Dopo una sola stagione, il matrimonio tra l'Inter e Conte sembrava ormai essere arrivato alla parola fine con le dichiarazioni post Bergamo del tecnico salentino che tanto avevano fatto arrabbiare la dirigenza nerazzurra e le parole, che sembravano essere di commiato, dette dallo stesso Conte al termine della finale di Europa League. Invece, con molta sorpresa, quello che doveva essere l'incontro d'addio tra la dirigenza nerazzurra ed il tecnico si è trasformato in un incontro chiarificatore terminato con il comunicato ufficiale della società che parla di programmazione e continuità grazie alla conferma in panchina dell'allenatore. Alla fine, quindi, il rapporto tra Conte e l'Inter andrà avanti ma è la scelta giusta? Senza dubbio se si parla di programmazione e continuità la risposta non può che essere sì: al primo anno interista Conte è riuscito a portare i nerazzurri al secondo posto e a meno uno dalla Juventus (anche se la corsa per il titolo si era già da tempo decisa ed il punto di distacco non è del tutto veritiero), ha sfiorato la finale di Coppa Italia (il ritorno con il Napoli è stato deciso da un errore difensivo e dalle grandi parate di Ospina) e ha portato dopo dieci anni l'Inter in finale di una coppa europea (decisa solo da un episodio sfavorevole). In più il cambio di allenatore avrebbe rallentato il processo di crescita e maturità della rosa che continuando con Conte avrà la possibilità di continuare sulla strada tracciata in questa stagione senza dover ricominciare tutto da capo.

Detto dei risultati, che sono poi l'unico dato oggettivo per valutare l'annata, quali altri meriti ha Conte? Per prima cosa, in un solo anno di lavoro, Conte è riuscito a creare sia un'unità d'intenti che tattica: da anni non si vedeva un gruppo così unito e compatto e durante la stagione non si sono mai verificati momenti di rabbia e tensione all'interno del gruppo giocatori (chissà se per merito di Conte o di Marotta che ha messo alla porta alcuni calciatori  troppo protagonisti extra campo nelle ultime stagioni), mentre dal punto di vista tattico il 3-5-2 di Conte è riuscito a valorizzare molti calciatori della rosa ed il finale di stagione (Napoli e Atalanta in campionato ed il percorso quasi netto in Europa) dimostra come la crescita di affinità tra i giocatori sia sempre in netta crescita. Come detto, poi, il tecnico salentino è riuscito a valorizzare molti elementi della rosa dalla coppia d'attacco Lautaro-Lukaku (una delle più forti d'Europa) fino ai giovani Barella, Sensi, Bastoni ed Esposito. Ha ridato vita a Candreva (ai margini nella passata stagione) e Sanchez (reduce da stagioni deludenti) e ha dimostrato di saper cambiare idea sui suoi giocatori come dimostrano i casi di Borja Valero e Godin: l'esempio massimo è proprio quello dello spagnolo messo ai margini del progetto sin dall'arrivo di Conte si è ritrovato da fuori rosa ad agosto a protagonista durante la stagione quando nel momento del bisogno (le assenze di Brozovic e Sensi) Conte ha deciso di rispolverarlo dandogli fiducia dopo aver visto in allenamento la voglia e il professionismo del calciatore spagnolo che al posto di lamentarsi per essere finito fuori dal progetto ha impiegato tutte le sue energie per rendere al meglio durante gli allenamenti. Anche Godin ha dovuto faticare per entrare nelle gerarchie del tecnico anche se nel suo caso ha penalizzarlo era soprattutto l'utilizzo della difesa a tre poco gradita all'ex Atletico che però allenamento dopo allenamento è riuscito ad inserirsi nel progetto Conte tanto da trovare la titolarità nel momento clou della stagione ai danni di un certo Skriniar. Anche i numeri, poi, sembrano sorridere a Conte visto che al termine della stagione l'Inter si è portata a casa il titolo di difesa meno battuta del campionato e di secondo miglior attacco (dopo l'Atalanta) e che con 82 punti in classifica ha eguagliato il risultato finale dell'Inter del triplete.

Oltre ai meriti, però, bisogna anche analizzare alcuni punti negativi dell'esperienza di Conte all'Inter: Se da una parte il 3-5-2 sembra essere una base solida dalla quale ripartire, dall'altra l'integralismo tattico del mister rischia di essere più una zavorra che un aiuto. Una squadra di vertice dovrebbe essere camaleontica e saper cambiare durante la partita anche in funzione degli avversari e del risultato cosa questa che è mancata durante l'anno. Ad esempio in finale contro il Siviglia al momento del 3-2 Conte poteva lasciare in campo Lautaro ed inserire lo stesso Sanchez magari togliendo un difensore (per dare vita ad una specie di 4-3-2-1) oppure sacrificare un centrocampista (puntando quindi sul 3-4-3 o 3-4-2-1). Altra cosa da migliorare è la gestione dei cambi che avvengono sempre troppo tardi come dimostra la stessa sfida con il Siviglia dove forse Eriksen poteva essere inserito con un pò d'anticipo per aumentare il tasso di palleggio della squadra. Tra le cose negative bisogna anche menzionare il cammino nell'Europa dei grandi dell'Inter che per il secondo anno consecutivo si è trovata a concludere l'avventura nella fase a gironi: anche se recidiva i cali di tensione avuti contro lo Slavia Praga a Milano e nei secondi tempi di Barcellona e (soprattutto) Dortmund non sono certo riconducibili ad una squadra allenata da Conte.  

Detto dei punti di forza e di debolezza di Conte, resta da analizzare il vero problema emerso durante la stagione, perchè al di là dei problemi tecnico tattici bisogna menzionare il tallone d'Achille del tecnico: la comunicazione. Da giugno 2019 ad agosto 2020 sono troppo frequenti gli sfoghi di Conte che troppo spesso tende (questo emerge anche dalle avventure passate) ad attaccare la propria società a mezzo stampa. Dallo sfogo durante il ritiro estivo per via di un mercato troppo lento alla sfuriata post Dortmund con tanto di attacco verso la poca esperienza di Barella e Sensi (quelli che tiravano la carretta e che facevano la differenza in quel periodo), dalla richiesta fin troppo esplicita di una mezzala fisica alla rabbia per aver avallato un calendario post lockdown poco convincente agli occhi del tecnico fino alle famose dichiarazioni di Bergamo e alla fine dell'Europa League. 

Perchè andare avanti dopo le ultime dichiarazioni di Conte? Nella migliore delle ipotesi l'arte diplomatica di Steven Zhang potrebbe aver fatto la differenza con la proprietà talmente convinta della bontà del lavoro di Conte (grazie ai risultati portati a casa) da aver convinto il tecnico salentino a continuare l'avventura in nerazzurro. Altra ipotesi probabile (e comunque positiva) dovrebbe portare ad un ripensamento dello stesso Conte convinto a tornare sui propri passi grazie agli attestati di stima ricevuti da giocatori, staff e tifosi che gli avrebbero fatto capire quanto di buono ha fatto e potrà fare all'Inter e che hanno portato lo stesso Conte ad affrontare la dirigenza nerazzurra con uno spirito diverso rispetto a quello dei giorni precedenti. La reale motivazione, però, potrebbe portare ad una mancata intesa dal punto di vista economico (l'esonero avrebbe costretto l'Inter ad un bagno di sangue visti i dodici milioni annui di Conte, i 4,5 di Spalletti e gli eventuali 8-10 milioni per Allegri ,mentre Conte mai avrebbe rinunciato alla buona uscita firmando le dimissioni) che avrebbe così costretto le parti ad andare avanti insieme (e la presenza dell'avvocato Capellini, uomo dei contratti nerazzurri, certo non aiuta a diradare le nubi).