Spoiler: Avviso per tutti i lettori di questo articolo. Nonostante il grande rischio di argomentare alcuni pensieri su concetti che al momento vengono sfruttati per cavalcare onde ben lontane dal richiamo sportivo che il Calcio dovrebbe avere, voglio chiarire prima ancora di entrare nel nocciolo del problema che tutto quello che viene scritto è semplicemente un modo in cui potrebbe essere vista la realtà, e non un modo di forzare il lettore a pensarla esattamente alla stessa maniera. 

Un gesto che rasenta la stupidità, o addirittura che va oltre. Possiamo identificare cosi la goliardica esposizione della maglia di Acerbi sotto la curva del Milan operata da Bakayoko e Kessie. Un gesto assolutamente evitabile, sopratutto quando sai che a distanza di una settimana le due squadre dovranno riaffrontarsi sul prato di San Siro con in palio la finale della Coppa Nazionale, anche solo per una questione puramente mentale. Non stuzzicare il cane che dorme, si dice nel noto proverbio. Ecco, questo Bakayoko e Kessie, probabilmente, devono ancora impararlo appieno.

Un gesto stigmatizzato subito da chi gestisce il gruppo rossonero, nell'intervista post gara, con l'invito a delle immediate scuse, che i due calciatori hanno presentato al diretto interessato, già pronto pochi minuti dopo la fine della gara, a twittare il proprio sdegno nei confronti della mancanza di rispetto di cui, Bakayoko e Kessie, si sarebbero resi protagonisti. Un gesto ripreso dalle maggiori testate nazionali(e non solo) per criticare la mancanza di stile di un interno mondo, che la società Milan rappresenta. Un gesto che un tesserato della Lazio, che risponde al nome di Ciro Immobile, non ha perso tempo a rimarcare nel tentativo di esporre alla pubblica fustigazione i due.

E quindi, direte voi? Beh, quindi trovo curioso, come nel concitato finale di gara tra Milan e Lazio, l'unico episodio ad essere messo sotto la lente di ingrandimento sia stato quello di Bakayoko e Kessie. Un finale di gara vergognoso, se si pensa che in Serie A certe scene non andrebbero mai viste, provocate peraltro da un tesserato biancoceleste(Patric NDR) che insegue Suso per circa 30 metri nel tentativo di sferrargli un pugno. Da qui un parapiglia infinito, in cui si distinguono chiaramente Luis Felipe e Kessie che si promettono, e chissà forse mantengono, un faccia a faccia degno del miglior incontro WWE. Incredibile come un politico, tale Capezzone, peraltro ex segretario di Silvio Berlusconi, intervenga in una questione meramente sportiva invocando provvedimenti unilaterali con queste parole: «Informare Kessie e Bakayoko (che qui irridono-espongono-umiliano la maglia dell’avversario Acerbi) che nell’Occidente avanzato lo sport è una gara con gli altri nel rispetto degli altri. Non una faida tribale. S’impone squalifica esemplare:fuori dai campi fino a fine stagione!».

Fa un po' sorridere che la Politica, in un momento storico cosi delicato per la nostra nazione, non abbia di meglio da fare che intervenire ed indirizzare dei giudizi sul campo sportivo(e con questo non rimane fuori anche il tentativo di Salvini di delegittimare Gattuso durante questa stagione), e fa ancora più sorridere vedere come la maggior parte della tifoseria di colore non rossonero, abbia approfittato della situazione per cavalcare un'onda come spesso, negli ultimi tempi, è costume fare.

Giusto per onore di cronaca, se tentiamo di leggere fra le righe del Tweet di Capezzone, quel riferimento alla faida tribale, volendo, potrebbe essere identificato in un riferimento razzista alle loro origini. Passiamo oltre, perchè non è questo l'obiettivo del mio scritto, anzi, proprio l'opposto.

La storia del calcio è piena di episodi goliardici, episodi in cui tesserati si sono resi protagonisti di gesti più o meno discutibili, che però hanno avuto una esposizione mediatica inparagonabile a quella cui sono stati sottoposti i due centrocampisti rossoneri.

Al termine di un Derby vinto, ad esempio, Marco Materazzi, cui spesso si associa più che la carriera la sua fama di "macellaio", si presentò sotto la curva nerazzurra con una maschera dell'allora Presidente rossonero Silvio Berlusconi. In quel caso, nessuno pensò che quel gesto fosse irriverente o che fosse una mancanza di rispetto. In molti, compreso il sottoscritto, si fecero una grassa risata, e come è giusto che sia, la questione si chiuse non appena le luci di San Siro si spensero. 

Chi dimentica, ad esempio, la folle corsa di Mazzone sotto la curva Atalantina in un derby con il Brescia dopo il gol di Baggio nei minuti di recupero? Il giorno dopo Mazzone era l'eroe Nazionale e nessuno osò contraddire il buon Carletto, nonostante 40 metri di corsa per andare ad esultare in faccia agli acerrimi nemici. 

Più recentemente, infine, il discusso episodio Simeone - Ronaldo, in cui per il primo tutte le tifoserie del mondo, tranne quella Juventina esaltavano il Cholo e sorridevano per il suo gesto, e successivamente tutte le tifoserie del mondo criticavano Ronaldo tranne quelli della Juve che godevano nel rivedere il gesto contrapposto a chi, poche settimane prima, aveva gioito contro di loro. 

Quindi, direte voi, è il solito gioco delle parti? Chi subisce rosica e chi lo fa gode? 

Viviamo un epoca in cui è più facile trovare delle onde da cavalcare, piuttosto che ammettere verità. Questo vale nel calcio, ma anche nella vita reale. Siamo circondati da gente che cerca di inculcarci luoghi comuni, che cerca di asservirci ad un sistema di pensiero. Al governo abbiamo due partiti che lottano per farci individuare il nemico nello straniero, sempre e comunque. E questo sistema di pensiero, si sta cercando di applicarlo anche allo sport.

Sapete qual è la prima frase che ieri ho letto subito dopo aver visto il gesto di Bakayoko e Kessie?

"Se questa cosa l'avessero fatta contro uno dei due i giocatori della Lazio si sarebbe gridato subito al razzismo."

In questa definizione trovo due visioni, peraltro entrambe preoccupanti. La prima è quella della ricerca sforzata nel rapportare l'intelligenza di una persona, o la sua sensibilità, al colore della pelle. Come se i neri, i gialli, gli arancioni, o chiunque altro, si possano classificare prima in base al colore della pelle, e poi dai loro comportamenti.

La seconda, invece, è una sfrenata ricerca di un moralismo spicciolo che è uno dei mali più grandi che infetta la nostra società, a tutti i livelli.

Siamo sempre stati abituati, sopratutto dalle Curve delle tifoserie delle squadre Italiane, ad un linguaggio duro, spesso oltre i limiti. Durante una partita, le due Curve, ne dicono di ogni. Insulti alle mamme, alla terra, alle opere, ai personaggi famosi ed ai giocatori in campo. Insulti alla storia, alle dominazioni, insulti a tutto ciò che ruoti intorno alla sfera dei rivali. Oggi siamo arrivati ad un livello di omologazione quasi snervante. Cori controllati, striscioni rieditati, curve sempre più addolcite, in un calcio che di goliardico ha ben poco. 

Qualche settimana fa, durante Cagliari - Fiorentina, un tifoso dei Cagliaritani ha perso la vita per un malore. In molti hanno notato come gli ultrà viola, alla vista di un essere umano in difficoltà, abbiano cantato "Devi Morire". Casualità, fatalità, quell'uomo è morto davvero, ed il mondo si è indignato di fronte a cotanta mancanza di sensibilità. 

Adesso, con la mano sulla propria coscienza, a prescindere dal bruttissimo gesto di cui si sono resi protagonisti i tifosi della Fiorentina che va assolutamente stigmatizzato, vorrei sapere quanti in questa community, frequentatori assidui dello stadio, non hanno mai cantato "Devi Morire" ad un calciatore di una squadra avversaria, magari anche forte, per costringerlo ad uscire dal campo. Vorrei sapere in quanti, tra i frequentatori della Community, si sono rifiutati di cantare Juve m..a o Inter m..a o Milan m..a e cosi via. O quanti, specialemente tra quelli che tifano squadre del Nord, si siano rifiutati di cantare "Noi non siamo Napoletani".

Siamo circondati da esempi sbagliati, nella politica, nello sport e nei media. Siamo circondati da gente che tenta, goffamente, di riprogrammarci tutti tentando di aizzarci in alcuni momenti e calmarci in altri, al solo battito delle mani. 

L'esposizione del mondo dello sport ai social, poi, non ha fatto altro che acuire ancora di più questa sensazione di onnipotenza di qualcuno, che prima poteva commentare le gare, gli episodi, unicamente nei bar di paese, mentre adesso pretende di decantare la verità assoluta, nemmeno nei salotti televisivi, bensì su Instagram, su Facebook o su Twitter, ergendosi a paladino di una moralità che non possiede e mai possiederà.

Valutiamo bene ogni singolo episodio, ma facciamolo con la nostra testa. La società ci presenta dei modelli falsati, dei modelli irreali, provando a convincerci che le regole vadano seguite solo in alcuni casi. Il popolo, dal canto suo, diventa moralista secondo la posizione in cui si trova.

Nessun attacco contro la Juve, ma i tifosi bianconeri, quando Koulibaly si fece espellere a San Siro per qualche coro di troppo dei tifosi dell'Inter, si schierarono in maniera decisa contro il difensore del Napoli, reo di aver esagerato nella manifestazione del proprio dissenso. Qualche settimana fa, a Cagliari, bersagliato dai fischi di timore dei tifosi di Casa, Kean ha esultato in maniera provocatoria verso la Curva Cagliaritana. Nel risentimento generale, qualcuno ha esagerato sfociando, stando alla tesi del mondo Juve, in insulti razzisti. Cosa avranno detto, secondo voi, i tifosi Juventini?

E' il gioco delle parti, quello che ha sempre regolato rapporti e modi di essere dell'essere umano. Se un atteggiamento è conveniente per se stessi, allora va portato avanti fino in fondo, altrimenti va bene unirsi al gregge. 

Allora io, da simpatizzante milanista, vi dico: Bakayoko e Kessie vanno multati dalla società rossonera per un comportamento bambinesco, esagerato e fuori contesto dopo una partita di calcio. Da qui, ad un processo mediatico per villipendio della maglia della Lazio, di acqua sotto i ponti ne dovrà passare. Anche perchè, coloro che in questi giorni insorgono sui Social, non è che siano proprio un esempio da seguire.  Checchè se ne dica su Social, Tv o Siti Internet, sbeffeggiare una martire dell'olocausto per colpire i propri rivali tappezzando muri della città e poltroncine dello stadio, non è minimamente equiparabile a mostrare la maglia di un calciatore avversario per pochi secondi sotto la propria curva mentre si sta festeggiando una vittoria importante.

Che di questo, almeno stavolta, i moralisti, me ne siano testimoni.

Vincenzo Tripodo