I dati forniti dall’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive di metà gennaio 2019 hanno espresso parecchi elementi positivi, salvo la parentesi di dicembre, quando è avvenuto il fattaccio di Milano, che non è contemplato nelle statistiche presentate, evidenziando effettivamente un calo della violenza, ma per quanto in calo, i dati sono sempre enormi, importanti, preoccupanti.

Durante la stagione 2018-2019 (1 luglio – 30 novembre) sono stati monitorati ben 913 incontri di calcio (1.071 nella precedente stagione) di cui 130 di serie A, 118 di serie B, 360 di Lega Pro, 145 di campionati dilettantistici, 27 di incontri internazionali, 102 di Tim Cup e Coppa Italia Lega Pro, 31 amichevoli. Complessivamente, sono stati impiegati 75.680 elementi delle Forze di Polizia (83.340 nella scorsa stagione) - di cui 40.435 di rinforzo e 35.245 territoriali - rispetto ai 41.777 di rinforzo ed ai 41.563 territoriali della precedente stagione calcistica. Ciò a significare lo stato delle cose ancora in Italia. Quasi 7mila i DASPO emessi.
Dalla comparazione dei dati relativi a tutti gli incontri monitorati (A, B, Lega Pro, incontri internazionali, serie D e dilettantistiche, coppa Italia Lega Pro e Tim Cup e amichevoli) della stagione 2018-2019 con quelli della stagione precedente, si è evidenziato quanto segue: sono attualmente in vigore 6.732 provvedimenti DASPO (6.510 relativi al calcio), di cui 747 emessi nella corrente stagione (736 per il calcio).
Il DASPO, che ultimamente è stato "emulato" anche nel contesto urbano nella lotta al degrado, ma che in realtà spesso viene usato come elemento repressivo contro le fasce sociali più deboli e disagiate è quel tipo di provvedimento emesso dal questore la cui durata va da uno a cinque anni, in base alle modifiche del cosiddetto Decreto Pisanu. Norma che ha sollevato sempre delle problematicità a livello costituzionale anche se si cita spesso la Corte Costituzionale, nella sentenza n. 512 del 2002, la quale ha riconosciuto che il presupposto della eccezionale necessità ed urgenza, richiesto dall’art. 13 della Costituzione, affinché l’autorità di pubblica sicurezza possa temporaneamente adottare provvedimenti incidenti sulla libertà personale,è pienamente vigente nell’ordinamento giuridico, rappresentando attualmente sia un presupposto dell’azione amministrativa, sia un criterio per il relativo giudizio di convalida effettuato dall’autorità giudiziaria. 

Lo stato dell'insicurezza del calcio italiano è nota. Un problema presente in tutti i rapporti che focalizzano la questione criminalità nel calcio, da quella comune a quella mafiosa. Ma il vero segno di cambiamento si avrà solo quando le Società calcistiche, in quanto proprietarie degli stadi o con gli stadi in concessione, potranno esercitare direttamente i poteri, come quelli di allontanamento dagli impianti, dei soggetti violenti, delinquenti, razzisti, senza che sia necessario ricorrere alla "giustizia penale" agendo poi nelle sedi civili. Ciò non significherebbe "privatizzare" la giustizia. Ma assumersi direttamente delle responsabilità che facciano da un lato far venir meno lo stato di polizia intorno agli stadi. Non se ne può più di vedere impiegate forze dell'ordine nella gestione di eventi sportivi.
E' una spesa pubblica enorme.
Dall'altro, con questo modo di fare, verranno meno ritorsioni, e ricatti. Perchè le società non avranno più alcun alibi per non agire. Non potranno più invocare scusanti e fare scarica barile, come spesso succede.