Mentre il campionato europeo per Nazionali entra nella fase cruciale, la UEFA ha annunciato un cambiamento epocale: nelle competizioni europee, dopo oltre mezzo secolo, viene abolita la regola che negli scontri a eliminazione diretta in gare di andata e ritorno premia, a parità di reti segnate, la squadra che ne ha siglati di più in trasferta. La volgarmente detta “regola del gol che vale doppio” (cosa non vera, ma mediaticamente è sempre stata una trovata carina) va dunque in cantina. Un criterio che in più di qualche circostanza ha sollevato polemiche, ritenuto dai più eccessivamente penalizzante, in quanto i gol segnati nel doppio confronto erano fondamentalmente gli stessi. Personalmente, la regola non mi dispiaceva in assoluto, nel senso che perlomeno dava un limite abbastanza chiaro ai tempi regolamentari. Certo, a volte era veramente inconcepibile (come ad esempio nel caso delle coppe giocate in tempo di Covid con gli stadi vuoti), ma tanto era. Fosse dipeso da me, avrei eliminato la regola solamente per i tempi supplementari, facendo in modo che dopo i 180’ si ripartisse da zero, altrimenti il vantaggio per la squadra ospite è potenzialmente più elevato rispetto a quello della squadra di casa (va bene che ha il tifo dalla sua, ma si ritrova paradossalmente ad avere 30’ in più di rischio aggiuntivo): non è un caso, infatti, che nella maggior parte di questi casi, la squadra ospite sia riuscita a passare il turno segnando lo stesso numero di gol degli avversari nell’extratime. Ma, ehi, io non faccio parte del Comitato UEFA e dunque si cambia: in meglio o in peggio lo vedremo. In molti sono intimoriti dalla possibilità di vedere partite senza stimoli, con le squadre che si accontenteranno del pareggio; altri, invece, contano sul fatto che non avendo più la paura di dover subire, anche le partite di andata potranno avere molta più verve rispetto al momento attuale.
Detto ciò, non si può negare che questa regola abbia segnato la storia del calcio internazionale in modo indelebile: ecco in rassegna le 15 grandi occasioni in cui la regola del gol fuori casa ha inciso sul futuro della Champions League.

15) Le eliminazioni di CR7 e della Juventus (2019-2021)

Il matrimonio (ancora in corso, ma vedremo come andrà a finire) tra Cristiano Ronaldo e la Juventus aveva come obiettivo principale riportare la Coppa dalle grandi orecchie sotto la Mole Antonelliana. Non è andata finora come ci si attendeva, ma la regola ormai eliminata ha giocato un ruolo importante nelle ultime due occasioni: discutibile, considerando che si è giocato senza pubblico sugli spalti per come eravamo abituati. Lione e Porto hanno approfittato del gol in più in trasferta per eliminare i bianconeri, con i lusitani che addirittura hanno segnato la rete decisiva ai supplementari. Poteva e doveva fare di più, ma analizziamo anche questi fatti nella valutazione complessiva dell’apporto del campionissimo alla causa piemontese.

14) Inter vs Valencia (2006/07)

La sfida tra neroazzurri e spagnoli è rimasta nella storia, di certo non per motivi tecnici. L’andata degli ottavi di finale a Milano finisce 2-2, mentre al Mestalla regge l’equilibrio iniziale. Finito il match, si scatena il parapiglia. I giornali e i siti dell’epoca parlarono di “far west”. Fioccarono provvedimenti e squalifiche per uno degli incontri più incredibili di sempre: se non ci fosse stata questa regola, forse, non avremmo assistito a tutto ciò.

13) Le finaliste che non ti aspetti: Valencia e Bayer Leverkusen (2000-2002)

Il Valencia di Cuper viene dalla prima finale iberica della storia e nessuno crede possa ripetersi: invece ci riesce, complice anche la sfida ai quarti di finale contro l’Arsenal. Dopo aver perso 2-1 fuori casa, arriva il colpo di testa di Carew a mandare in visibilio i suoi. Perderanno la finale milanese contro il Bayern Monaco solo ai calci di rigore: avrebbe meritato un epilogo differente.

L’anno dopo è invece il Bayer Leverkusen (in cui militava Lucio) ad arrivare a un passo dall’impresa, perdendo la finale contro il Real Madrid. In semifinale, però, un doppio pareggio contro il Manchester United ha aiutato a cullare il sogno: 2-2 nella gara di andata, 1-1 al ritorno in Germania.

12) Il Panathinaikos che spaventò l’Europa (1970/71)

33 anni prima del capolavoro della nazionale greca agli Europei nell’anno delle Olimpiadi disputate ad Atene, una squadra di club ellenica ha rischiato di cambiare la storia grazie all’aiuto di questa regola. Ai quarti di finale della Coppa dei Campioni che fu, la squadra all’epoca allenata da Puskas (uno che di questa competizione ne sapeva qualcosina…) incrocia l’Everton: l’andata in Inghilterra termina sul punteggio di 1-1, mentre al ritorno la partita non si schioda. Primo round andato, ma il bello arriva in semifinale: la clamorosa debacle contro la Stella Rossa per 4-1 lascia pochi margini di speranza, eppure con una rimonta pazzesca la squadra vince 3-0 (doppietta di Antoniadis, capocannoniere di quella edizione, e rete di Kamaras, autore anche del gol dell’andata) e raggiunge l’atto conclusivo della manifestazione. Un doppio supporto, dunque, che non servì per la conquista della coppa, finita in mano all’Ajax del calcio totale: chissà se ci fosse stata una finale andata e ritorno come sarebbe andata a finire quella stagione… Avremmo rischiato di non vedere iniziare il ciclo della squadra che ha cambiato per sempre il gioco del calcio?

11) L’impresa “principe” sfiorata: Monaco (2003/04)

Mourinho diventò grande vincendo col suo Porto una finale inaspettata, quella disputata contro il Monaco. La squadra del Principato arrivò a un passo dal trofeo, grazie a due passaggi del turno consecutivi baciati dalla regola in oggetto: agli ottavi, dopo aver subito il 2-1 in Russia contro la Lokomotiv Mosca, la squadra vince 1-0 grazie al nostalgico Dado Prso, che dopo essersi fatto parare un rigore segna la rete che trascina i monegaschi alla sfida contro il Real Madrid. Nei quarti di finale, al Bernabeu finisce 4-2, con la rete dell’ex Morientes che a conti fatti decide le sorti del doppio match: al ritorno, infatti, la squadra militante in Ligue 1 vince 3-1 rimontando in modo clamoroso la rete di Raul grazie alla doppietta di Giuly inframmezzata dalla marcatura ancora di Morientes. Il sogno proseguirà, fino alla sconfitta contro l’attuale tecnico romanista.

10) Il sottomarino giallo (2005/06)

Prima di vincere l’Europa League quest’anno (iscrivendosi al ristretto club delle società vincenti in Europa senza aver mai vinto il titolo in patria), c’è stato un momento in cui il Villareal ha “rischiato” di arrivare fino in fondo nella massima competizione continentale. Agli ottavi di finale affronta il Rangers: 2-2 in Scozia che basta e avanza, in quanto permette di pareggiare 1-1 il ritorno e approdare al turno successivo. Ai quarti di finale, invece, l’avversaria è l’Inter di Mancini, contro la quale perde 2-1 a Milano, ma riesce a ribaltare la sfida vincendo 1-0 la gara di ritorno. L’ennesima beffa per i neroazzurri, colpiti dalla regola del gol in trasferta, che permette agli spagnoli di approdare tra le prime 4. La cavalcata verrà interrotta dall’Arsenal in semifinale.

9) Le vittorie in salsa british (1980-1982)

A cavallo tra gli anni ’70 e ’80 i club inglesi monopolizzarono i successi nella Coppa dei Campioni, portando al trionfo ben tre squadre differenti e vincendo la competizione per sei stagioni di fila, tra il 1977 e il 1982. Proprio le ultime due furono segnate dalla ormai eliminata regola.

Il Liverpool, dopo aver segnato valanghe di gol nei turni precedenti, trova un Bayern Monaco agguerritissimo in semifinale. L’andata ad Anfield Road finisce a reti bianche, mentre al ritorno la rete di Kennedy al minuto 82’ permette ai Reds di aprirsi la strada della finale di Parigi: inutile il pareggio di Rummenigge cinque minuti più tardi. Il 27 maggio 1981 si laureerà campione d’Europa vincendo 1-0 contro il Real Madrid (che aveva eliminato l’Inter di Bersellini nel turno precedente) e divenendo la squadra britannica più titolata della competizione: ad oggi, non è mai stata più raggiunta da nessuna conterranea.

L’anno dopo è la volta dell’Aston Villa, che beneficiò del gol fuori casa addirittura agli ottavi contro la Dinamo Berlino: vittoria esterna per 2-1 e sconfitta a Birmingham per 0-1. Con la norma che entrerà in gioco dal 2021/22, che cosa sarebbe potuto accadere? A farne le spese, ancora una volta, sarà il Bayern, che perderà la finale di misura da grande favorita per il trionfo.

8) Gli ultimi anni: Roma e Tottenham (2017-2019)

Nelle ultime stagioni hanno spiccato le imprese di Roma e Tottenham. I giallorossi, guidati nel 2017/18 da Di Francesco, già agli ottavi riescono a rimontare il 2-1 subito in Ucraina dallo Shakhtar vincendo di misura nella Capitale. Ma, come ben sappiamo, è la sfida contro il Barcellona che è rimasta impressa nella memoria collettiva del popolo giallorosso ma, se vogliamo, di tutto il calcio italiano: dopo il sonoro 4-1 in casa blaugrana, arriva un 3-0 inaspettato all’Olimpico, con la rete di Manolas che fa impazzire una città.

Il doppio beneficio consecutivo lo avranno la successiva stagione gli Spurs: ai quarti di finale, dopo aver vinto 1-0 in casa, perdono 4-3 in casa del Manchester City. Una partita pazzesca che proietta i londinesi alla sfida contro l’Ajax, dove si supereranno: perdono in casa per 1-0 e nel match di ritorno vanno sotto di due reti, ma con una tripletta di Lucas scrivono la storia di una partita irripetibile. La cavalcata non avrà il lieto fine, patendo la sconfitta contro i connazionali del Liverpool.

7) Il “primo” Barcellona (1991/92)

La squadra catalana è sempre stata considerata una delle più grandi rappresentanti del panorama calcistico internazionale. Per qualche strana congiunzione astrale, però, prima della stagione 1991/92 non riuscì mai a conquistare la vetta d’Europa. E proprio in quell’anno, forse per riprendersi quanto perduto (come ad esempio la finale di 6 anni prima persa ai rigori contro lo Steaua Bucarest), arrivò la regola del gol in trasferta in soccorso, in un modo rocambolesco. Ottavi di finale contro il Kaiserslautern: 2-0 comodo in casa, al ritorno sembrerebbe una formalità, ed invece i padroni di casa sfoderano una prestazione mostruosa e ribaltano il risultato con una doppietta di Hotic e il tris di Goldbaek. Sembra finita, ma a tre minuti dal novantesimo Bakero diventa l’uomo della Provvidenza, salvando il Barcellona dall’eliminazione. Non ci fosse stata quella regola non sapremo come si sarebbe evoluta quella serata. E chissà, in un mondo alternativo, i colori blucerchiati avrebbero brillato nel firmamento internazionale più alto…

6) L’episodio: Stoccarda-Leeds (1992/93)

I tedeschi vincono 3-0, mentre al ritorno patiscono gli inglesi, che vincono 4-1: la regola premierebbe lo Stoccarda. Perché uso il condizionale? Perché lo Stoccarda gioca con quattro stranieri (contro i tre previsti dal regolamento in vigore all’epoca) e dunque viene assegnato il 3-0 a tavolino ai britannici. Si disputa lo spareggio, che vedrà vittorioso il Leeds per 2-1: semplicemente pazzesco e poetico nello stesso tempo.

5) Anche Sacchi e il suo Milan (1989/90)

I rossoneri avevano già impresso il loro marchio nella storia di questo sport vincendo il tricolore nel 1987/88 e la Coppa dei Campioni l’anno dopo, ma il bis concesso li ha consegnati alla leggenda. Eppure, per arrivare a tanto, servirà segnare un gol in trasferta più degli avversari: è il caso della semifinale contro il Bayern Monaco. In questo caso, i rossoneri beneficiano della regola addirittura ricorrendo ai tempi supplementari: l’andata è finita 1-0 al Meazza con rigore di Van Basten, mentre al ritorno i tedeschi pareggiano i conti. Nell’extratime è Borgonovo a segnare la rete del momentaneo pari, prima del 2-1 bavarese che non scalfisce l’esito finale. Curiosamente, anche il Benfica, altra finalista, arriverà all’atto conclusivo sfruttando la regola contro il Marsiglia. A Vienna il Milan alzerà la sua quarta coppa.

4) Il Triplete Bayern (2012/13)

Dopo la disfatta della stagione precedente, con la sconfitta nella finale casalinga ai rigori contro il Chelsea, i bavaresi vogliono la rivincita. Vinceranno e convinceranno, dominando questa edizione, ma quasi per ironia della sorte, negli ottavi di finale beneficeranno della regola contro un’altra squadra londinese, l’Arsenal. Dopo aver vinto 3-1 Oltremanica, nella gara di ritorno si rilassano e perdono 2-0, ma ciò non basta ai Gunners per rimontare la sfida: si apre la strada per il Triplete teutonico.

3) Guardiola e il tiki taka (2008/09)

Ci pensate che se non fosse stata applicata questa regola avremmo potuto non celebrare come siamo abituati a fare il tiki taka e la potenza del Barcellona di Messi e Guardiola? La stagione in cui sorge il quadriennio d’oro dei blaugrana è minacciata in semifinale di Champions League dal Chelsea. Dopo lo 0-0 catalano, a Londra i blues vanno in vantaggio per 1-0, ma, dopo un arbitraggio pazzesco (Ovrebo non concede 4 rigori ai padroni di casa, ci fosse stata la VAR…), Iniesta trova il colpo del pari e pone le basi per scrivere la storia del calcio recente. Eppure, ci fosse stata la tecnologia e non ci fosse stata la regola del gol in trasferta, forse non avremmo mai idolatrato la truppa spagnola come abbiamo fatto nell’ultimo decennio.

Riflettiamoci sopra.

2) Il derby della discordia: Milan-Inter (2002/03)

Nel nostro Paese è sicuramente il caso più eclatante in assoluto, sebbene non il primo in generale… lo scoprirete dopo. Nell’anno quasi irripetibile per il calcio italiano, con tre squadre in semifinale, entrambe le milanesi arrivano all’appuntamento già con l’aiuto di questa regola: il Milan addirittura nel turno preliminare contro lo Slovan Liberec, contro il quale vince 1-0 in casa e perde 2-1 in trasferta. Stessa dinamica per l’Inter nei quarti di finale contro il Valencia, grazie alle reti di un immenso Vieri, il grande assente e il grande rimpianto di quella doppia sfida. Rimpianto che aumenta pensando al fatto che questa regola non esisterà più e su cui per sempre il sottoscritto (e non solo) si interrogherà: come è possibile che due squadre della stessa città, che giocano nello stesso stadio, abbiano dovuto avere a che fare con questo criterio? Sono certo che i milanisti intellettualmente onesti riconosceranno che a parti invertite sarebbe stato qualcosa di inaccettabile, una delusione cocente. E io non posso che pensare che, fossimo andati ai supplementari, la storia sarebbe potuta cambiare. E forse, dico forse, la vittoria della Champions League sarebbe potuta arrivare sette anni prima del Triplete

1) Il caso PSV (1987/88)

Pensavate che la vittoria del Milan fosse l’impresa più incredibile sotto questo punto di vista? Per un interista come me non c’è paragone, ma volendo essere oggettivi c’è stato qualcuno che è riuscito a compiere un’autentica “missione impossibile”. Il PSV Eindhoven diventa il terzo club olandese a vincere la coppa nella stagione 1987/88, con un primato pazzesco: dai quarti di finale in poi non vincerà alcuna partita nei tempi regolamentari e riuscirà, nonostante ciò, a fregiarsi del titolo.

Tutto comincia in quel di Bordeaux nei quarti di finale: 1-1 in casa Girondins, che basta e avanza per mantenere lo 0-0 nella gara di ritorno e passare il turno. La semifinale vede invece di fronte il temibile Real Madrid, ma il risultato non cambia: in Spagna finisce 1-1, mentre al ritorno un immenso Van Breukelen frena i tentativi di Butragueño e soprattutto di Hugo Sanchez, che tenta una rovesciata a pochi minuti dalla fine che viene stoppata dall’estremo difensore. La finale verrà vinta contro il Benfica: in che modo? Non poteva che finire ai calci di rigore, superando i lusitani per 6-5: il PSV è campione. Per utilizzare un termine in voga sui social in questi ultimi anni: la sfangata perfetta.

 

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