L'unico errore commesso dalla redazione del Corriere dello Sport, per me, è quello di aver utilizzato un titolo sbagliato di questi tempi. Se fosse stato scelto il termine "black power", nome di un movimento nato a cavallo tra gli anni 60 e 70 lungo il Mississippi per sottolineare l'orgoglio razziale dopo le deprecabili e miserabili azioni del KKK, sarebbe stata probabilmente la stessa storia, piena di polemiche utili solo a rendere più complesso un concetto semplice: essere contro l'odio nei confronti di una persona che ha il colore della pelle diverso dal proprio. Ad esempio, se sopra avessi scritto "l'odio nei confronti di coloro che hanno la pelle nera", avrei isolato la questione solo per la gente con la pelle nera, quindi doveri apparire razzista in quanto considero solo quella razza legata a quel problema.  Ora, la scelta del titolo "Black Friday" giudicata inappropriata da una parte e razzista dall'altra, è sicuramente una scelta infelice in questo periodo. La colpa è da attribuire alla redazione che doveva fare più attenzione ad un titolo diciamo delicato, ma per me inoffensivo. La mia domanda è: possibile che oggi bisogna passare al setaccio tutte le esternazioni? Se la frase fosse stata "Nigger friday" saremmo tutti dalla stessa parte, senza dubbio. Se la frase fosse stata "Black is better", magari si sarebbero dette le stesse cose, perchè con l'obiettivo di esaltare le qualità di Lukaku e Smalling (i protagonisti della discussa prima pagina) si avrebbe commesso l'errore di porre i due atleti davanti agli altri proprio per difenderli da coloro che li insultano, di non normalizzarli, e quindi di sottolineare in modo involontario la differenza di razza...quindi, razzismo. 

Cosa fare allora? Anzi, cosa dire? Probabilmente la stampa, gli addetti ai lavori (procuratori, allenatori, presidenti, direttori tecnici, ecc..), i giocatori stessi e soprattutto i tifosi sui social devono imparare a non parlare del giocatore come un elemento che ha la pelle diversa dalla maggior parte di coloro che scendono in campo, ma del giocatore e basta.  Tornando sul Corriere dello Sport, quindi, quale titolo andava scelto? Semplicemente un titolo diverso, magari più legato alla Premier, visto che l'idea sembra quella di aver voluto comunicare gli ottimi affari fatti in estate. Si vuole giocare con le terminologie inglesi, benissimo, allora visto che il Black Friday è da considerare (sor)passato, si poteva pensare a "The heat is on" (tanto per ricordare un classico di Glenn Frey, chitarrista degli Eagles scomparso poco tempo fa), tanto per ricordarci che in questa giornata si scontrano la prima contro la quarta e la seconda contro la terza del nostro campionato. "Black Friday" è un titolo maldestro, inappropriato e fra l'altro privo di senso visto che questa bella sfida non si gioca il 29 novembre ma una settimana dopo. Cioè, è un pò come fare gli auguri di Natale il 2 gennaio. A questo punto qualsiasi persona che si presenterà davanti ai microfoni dovrà fare estrema attenzione ai termini utilizzati, alla costruzione delle frasi e ponderare le esternazioni anche sui vari social. In Italia siamo davvero capaci di tutto, anche di ribaltare le regole dell'educazione e del senzo civico. Siamo partiti da quel famoso (schifoso esempio) Opti Poba e relative banane di quell'ignorante di Tavecchio all'estremizzare la sensibilità dei diretti interessati senza capire il modo più logico per affrontare il problema ossia capire che siamo tutti uguali.

Se si vorrà combattere il razzismo in modo intelligente, gli arbitri dovranno interrompere le partite con cori razzisti e attribuire la vittoria alla squadra che ha subito il torto. Se si vogliono ottenere i risultati si dovrà lavorare sui banchi di scuola, dove i bambini devono capire che se a fianco hanno un loro coetaneo di colore diverso dal loro non cambia assolutamente nulla, cosi come per i gay cosi come per quelli di religione diversa, così come per i disabili (altro termine delicatissimo). 

Guardiamo sbigottiti questo titolo sul Corriere dello Sport quando i problemi legati al razzismo sono ben altri.