequarti finito tra le braccia di Ospina, un lancio di Bonucci anch'esso facile preda del portiere colombiano ed infine un grottesco angolo calciato da Bernardeschi (il primo e unico per la Juventus, arrivato dopo il novantesimo) la cui respinta quasi innesca un pericoloso contropiede avversario.

Finisce così, con la vittoria meritata del Napoli che sfrutta al meglio l’occasione concessa dal calendario. Per la Juventus arriva quindi quella sconfitta prevista dai pronostici di quasi tutti gli opinionisti. Una sconfitta che soltanto l’ottimismo del tifoso forse cercava in qualche maniera di allontanare. Sei titolari non si possono concedere a nessuno. Come giustamente precisato da Allegri, nella conferenza della vigilia, le assenze non devono fornire alcun alibi. I sostituti alla prova del campo si sono rivelati inadeguati. Tralasciando Pellegrini, per la cui valutazione è sufficiente constatare come la società tenti di liberarsene almeno in prestito ogni estate, non serviva la partita di Napoli per rendersi conto che gente come De Sciglio e Bernardeschi non ha nulla da offrire alla Juventus. Inutilizzabili perfino per una partita contro avversari modesti. Per entrambi la scadenza del contratto è fissata per il prossimo giugno. McKennie si è confermato una volta di più giocatore da highlights, un elemento cioè che appare nei filmati riassuntivi delle partite per qualche gol o qualche inserimento e che quindi viene considerato importante dalla maggior parte del popolo virtuale, ormai abituato a seguire le partite attraverso i social e a guardare soltanto le piccole sintesi riassuntive. Il campo, sul centrocampista americano, sta dicendo altro. Non ha un ruolo ben definito, non ha un particolare senso tattico, non recupera, non contrasta, gira per la maggior parte del tempo a vuoto aspettando il momento giusto per tentare l’inserimento verso la porta avversaria, unica situazione di gioco in cui si rivela efficace. Dopo l’inizio della scorsa stagione in cui aveva illuso un po’ tutti, sta forse mostrando la sua reale dimensione. A Napoli è riuscito nell’impresa di far rimpiangere Bentancur che, nonostante sia ormai uno dei giocatori più criticati della rosa, resta l’unico centrocampista della Juventus capace di portare contrasti e intensità.

La squadra di Allegri rimane con un solo punto in classifica dopo tre giornate e un ruolino di marcia che racconta di tre soli gol segnati contro cinque subiti. Si aprirà, sui vari siti di discussione, il solito discorso sulle tante reti incassate. Effettivamente cinque non sono poche, anche se va considerato che almeno tre gol se li è segnati Szczesny da solo. Si dovrebbe però guardare con estrema preoccupazione anche alla difficoltà di fare gol e di produrre un gioco offensivo efficace fin qui esibita da questa squadra. A Napoli sono arrivati due tiri in porta soltanto grazie a due disimpegni sbagliati da parte dei nostri avversari. L’intero secondo tempo è stato un lungo tentativo di contenere la manovra della squadra di Spalletti. Scelta dettata da una condizione fisica evidentemente deficitaria che non consente alla squadra di correre per novanta minuti? Scelta tattica di un allenatore che continua a pensare di dividere la partita in tanti momenti diversi e pretende di controllarli tutti? Necessità imposta invece dal modesto livello tecnico dei sostituti (perchè alla fine, quando si è costretti a schierare De Sciglio e Pellegrini al posto dei terzini titolari della nazionale brasiliana, Bernardeschi al posto di Cuadrado oppure di Chiesa e McKennie invece di Dybala, forse non è neppure lecito attendersi un buon risultato)?
Dalla risposta a queste domande e possibilmente dalla soluzione del problema portiere passa con ogni probabilità il buon esito dell’intera stagione della Juventus.