‘’Soltanto in tre abbiamo zittito il Maracanà con un gesto: Franck Sinatra, Giovanni paolo II e io’’
Queste sono le parole di Alcides Ghiggia, l’autore del goal decisivo nella partita più famosa della storia del calcio.

93 anni fa a Montevideo nacque l’uomo che nel 1950 fu la ‘causa’ di decine di suicidi e arresti cardiaci in tutto il Brasile.

Fin da ragazzino da buon sudamericano ama giocare a calcio, gioca come punta centrale per poi accettare il ruolo di esterno destro offensivo nel quale si troverà bene ma che non convincerà mai del tutto il padre.
Il ragazzo imporrà il suo calcio attaccando la fascia con qualità e inventando dribbling avveniristici dalla rara caratura tecnica, oggi li definiremmo ‘dribbling alla Garrincha’, ma in realtà lui anticiperà il fuoriclasse brasiliano di qualche anno anticipando al mondo il suo stile funambolico.

L’anno della svolta per Alcides è ovviamente il 1950, anno in cui cucirà la seconda stella sul petto della sua amata Celeste.

16 Luglio 1950.

E’ il giorno che il Brasile sta aspettando da anni, è il giorno in cui la nazionale verdeoro finalmente può dimostrare il suo valore al mondo intero, il Maracanà è stracolmo con quasi 200.000 spettatori. Ai carioca basta un punto per laurearsi campioni del mondo; dopo pochi minuti dall’inizio della ripresa la nazionale di casa si porta in vantaggio, il Maracanà non può contenere la gioia e si lascia andare a festeggiamenti anticipati. Ma l’orgoglio e la ‘garra’ uruguayana proprio non ci stanno ad arrendersi. Dopo circa 20 minuti il nostro Ghiggia fornirà l’assist per l’1-1 di Schiaffino che è il giocatore più talentoso di quella nazionale, tanto da essere definito ‘el futbol’ in patria.

Il Brasile e il Maracanà in questo momento sono ancora campioni, ma comincia a instaurarsi nella testa dei brasiliani l’ansia di non riuscire a vincere la tanto agognata coppa Rimet, idea fino a quel momento neanche contemplata.

I giocatori in maglia Bianca (il Brasile) giocano con la pressione delle aspettative, comincia a percepirsi del deleterio nervosismo tra i calciatori Brasiliani. L’Uruguay parte da spacciato e di conseguenza non ha nulla da perdere, gioca con la leggerezza di chi vuole divertirsi.
A circa 10 minuti dal triplice fischio finale, Ghiggia salta netto un avversario e si ritrova al limite dell’area di rigore leggermente defilato, ci sono 3 giocatori in maglia celeste da servire in area, il portiere brasiliano così accenna l’uscita e lui approfittando dell’incertezza lascia partire il suo destro che si insaccherà in rete.
C’è un clima surreale a Rio de Janeiro, un intero stadio è ammutolito avvolto nella tristezza di chi sa che deve dire addio al suo sogno.
La partita si conclude e l’Uruguay diventa campione
del mondo per la seconda volta, deve festeggiare quasi di nascosto vista la rabbia e la delusione brasiliana.

Ghiggia avrà un futuro glorioso anche in Italia, dove vestirà le maglie di Roma e Milan aggiudicandosi il tricolore con quest’ultima
Grazie alle sue origini italiane venne naturalizzato come oriundo e disputò alcune partite anche con la casacca azzurra.

La sua carriera finì al Danubio in Uruguay.

In seguito gli venne dedicata una stella nella Hall of fame del Maracanà.

La nostra leggenda si spengerà nel 2015 curiosamente proprio il 16 luglio, il destino ha voluto che l’autore del goal più ‘pesante’ di sempre si spegnesse durante il sessantacinquesimo anniversario della Sua partita.

Anche se la sua stella si è spenta ormai quasi 5 anni fa, la sua leggenda rimarrà per sempre nel cuore di tutti gli amanti del calcio.

 

Matteo Di Mango