Nell'arco della nostra vita ci sono dei momenti che non mancano mai. Un compleanno, un anniversario, le varie feste come Natale e Pasqua. Ma, da tre anni a questa parte si è aggiunto, per i tifosi milanisti e per coloro che come avvoltoi si ergono sui muri di Milanello, un'altra occasione da segnare nei calendari... mi riferisco al rinnovo del contratto di Gigio Donnarumma!

Già dal 2017 la telenovela Donnarumma ha appassionato gli amanti del calciomercato e, dopo un triennio di pausa, si ripresenta agli occhi dei tifosi come occasione di confronto su come comportarsi.

Il ragazzo, uno dei migliori giovani portieri in circolazione, additato ad essere in futuro come colui che batterà numerosi record e diventare così il “numero Uno” del suo ruolo. Ha il Milan nel cuore ma, allo stesso tempo, ha un procuratore che sa far bene il proprio lavoro per sé e per i suoi assistiti, che nel cuore non ha bandiere ma solo il desiderio di ottenere il meglio. Per farlo non guarda ai sentimenti ed è normale che sia così se vuole raggiungere gli obiettivi prefissati.

Trattare con lui non è cosa facile. Se sei nelle sue grazie hai una corsia preferenziale, infatti, in passato, andava d'accordissimo con Galliani (all'epoca amministratore delegato del Milan) e non aveva nessuna preclusione verso la società. Era un Milan diverso, era un Milan che vinceva e che teneva alto il suo nome, e fare gli affari con i rossoneri non era poi così male. I problemi veri, sono iniziati nella fase calante del regno rossonero. Una fase dove i migliori giocatori non venivano più a Milano e andavano in squadre che avrebbero permesso loro di vincere trofei, e a Mino di fare buoni affari. Casomai il Milan era un porto di passaggio perché le mete era decisamente altre.

Ancora più gravi furono i problemi nel corso del breve anno cinese. Con quel Milan, Raiola, non voleva niente a che fare, perché non vedeva un progetto e un futuro societario all’altezza dei giocatori che rappresentava. Ed il giovane portiere, lanciato da Sinisa, pian piano stava acquisendo consensi al di fuori delle mura amiche, ed era al centro di una diatriba tra la nuova proprietà e il suo procuratore. Si era giunti anche allo strappo, uno strappo netto e deciso che aveva portato anche a non accettare l'offerta milanista di rinnovo per andare via a parametro zero. Uno smacco per i tifosi che intanto si erano appassionati a Gigio, vedendolo come un simbolo per la maglia rossonera. Tifosi che gli perdonavano anche i primi errori e se lo coccolavano perché sapevano che avrebbe fatto le fortune del Milan.

Ma tutto questo veniva sacrificato da una scelta che non prevedeva i sentimenti ma solo un calcolo economico che permettesse al portiere di ottenere uno stipendio da top player e al suo manager di scegliere la destinazione più interessante e soddisfacente.

Erano i tempi di “Dollarumma”, e delle banconote lanciate al portiere nel corso dell'Europeo under 21 e di un amore che rischiava di finire prima del tempo. I tifosi erano incavolati e lui spaesato, in quanto innamorato del Milan, rifletteva e ci rimaneva male. Dollarumma divenne Paperumma ai primi errori, ma per fortuna esiste una famiglia che ti segue e ti consiglia per il tuo bene.

Alla fine vinsero Fassone e Mirabelli, proprio grazie alla famiglia che scelse, nonostante il procuratore, di rimanere e firmare il rinnovo. Ma fu una vittoria di Pirro.

Il Milan riuscì a non perdere a parametro zero il suo portiere e a preservare un capitale presente all'interno della sua azienda, ma fu costretto a sottoscrivere un pesante ingaggio che fece storcere il naso a molti. Al ragazzo venne dato uno stipendio da 6 milioni netti all'anno a cui andava aggiunto anche il milione dato al fratello Antonio per fare il terzo portiere. E per non farci mancare niente anche i tre milioni netti dati a Pepe Reina (preso a parametro zero per tutelarsi nel caso Gigio fosse partito) che alla fine rivesti il ruolo di secondo. In totale venne iscritto a bilancio dieci milioni per tre portieri. Un'esagerazione bella e buona.

Probabilmente, la storia avrebbe avuto un’altra piega. Immagino che Reina, nel momento in cui accettò il Milan, gli venne prospettato di essere il titolare, magari non subito. Ma sappiamo tutti poi come è andata a finire.

Nel frattempo lo stipendio percepito da Gigio pesava, non solo per le casse societarie, visto che era il più pagato nella rosa. Bastava un errore e tutti a puntare il dito su come fosse stato un investimento sbagliato. Era il periodo dove i tifosi più intransigenti volevano un portiere diverso, che costasse anche meno, e giù a consigliare vari nomi. E i pochi errori venivano sottolineati rispetto alla prospettiva e alla garanzia che Gigio sarebbe diventato un portiere di sicuro affidamento.

Un vecchio articolo de "La Gazzetta" del 2017 mise in comparazione lo stipendio di Gigio (6 milioni netti a stagione a soli 18 anni) con quelli di campioni affermati alla stessa età. Vennero presi in considerazione Messi, Cristiano Ronaldo e Buffon. Il primo, nel Barcellona, percepiva 1.2 milioni all'anno, il campione portoghese, invece, 2.1 milioni, ed il portiere della Juventus (a quel tempo a Parma) percepiva 400mila euro. Proprio Buffon è il metro di paragone migliore (Gigio viene considerato da tutti l'erede di Gigi) per farci capire come lo stipendio di Donnarumma sarebbe diventato qualcosa di importante e pesante. Un qualcosa di esagerato, vista l'età, un boomerang se le cose non fossero andate bene e, allo stesso modo, una base per ulteriori guadagni, che sarebbero cresciuti, con le buone prestazioni fornite negli anni.

Si narra che il rinnovo di Gigio fu concesso a quelle cifre solo per non perderlo subito a zero e, negli anni a seguire, sarebbe stato ceduto di fronte ad un’offerta irrinunciabile, per fare una plusvalenza esagerata, tanto il Milan si era parato le spalle con Reina. Invece la storia non è andata in quel modo. Il regno del “Dragone cinese” durò pochissimo e la nuova proprietà non ha mai avuto offerte degne di nota. In più, la fede milanista di Gigio, ha fatto il resto. Il suo rapporto con i tifosi si è saldato e consolidato. Durante il riscaldamento pre partita, il portiere rossonero è uno dei più acclamati dai tifosi, e lui stesso non ha mai nascosto il desiderio di trovarsi bene a Milanello. Ma fino a quando?

Sappiamo bene che la fede o il tifo non sono garanzie per un matrimonio duraturo se la squadra in cui giochi non ti offre, oltre un ricco stipendio, la possibilità di conquistare trofei. L'amore di Totti verso la Roma è l’esempio lampante che se hai una passione per il tuo club rifiuti qualsiasi offerta. L’aver sposato la causa giallorossa a vita, gli ha precluso la possibilità di vincere di più di quello che ha ottenuto sul campo. Ma, alla fine quel legame era un qualcosa di indissolubile che andava oltre un campionato o a una Champions vinta.

Quel modo di pensare sarebbe stato un vaccino utile per legare Gigio ai colori rossoneri, ma a tutt’oggi questo vaccino non attecchisce, anzi è un qualcosa di introvabile nella nuova generazione di calciatori.

Negli anni Gigio ha dimostrato di meritare quei sei milioni perché, probabilmente, era il vero ed unico top player di un Milan che annaspava alla ricerca della sua identità perduta. Ed oggi, stiamo rivivendo un film già visto, ovvero Gigio che rischia di abbandonare il Milan a parametro zero nel caso non dovesse rinnovare.

Negli ultimi giorni se ne parla come un qualcosa che potrebbe stavolta realmente accadere, senza sé e senza ma. Le certezze iniziali di un rinnovo senza intoppi hanno lasciato lo spazio all’attesa di una decisione che va presa in breve tempo.

Il tempo trascorso non ha aiutato certamente il Milan, anzi gli ha fatto perdere l’occasione di sedersi ad un tavolo in una posizione di vantaggio. Prima il Covid ha letteralmente modificato il nostro vissuto ed ha portato anche a capovolgere quelle che erano le necessità più urgenti. Per il Milan erano quelle di finire la stagione nel miglior modo possibile, trovando una linea societaria che potesse, successivamente, coordinare il mercato in maniera univoca e decisa. In più il rinnovo di Ibra veniva messo davanti alle altre acquisizioni, sia perché gradito a Pioli, sia perché la stessa proprietà si era ricreduta sul gigante svedese e lo aveva messo come primo punto su cui far ripartire la stagione. La costruzione stessa della squadra, che andava migliorata in alcuni settori del campo ha posticipato il dossier Donnarumma, vista l'imminente ripartenza con i preliminari di Europa League e la prima giornata di campionato. E Gigio? Nel frattempo ha continuato a fare il professionista, buttandosi a capofitto negli allenamenti, preparandosi così al meglio per dimostrare sul campo di essere il migliore. Mai una parola in questo periodo per quanto riguarda il rinnovo che, per molti, non avrebbe riservato sorprese. Ma aver posto fiducia totale in quest’ultimo ha fatto dimenticare di Mino e del suo modus operandi.

Se fossero vere le voci, Donnarumma avrebbe già rinnovato e lo avrebbe fatto venendo incontro alla società. Ma questo non basta. C'è una sconfitta da vendicare ed è quella subita da Raiola nel primo rinnovo. Tre anni fa il vero vincitore fu Mirabelli, grazie al portiere e alla sua famiglia che diedero un contributo importante alla decisione finale. Stavolta non ci saranno sconti da fare. Mino, che già nel Milan possiede la procura di un altro giocatore (Romagnoli), e più avanti occorrerà sedersi ad un tavolo per parlare del suo rinnovo, vuol passare alla cassa. Sa, meglio di prima, che se il portiere andasse via a zero avrebbe la fila di squadre (Juventus in primis, ma non solo), che potrebbero offrire uno stipendio anche da 10 milioni, più ricche commissioni. E cerca di forzare la mano chiedendo un rinnovo importante sapendo che non ha nulla da perdere nel tirare troppo la corda. Allo stesso modo il Milan sa che non può perdere il suo portiere, Capitan Futuro, ma è cosciente che non può fare troppe concessioni al suo procuratore.

Detto che siamo sempre sul campo delle voci, anche se oggi Gazzetta conferma che la richiesta è di 10 milioni, il Milan non va oltre i 7 milioni. Se la cifra richiesta fosse confermata sarebbe uno sproposito che giustamente il Milan non potrà concedere. Va anche a stonare con le numerose voci uscite durante il rinnovo di Ibra che indicavano la priorità di essere il più pagato della rosa per poter giocare un altro anno con la maglia rossonera. Voci alle quali non ho mai creduto, anzi le ho sempre viste come un tentativo per aprire un varco e chiedere cifre importanti nei rinnovi futuri. E ripeto più avanti ci sarà anche il contratto di Romagnoli da discutere.

Alle cifre richieste bisogna stare attenti, Raiola (che ripeto sa fare bene il suo lavoro) sa che il Milan non ha molte alternative. Soprattutto perché non ci sono offerte irrinunciabili (sia per il Covid, sia perché è meglio aspettare e cogliere l'occasione di prenderlo a zero) che cambierebbero la forza contrattuale tra i due contraenti. E in più c'è il nodo clausola. Sembrerebbe che il procuratore non si accontenti solo di discutere dello stipendio, ma pretenderebbe anche una clausola bassa, come garanzia, che permetterebbe al portiere di andare via nel caso non venissero raggiunti determinati obiettivi (vedi la qualificazione in Champions). Un exit strategy utile che permetterebbe di guardarsi attorno, senza consultare la società, mantenendo un certo grado di forza e di libertà.

Ma avere una clausola rescissoria bassa equivale a perderlo a zero! Primo perché non hai materialmente la possibilità di gestire una sua eventuale cessione, e te lo porterebbero via senza problemi, secondo perché non andresti a guadagnare il reale valore del giocatore.

Ma anche offrire un rinnovo a 10 milioni, per non perderlo a zero, ha delle controindicazioni. Se lo fai è perché magari prendi in considerazione l’idea di cederlo dopo un anno, ma a quel punto devi sperare che ci sia la fila nel richiederlo, altrimenti rischi di non trovare offerte adeguate al reale valore. Cosa che potrebbe realmente accadere perché il Milan non si siederebbe ad un tavolo per non meno di 50 milioni a salire e tu, club che tratti, saresti poi costretto anche ad offrire al portiere uno stipendio più alto degli eventuali dieci milioni.

In questa situazione che si è venuta a creare, l'unica soluzione per il Milan è sperare che la famiglia, ed il portiere, anche stavolta recitino un ruolo importante per la permanenza del ragazzo a Milano, accettando quella che è la proposta societaria. Come fecero la prima volta!

Ma, alla luce di questa speranza, la domanda da porsi è: "Se decideranno anche stavolta il giocatore e la famiglia perché continuare a rimanere con Raiola?" "Perché servirsi della competenza di un manager che la pensa diversamente da te?” Domande che non hanno una risposta immediata e necessitano sicuramente di una presa di posizione da parte del portiere rossonero.

Ma il Milan non potrà aspettare per molto nonostante la telenovela Donnarumma sia ripartita. Si spera solo abbia un finale come la precedente, piacevole per i tifosi del Milan.

Anche se qualcuno di noi dovrebbe andare da Gigio a chiedergli, prima che sia troppo tardi: “Scusi, me la mette una firmetta?”.