Ci sono delle partite che lasciano chiaramente intendere come andranno a finire. Possono durare 90, 180, 270 minuti, la sostanza non cambia: finiranno male e senza segnare neppure un gol. Quella di oggi con il Parma è una di quelle.

Naturalmente adesso ci saranno, come è costume tipicamente italico, la ricerca della giustificazione, del dettaglio a cui aggrapparsi, ma no, non si deve fare questo errore. Perché invece non guardare bene a quel che è successo nella partita, e cercare alibi che servono solo a deresponsabilizzare squadra e certi elementi?

Possesso palla: Il tabellino di fine gara recita 67% di possesso palla nerazzurro contro il 33% del Parma. Statistiche che dovrebbero fare pensare ad una manovra spumeggiante e ad un dominio netto.
Nel primo tempo, è stata vera soprattutto la seconda: a fare la partita è stata interamente l'Inter. Questa sarebbe una notizia positiva, se non fosse che la manovra nerazzurra è stata una delle più abuliche mai viste in stagione. Azioni che inizialmente sembravano poter essere efficaci, ma che invece non hanno portato a una vera supremazia riconosciuta anche in campo, il che è un concetto solo apparentemente in conflitto con il dominio nerazzurro della prima parte.
L'Inter è anche vero che sa attaccare, portare palla, organizzarsi, ma non dà mai l'impressione di poter affondare il colpo, di poter fare realmente male. Da l'impressione di essere il classico cane che abbaia ma non morde mai. Il saper ottenere un 67% di possesso contro una squadra come il Parma odierno, che non ha certo dato vita ad un match esaltante, non è un dato che può essere considerato come rilevante, ma uno da cui si può dedurre la desolazione e la sterilità delle manovre nerazzurre.

Tiri totali: 24 tiri a 8. 11 tiri in porta a 6. Questo dato è una diretta evoluzione del primo punto: l'Inter crea, ma non concretizza. Si può parlare per tutto un pomeriggio che il gol quando si attacca con costanza prima o poi arriva, che è solo questione di attimi, che "dai e dai" il guizzo vincente giunge. No. Questo è semplicemente una applicazione calcistica del detto "anche la pistola peggiore, se spara cento colpi, uno almeno lo mette a segno". Peccato che nel calcio non esista un bersaglio immobile (a parte Handanovic), e pertanto tirare con scarsa convinzione o con poca mira non porterà a nulla di utile. Una squadra degna di questo nome, un team che vuole fare grandi risultati, deve essere quanto più possibile cinico e determinato fino in fondo, senza arenarsi dinanzi alle prime difficoltà.
Da questo punto di vista, il Parma, per quanto con meno tiri, uno è riuscito a renderlo decisivo. Quelli nerazzurri, al netto anche di una prestazione di Sepe non certo in giornata di grazia, non sono riusciti ad essere efficaci, ed anzi, l'azione più clamorosa stava per farsela il Parma da sola. Una squadra che vuole mirare saldamente al quarto posto non può permettersi simili figure, o mostrare tutta questa paura.

Blocco psicologico: Ormai è chiaro anche a chi le partite dell'Inter non le vede... questa squadra ha un blocco mentale grande quanto lo stadio in cui gioca. Sono cambiati molti giocatori, allenatori, ma questa squadra proprio non riesce a fidarsi di se stessa, di fare sua la propria stessa forza. Sino a che é in vantaggio allora gioca bene, anzi, mostra anche sprazzi di intraprendenza, ma se non riesce ad andare in vantaggio, o ancora peggio, se va sotto, non riesce proprio a mostrarsi tranquilla e serena. L'Inter del 2010, per quanto citare quella formazione straordinaria sia troppo facile, dava sempre l'impressione di essere sul pezzo, di essere in campo con l'intenzione di vincere, di dare ancora di più quando stava sotto, di impegnarsi al massimo.
Questa squadra invece non ha nulla di tutto questo, le si può leggere in faccia il terrore quando passa in svantaggio, la frustrazione negativa quando si sbaglia un cross, un tiro, una triangolazione. Non si coglie l'armonia che si vede in un team, tutte quelle piccole cose che fanno capire che la squadra è unita e che marcia tutta compatta. E' una squadra continuamente col nervosismo del primo appuntamento, timida, impacciata e parecchio pasticciona. Con questo spirito non si andrà lontano, nè domani nè mai. Che siano solo un manipolo di giocatori senza mordente a trascinare negativamente la squadra verso il baratro? Fosse così, bisogna individuarli e mandarli via.

Giocatori abulici: Li si sono giustificati per tanto tempo, ma è chiaro che ci siano dei giocatori che, con questo andazzo, non siano da Inter, da Inter vincente perlomeno. Nel primo tempo, per quanto sterile in fase realizzativa, il dinamismo di Keita è stato fondamentale per il giro palla e per portare imprevedibilità nell'area parmense. Nel secondo tempo, con l'ingresso di Icardi, tutto questo è sembrato subito svanire. Che Icardi sia un cannoniere eccezionale nessuno può metterlo in discussione, le classifiche marcatori lo dimostrano. Eppure, paradossalmente, è uno degli attaccanti più immobili che si siano mai visti recentemente. Un giocatore come lui negli anni '80 o '90 avrebbe fatto il vuoto, ma nel calcio moderno, l'attaccante non può solo attaccare e basta: deve saper creare gioco, recuperare la palla anche fino al cerchio di centrocampo e aiutare nel pressing offensivo. Icardi solo raramente fa tutto questo, limitandosi a rimanere fermo davanti ed aspettare che il pallone arrivi a lui. Troppo poco al giorno d'oggi, e questo pomeriggio si è visto. L'altro è Handanovic. Perché è giusto dire che il tiro di Dimarco è stato splendido, ma è altrettanto vero che il portiere sloveno, ancora una volta, la battezza fuori limitandosi a guardarla, ovvero l'ennesima "parata di sguardo" che in questo campionato ci ha fatto sinora perdere nove punti. Poi certo, ha sfoderato una bella parata nel primo tempo (sebbene fosse stato fischiato fuorigioco), ma puntuale come l'arrivo delle tasse quando si è in ristrettezze economiche, ecco guardare la parabola del terzino ancora di proprietà dell'Inter finire in rete. Un portiere che dovrebbe essere tra i migliori non solo della Serie A, ma addirittura del mondo, non deve fare queste cose, ma ormai è chiaro che Handanovic è questo. D'Ambrosio poi, è l'emblema di questa Inter, è quello che la rappresenta meglio: il "vorrei, ma non posso" che ormai è il biglietto da visita di questa squadra. Un giocatore che si impegna tanto, dà sempre tutto, ma non combina niente, non crea nulla di particolare, non è incisivo. Sembra essere dove è solo per necessità. E il fatto che vi sia, questa necessità, è la cosa peggiore.

Giovani ignorati: Per questo punto, non si può non partire da Dimarco. Già, Dimarco, che resta ancora un giocatore dell'Inter nonostante tutto, al netto della considerazione nulla che riceve ogni anno dalla società, che preferisce un giocatore come Dalbert, sebbene oggi non abbia giocato una brutta partita, a un talento del nostro vivaio. Una società che, piuttosto che tenere Emmers, preferisce rimanere con la coperta corta a centrocampo, che al momento vede, nei due previsti dal 4-2-3-1: Brozovic, l'incostanza fatta calciatore; Vecino, giocatore né carne né pesce; Borja Valero, detto anche "Sua Maestà la Lentezza"; Gagliardini, che per quanto si impegni in fase difensiva è totalmente nullo offensivamente; e Joao Mario, ormai neppure considerabile come "membro arruolabile della rosa dell'Inter". Il risultato, a centrocampo, è sotto gli occhi di tutti: mancanza di organizzazione ed azioni spesso quasi casuali. La freschezza di un ragazzo che deve dimostrare tutto potrebbe ovviare a molti dei problemi di questa squadra, fischi del Meazza permettendo, ma invece si è scelto di mandarli fuori. Tanto l'Inter gioca già che è una favola, che bisogno c'è di forze fresche e determinate, no?

Scuse puerili: Il rigore per l'Inter c'era? Non c'era? E perchè non metterci in mezzo un altrettanto puerile "chi se ne frega"? Una squadra che vuole lottare per qualcosa, per grandi risultati, che torna in Champions, non può ogni volta aggrapparsi a queste scuse, a queste giustificazioni. Perché una squadra dal potenzile che sulla carta l'Inter possiede eccome, avrebbe potuto segnare un paio di gol e rendere completamente ininfluente il rigore. E invece no, bisogna tirare fuori il rigore per distrarre l'ambiente, dire che con quel rigore si sarebbe vinto, trovare il nuovo bersaglio da attaccare. Bisogna avere il coraggio di autoaccusarsi tutti quanti: l'Inter non concretizza, e se per arrivare a vincere una partita bisogna aspettare gli episodi, come un autogol o un rigore, è palese che c'è qualcosa che non va.

Insomma, questa squadra mostra ancora dei limiti evidenti nonostante tutti questi anni. L'allenatore non può essere colpevole, non il solo perlomeno. Con una squadra così assenteista, nessuno può fare niente, è ora che ce lo si metta bene in testa.