Marco Giampaolo, reduce da un’avventura alquanto complicata sulla panchina rossonera, è in cerca di un rilancio, per dare slancio ad una figura poco compresa al Diavolo, mai in grado di ottenere risultati convincenti.
Eppure, il Giampaolo doriano non è svanito, è mutato in quei tre mesi asfissianti, dove la società non ha gli lasciato le basi per agire correttamente, a partire da un calciomercato deficitario.

Ad ampliare tale spaccatura, vi è stato un binomio mai sbocciato e la mancanza di fiducia di un popolo che mai gli ha perdonato l’inserimento di tecnicismi stravolgenti, troppo differenti da quei meccanismi intrapresi nel passato.
Ad oggi, il tecnico, è pronto a dire la sua nel calcio che conta, rientrare nei ranghi per affermare una filosofia innovativa e godibile, già ammirata nella Genova sponda blucerchiata.
Ripercorriamo il suo profilo attraverso gli episodi più iconici e delineamone una linea pronta ad agire per il futuro.

Lo schieramento che lo ha reso grande
Nelle prime esperienze, i suoi schemi pongono su trazioni equilibrate, prive di scelte eloquenti, che paiono tracciare un personaggio nella media.
Tuttavia, a farlo sbocciare, ci penserà la Sampdoria, che lo acquista nel 2016. Questa piazza è l’ideale per intraprendere un cambiamento, una scelta in visione opposta a ciò che sinora era stata la sua carriera.
Decide di voltare pagina, puntando su un 4-3-1-2 estetico, mirato a valorizzare le capacità di ciascun giocatore.
La rosa, il cui obbiettivo è la salvezza, segue con attenzione le pillole del nuovo tecnico. D’altronde, Doria e Giampaolo si incontrano quando entrambe richiedono un nuovo inizio, una scelta ideale per entrambe le parti.
Sul terreno di gioco, il club ligure, è frantumato da alcune annate negative e, di fatto, vuole proclamarsi lentamente, quella potenza di fuoco in grado di approdare in Europa League nel passato recente.
Il modulo e le scelte del tecnico daranno il via ad un triennio in crescendo, ricco di talenti plasmati quali Skriniar, Torreira, Schick, Andersen e di prestazioni convincenti, che riportano in orbita una nobile decaduta.
Il picco si ha con il raggiungimento del nono posto, dopo aver lottato a lungo per l’Europa, e con la stupefacente metamorfosi del bomber senza tempo, Fabio Quagliarella, capocannoniere a 36 anni, inserito alla perfezione nel progetto.

Come gioca Giampaolo?
Ciascuna squadra allenata dal nativo di Bellinzona, con l’affermazione blucerchiata, è caratterizzata da una manovra che parte dal basso, con i due centrali difensivi a dettare gli schemi dell’impostazione.

Marco, da questo punto di vista, ha svolto una vasta quantità di lavori mirati affinchè, la costruzione del gioco, potesse essere efficiente sin da subito.
In tal senso, ha reso idonei due calciatori non proprio ricchi di tali tatticismi: Milan Skriniar e Joachim Andersen.
Dopo di che ha affinato le idee offensive, incrementando il giro palla, con ritmi elevati all’interno dello svolgimento dell’azione.
La zona nevralgica del campo, composta da tre uomini, deve essere sempre in movimento, cercando di eludere la pressione avversaria.
Ha preteso dai suoi lucidità e rapidità nella gestione della sfera, soprattutto dal trio dei centrocampisti, schierato a rombo.
Eppure, nella maggior parte dei casi, ha posto la causa dei propri successi grazie all’avanzamento dei terzini, fondamentali in fase di spinta.

Dall’apertura sulle fasce, ha tratto due movimenti principali che contraddistinguono il suo calcio:

  • La prima, e più usufruita, riguarda le mezzali, il cui compito è di proporsi verso l’esterno creando superiorità numerica.
  • La seconda coinvolge le punte, le quali, devono cercare movimenti ad uscire, creando i presupposti per gli inserimenti letali delle mezzali.

Quando si è trattato di creare gioco attraverso le vie centrali, la palla è stata giocata perlopiù dal trequartista, l’oggetto per eccellenza nella conclusione dell’azione, colui che deve riuscire a dare vita a nuovi spazi in profondità.
Il jolly in questione, soprannominato cosi per l’imprevedibilità voluta da Giampaolo, funge da origine per le rapide triangolazioni che coinvolgono i due uomini di riferimento in avanti.
La fase di non possesso, invece, si è rivelata l’arma in più del tecnico.
Essa, si svolge con un pressing asfissiante: da questo punto di vista, l’ideologia è riconducibile al Gegenpressing attuato con efficacia da Klopp.
Il mediano, deve leggere al meglio l’azione, e deve intervenire nelle circostanze difensive, fungendo da terzo centrale arretrato.
L’ennesima intuizione in tal senso, spostandoci sugli out, vuole un raddoppio sugli esterni avversari.
Insomma, Giampaolo ha voluto forgiare dei sistemi voltati all’offendere, spettacolari da vedersi ed unici in Italia.

Il futuro? Domanda che incuriosisce.
Attualmente svincolato, la domanda nei suoi confronti si è incrementata a dismisura, tanto da coinvolgere diverse compagini, perlopiù in Serie A.
Quella che si è dimostrata più attiva nella trattativa è stata il Torino, che dopo una stagione fallimentare nella quale nessuna gestione ha convinto, è pronto a ricreare i presupposti di una squadra d’alta classifica.
Giampaolo ha espresso un’apertura verso l’operazione e risolto il nodo ingaggio si potrebbe dare il via ad un nuovo inizio stile Sampdoria.
A seguirlo con attenzione vi è anche l’Udinese, che per ora non ha proposto una reale offerta, e complice anche la discreta presenza di Gotti, non ha affondato il colpo.
La certezza è che con il ritorno di Giampaolo assisteremo all’applicazione di una filosofia poco diffusa nel Bel Paese, per la quale vale la pena osservare gli sviluppi di ciò che sarà l’avvenire.
L’unica certezza? Un Giampaolo conscio e rampante per rientrare in lizza, mettersi in gioco e dimostrare che le accuse nei suoi confronti erano infondate.
E allora, vedere per credere, il ritorno di un tecnico che non ci deluderà.

Giampaolo, ti stiamo aspettando.