Semplice geometra o architetto sopraffino?

Se volessimo fare una conta di tutti i talenti(?) scoperti nelle giovanili dei grandi club o nelle cosiddette provinciali, che si affacciano di tanto in tanto in serie A per poi ripiombare nelle serie minori, non ci basterebbero le tante righe che questa testata ci mette a disposizione.

Certo che molti presidenti ci hanno fatto buoni affari a discapito di altri dirigenti che per accontentare i propri tifosi hanno accelerato trattative e partecipato ad aste organizzate ad arte arrivando a sopravvalutare modesti manovali del pallone acquistandoli per chissà quali assi del futuro che non ha mai visto un'alba, ma solo tramonti repentini senza infamia e senza lode.

Certamente spesso questi improvvidi dirigenti si sono lasciati istigare a menadito da testate giornalistiche che pur di vendere qualche copia in più si sono prestate alle manovre di tanti procuratori, talvolta senza scrupoli, che hanno creato aloni di splendore intorno a semplici ronzini presentati come puledri di razza sopraffina.

Son certo che mentre leggete a seconda della vostra fede calcistica vi scorrono in mente decine di giovani calciatori che la vostra squadra del cuore ha acquistato a suon di milioni per puntare a questo o a quel titolo, magari sbandierandolo come una vittoria perchè lo si era soffiato alla rivale di sempre.

Non voglio citarne alcuno perchè farei torto a tanti altri e vi lascio liberi di pensare a tutti quelli che volete, ma voglio invece soffermarmi sull'ultimo talento(?) su cui tutti sono pronti a scommettere rimandando ad un altro successivo articolo un approfondimento sul valore di mercato di queste meteore che andranno ad appesantire per anni i bilanci delle società che sono cascati in questi meccanismi perversi.

Prima di analizzare tecnicamente il caso Tonali però vorrei fare una riflessione sull'ultimo grande talento(?) del calcio italiano, Mario Balotelli

Proprio l'altra sera, non ricordo su quale emittente, visto che oramai se ne contano a decine tutte dotate di analisti e critici di livello più o meno validi, ho sentito affermare, a circa dieci anni di distanza dal suo ingresso sulle scene calcistiche nazionali ed internazionali, che già da adolescente si notavano tutte le sue potenzialità e capacità tecniche e balistiche, ma che contemporaneamente era evidente che "giocava da fermo ed era un corpo estraneo alla squdra".

Ecco perchè questo excursus su Mario Balotelli. Un medio analista ed intenditore di calcio che si astenga dal seguire le mode o dire quello che i più si vogliono sentir dire è in grado di capire se ci siano le condizioni affinchè un cosiddetto giovane talento(?) diventi un perno fondamentale di un grande club impegnato su più fronti per un'intera stagione sotto le pressioni esterne di tifosi sempre più esigenti e di una stampa pronta ad esaltarti e subito dopo a ricacciarti nel dimenticatoio.

Tornando al talento(?) Tonali stiamo parlando di una giovane promessa(?) che si è affacciato al calcio dei grandi quest'anno alla normalissima età di 20 anni in club, non me ne voglia il Brescia, sicuramente non di prima fascia e che nonostante la sua presenza costante in prima squadra è retrocesso senza mai avere alcuna possibilità di giocarsela con altri club dotati di normalissimi pedalatori.

La prima riflessione che vien da fare è come sia potuto accadere che un tale talento(?) non sia stato già stato acquisito da un grande club nelle proprie giovanili, cosa che ormai accade da anni vista la straripante forza contrattuale dei club di prima fascia rispetto alle realtà di provincia. Se non si vuole tornare al solito Balotelli, basta pensare a Zaniolo, Kean o Donnarumma, questo sì che ha doti nel suo ruolo superiori a tutti gli altri, che le tre migliori squadre italiane hanno subito inserito nei propri organici fin da adolescenti.

Ma supponiamo che non siano state abbastanze attente o questo supposto talento(?) sia esploso un po' più da grande quando ormai il Brescia ne aveva blindato il cartellino. Ebbene non ricordo una giocata in questo campionato degna di un giocatore sopra la media se non un cross sbagliato finito in rete e poi pubblicizzato per settimane, tanto che ve ne ricordate sicuramente tutti, come una prodezza balistica accostata a Pirlo o a chissà quale altro campione con la "C" maiuscola del passato. Forse poi ci si ricorda di una discesa conclusa con una conclusione maldestra e nient'altro. Poi tante punizioni e poche conclusioni a rete tutte senza esito e di cui non c'è traccia neanche nei ricordi dei più fervidi estimatori di questa normalissima promessa(?) del calcio italiano. Senz'altro per uno che viene valutato sui 35 milioni mi sarei aspettato molto di più. Nel calcio moderno un centrocampista che non ha senso del gol è finito prima di cominciare. Mille volte un Milinkovic e mai un Betancur.

Certo che l'Inter che paga oltre 25 milioni, o forse più, Gagliardini o il Milan che ne spende altrettanti, o anche di più, per gente come Piatek, meteore senza futuro, può sembrare un investimento da fare senza indugi.

La verità è che la speranza di trovare quanto prima un nuovo Rivera o Baggio stordisce a tal punto da considerare un buon geometra, non me ne vogliano gli appartenenti a questa categoria, ad un architetto sopraffino, geniale ed imprevedibile. Non ho visto niente di questo, nè nell'ultima stagione di serie A, nè nelle serie minori o nelle giovanili, nè nelle Nazionali di categoria.

Ecco proprio la Nazionale e Mancini, l'uomo che ha lanciato Zaniolo, quando in pochi esperti del settore lo ricordavano solo come contropartita per arrivare al Ninja, e la domenica alla Roma si alternava tra panchina e tribuna, non mi pare che, a parte qualche convocazione lo abbia mai proposto titolare preferendogli Barella e Sensi per fare altri due nomi da Inter. Pensate che se fosse stato questo prodigio non lo avrebbe già lanciato?

Spero tanto che Marotta e soci riflettano tanto, ma tanto, prima di prendere la sciagurata decisione di spendere le cifre che si rincorrono sui giornali per questa promessa(?) dal futuro incerto a certi livelli  e non si lascino trascinare dall'abilissimo Cellino in un'asta senza senso con i cugini rossoneri. Kondogbia docet.

E per finire ai cugini del Milan che, calcisticamente bestemmiando, lo paragonano già a Rivera, ricordo da estimatore di calcio che a quell'età il Golden Boy, non solo aveva già esordito da tempo in serie A ed in Nazionale (convocato da riserva ai disastrosi mondiali del 1962), ma aveva già fatto vincere ai rossoneri lo scudetto del '62 ed era arrivato secondo al pallone d'oro assegnato al mitico Jascin.