Il calcio è bello perché ogni domenica i tifosi cambiano opinione. Basta una vittoria larga che subito immaginano lo scudetto, basta un errore che invocano l'esonero del mister. Bastano due risultati sbagliati, che rimpiangono tutti gli allenatori precedenti. Ma il buffo è che gli opinionisti gli vanno dietro.

La Juve non è ancora la Juve a cui pensano i tifosi, ma i giudizi devono rispettare comunque l'equilibrio emotivo: non ci vuole tutto l'entusiasmo di Paolo Fox che nell'oroscopo per l'anno 2020 annunciava grandi spostamenti e viaggi della felicità, ma nemmeno fomentare tragedie ancora prima che accadono, anche se, come affermava l'attore Paolo Poli, “senza tragedie e senza cattivi, non c’è storia”.

Pirlo sta sperimentando più che sulla Juventus sulla sua idea di calcio. Un allenatore si forma non tanto se prova gli schemi con la prima squadra che allena, ma se trova, grazie a quella squadra, la sua idea di calcio, cioè il modo pratico per far valere i propri principi. La speranza è che il tempo degli esperimenti possa durare il minor tempo possibile. Se si fa caso alle ultime due partite della Juventus, la squadra ha giocato meglio quando è finita in dieci uomini per l'espulsione prima di Rabiot e ieri di Chiesa. Significa che il mister, non potendo sperimentare a causa dell'uomo in meno, si è affidato a moduli classici e semplici per i calciatori. Un 4 - 4 -1 lineare lo sanno giocare anche i dilettanti.

Come diceva il chimico Antoine-Laurent de Lavoisier: “mi sono dato come legge di procedere sempre dal noto all'ignoto, e di non fare alcuna deduzione che non sgorghi direttamente dagli esperimenti e dall'osservazione”, che significa grosso modo che nel calcio non si inventa nulla. Mi spiego. Il calcio (Allegri non sarebbe d'accordo) è una scienza e come per tutte le scienze ci sono elementi semplici che non possono essere cambiati. Sono le lettere grazie alle quali nascono le parole. Da lì è necessario partire se anche il grande matematico Charles Babbage raccontava che “se guardiamo ai fatti, dobbiamo ammettere che le grandi invenzioni della storia non sono frutto dell'ingegno accademico”. Da nulla non si inventa nulla. Il genio accademico è quello che dalla base costruisce i grandi capolavori, quello che con una semplice variazione al tema costruisce la grande trama che si fa storia. Pirlo non ha ancora compreso questo semplice enunciato. Speriamo lo impari presto.

Ciò che sorprende sono le scelte innovative che non hanno prova scientifica. Un laterale sinistro non necessariamente è in grado di giocare al centro, così come un giovane è più facile che esloda in un contesto preciso e ben delineato. L'intelligenza di Allegri fu quella di partire dal dettato contiano per costruire poi la migliore soluzione per la sua squadra. Non c'è scritto da nessuna parte che un giocatore attaccato e in difficoltà debba per forza di cose uscire dall'area con il fraseggio, a volte, come è scritto nella storia del calcio, è utile spazzare. E' uno di quei principi su cui costruire poi l'innovazione.

Ieri sera mi ha sorpreso che Pirlo abbia cambiato sette elementi rispetto alla partita con la Roma; uno dei principi base del calcio dice che prima trovo l'assetto giusto con i presunti titolari e poi cambio gli interpreti. Certo, c'erano assenze pesanti, ma Chiellini e Cuadrado in panchina sono sembrati un azzardo. Altro aspetto: ieri erano assenti giocatori fondamentali come Ronaldo, Dybala, Chiellini, De Light, Alex Sandro e Cuadrado. I sostituti sono stati all'altezza? La domanda quindi sorge spontanea: la panchina della Juventus è davvero forte come si racconta?
Speriamo che qualcuno dica a Pirlo che l'innovazione parte sempre da basi solide, perché altrimenti quest'anno la Juve butterà via un anno. Mai perdere la speranza, sempre che non si perdano troppi punti.