Babbo Natale esiste, è sempre esistito. Sarà un po’ avanti con l’età ma nella Juve sarebbe ancora titolare.
Probabilmente nei secoli ha cambiato abitudini, e forse anche gusti. Nell’immaginario collettivo ha una tresca da una vita con la Befana, ma figuriamoci se uno che entra furtivo di notte dal camino si può accontentare di un Vecchia Signora, che tra l’altro si sente più a suo agio con la scopa fra le gambe anziché cavalcare renne cornute.
Piuttosto, una volta ha fatto un sogno strano: entrando di soppiatto nella casa rosa di Barbie, districandosi tra mobili finti e centinaia di capi di abbigliamento, arriva in camera da letto dove la bambola dorme beata. Babbo Natale si trova lì solo per esaudire i sogni legittimi di una giovare fanciulla: qualche ritocchino qua e là, un paio di misure in più di seno e un lauto contratto televisivo. Poi ricorda di essere volato via subito, ma qualcuno giura di aver visto una slitta parcheggiata tutta la notte sotto la casa di Barbie. In fondo, dopo aver passato la vigilia a sorseggiare cappuccini corretti con Sconcerti e dopo aver trascorso la serata a casa di Nainggolan, potrebbe aver shakerato il sogno con la realtà. Anche perché quest’anno, per Natale, una nuova letterina giunge proprio da dove ricordava abitare quella Barbie: chiede in regalo “competenza calcistica” ed è firmata Diletta. Ma stavolta il vecchio ha deciso di mandarci la Befana.

Babbo Natale esiste e non potrebbe essere altrimenti. Sennò come si spiega che i milanisti credono ancora nel piazzamento in Champions e nella parabola a giro di Suso? La magia del Natale è per chi nutre sogni e speranze. Perfino Maldini ha espresso il desiderio di poter fare un giorno il dirigente del Milan. Di farlo bene s’intende. Pioli invece ha chiesto un parrucchino, per provare se con i capelli finti gli sale la ferocia di Conte. Anche Ibrahimovic vuole un regalo, ovvero giocare fino ai cinquant’anni col Milan, ma Babbo Natale non può fino a questo punto. Nemmeno Raiola. Tuttavia pare ci stia pensando seriamente un altro benefattore seriale: Gazidis.

Babbo Natale è poi di fronte ad una richiesta quanto mai delicata, scritta da un bambino di ventinove anni di nome Mario. È una lettera molto triste perché racconta di un bambino che si sente bullizzato da una società razzista e senza scrupoli. Dice che una volta, per via della mestizia, ha dovuto comprarsi una Ferrari per potersi sentire come un bambino normale. Un’altra volta ha dovuto procurarsi un jet per non sentirsi lontano dalle sue origini e dai suoi amici milanesi. Eppure il razzismo è una piaga sociale troppo grande, e il piccolo Mario si sente vittima, avvertendo cattiveria e pregiudizio ad ogni angolo.
Un giorno, fermo al semaforo verde, si avvicina un uomo di colore che gli pulisce il parabrezza della Ferrari. A lavoro terminato il mendicante chiede un euro ma Mario si scusa perché nelle tasche ha solo pezzi da 100, e si giustifica ammettendo che in genere le monete le getta, perché gli pesa tanto portarsele dietro. Per tutta risposta l’uomo al semaforo lo manda a quel a paese e Mario sgomma via affranto, dispiaciuto di essersi imbattuto nell’ennesimo razzista. Un’altra volta dal concessionario Piaggio, alla domanda su quanto tempo galleggiano gli scooter prima di affondare, un commesso lo caccia a pedate. Sarà stato sicuramente un fascista. Ma per Mario questa situazione è diventata insostenibile, in ogni cosa che fai c’è sempre qualcuno pronto a giudicarti: non si può essere liberi di essere stupidi a questo mondo. Una sera ha persino pensato di farla finita leggendosi un libro. Di conseguenza chiede a Babbo Natale di poter ricevere un colore di pelle diverso, del tipo maculato. Così da passare inosservato e, magari, da abbinarci un nuovo giubbotto D&G. Tuttavia Babbo Natale pensa seriamente di fargli come regalo un cervello nuovo di zecca, nella speranza che il buon Mario non pensi che sia un riempitivo per mutande maculate.

Babbo Natale si sa, ha un cuore grande. Ma proprio non se la sente di esaudire la richiesta del piccolo Maurizio di amputare le mani di De Ligt. Piuttosto potrebbe offrirgli la soluzione ai problemi della Juve proponendogli il gioco che tutti auspicano, specie dopo aver esaudito il desiderio di milioni di tifosi con il defenestramento di Allegri. Il problema semmai è che Paratici a gennaio potrebbe scambiare Alex Sandro con Darmian e Dybala per Politano. Oppure portarti Montolivo a parametro zero. Di conseguenza Babbo Natale, se vuol regalare un gioco a questa Juve, dovrebbe amputare le mani di Paratici. E quindi è più facile regalare il nono scudetto, con il gioco di Allegri. Sempre da Torino però arriva la richiesta da parte di Andrea che vorrebbe vincere finalmente una Champions. In cambio offre una slitta motore multijet e 100 milioni l’anno con un contratto a vita. Ma Babbo Natale declina l’offerta, perché le sue renne lo hanno portato ovunque senza il minimo problema di tenuta meccanica. Inoltre consiglia al giovane presidente di risparmiare qualcosina in quanto, fra non molto, potrebbe bussare il FFP alla porta, e poi sarà peggio della scopa della Befana infilata su per il deretano.
Anche Ronaldo chiede da Torino un regalo: un infortunio al collaterale ai primi 100 classificati nella graduatoria di merito del pallone d’oro, in modo da giocarsela alla pari il prossimo anno. Inoltre chiede altri 100 rigori, 300 gol e di riuscire anche nell’impresa di segnare un gol su punizione. Ma più di tutto chiede che un fulmini colpisca chiunque metta il 7 nella lavagnetta luminosa a bordo campo. Per tutta risposta Babbo Natale cestina la lettera di CR7, in fondo è stato fin troppo generoso con questo bambino nell’ultimo decennio.

Conte invece non crede a Babbo Natale, perché se esiste qualcuno che possa fare regali agli interisti questi è sicuramente il tecnico nerazzurro. Aiuti non vuole, né tantomeno gli servono. Forse giusto un chiamata al VAR a partita, ma nulla più. Lui non ha bisogno di chiedere nemmeno un paio di centrocampisti a Babbo Natale, li pretende da Marotta. Sarà eventualmente il buon Beppe a chiederli come regalo per Natale. Conte non chiede neanche al Barcellona di scansarsi, perché generalmente è proprio lui che si scansa in Europa, col suo 532 famelico omologato solo per i trofei nazionali, con tanto di record annessi. Il problema, semmai, sarà se non dovesse riuscire a vincere lo scudetto, perché è pacifico che il meglio con Conte arriva al primo anno, poi inesorabilmente inizia la fase mestruale. E probabilmente saranno proprio gli stessi interisti a pregare che Babbo Natale li liberi dal melodramma.


Personalmente credo in Babbo Natale, e conosco anche il suo nome: Saverio Sticchi Damiani. Sono anni che mi regala gioie con il mio Lecce, e sono sicuro che continuerà a farmi godere. Magari con una salvezza tranquilla. Un grazie anche al suo aiutante Liverani che se la gioca con la stessa mentalità dalla lega pro ai campi della A.
Magari una letterina la mando solo per chiedere equità agli arbitri in campo e agli operatori al VAR, perché sarebbe perfino troppo pensare di dover combattere anche contro la sudditanza psicologica della chiamata di comodo, per le grandi di turno.