In attesa di Venezia-Torino che chiuderà il programma questa sera, la sesta giornata di Serie A ha confermato la forza del Napoli (sei su sei per gli uomini di Spalletti) e del Milan che, grazie alla vittoria sullo Spezia, supera l’Inter (bloccata sul pari dall’Atalanta) è si porta al secondo posto in classifica a meno due dai partenopei.

Ottimo inizio, come detto, per il Napoli che al Maradona regola due a zero il Cagliari dell’ex Mazzarri e continua il viaggio solitario in testa alla classifica. Una vittoria “facile” per gli azzurri che dominano fin dall’inizio un Cagliari fin troppo remissivo grazie soprattutto alle giocate di Osimhen, sempre più uomo copertina della squadra, che ad ogni accelerazione crea il panico nella difesa avversaria. Al di là delle vittorie (in fin dei conti l’unico parametro valido per valutare il lavoro degli allenatori), quello che sorprende del Napoli è il gioco offerto in questo primo scorcio di stagione: l’idea di calcio verticale (che sfrutta al massimo le caratteristiche di Osimhen), il centrocampo a tre con Fabian Ruiz regista, Anguissa (vera rivelazione dopo essere arrivato in sordina durante il mercato estivo) mezzala a tutto campo e Zielinski che gioca quasi da trequartista, i terzini che in fase offensiva diventano delle vere e proprie ali e gli esterni offensivi che si accentrano creando una netta superiorità numerica in zona offensiva sono le caratteristiche più evidenti di un Napoli che sembra essere entrato fin da subito nelle idee di Spalletti. Importanti, poi, anche le prestazioni dei singoli con Koulibaly tornato ai livelli di qualche anno fa, e il già citato Osimhen. Come detto proprio l’attaccante nigeriano è stato l’assoluto protagonista della vittoria sul Cagliari prima con un gol da rapace d’aria e poi con il rigore guadagnato e trasformato da Insigne. Se la squadra continuerà su questi livelli e se Spalletti sarà bravo a gestire gli imprevisti (dagli infortuni alle sconfitte che prima o poi arriveranno) allora sì che il Napoli potrà veramente ambire allo Scudetto.

In scia ai partenopei c’è il Milan che vince anche a La Spezia nonostante la prestazione non proprio convincente. Tra turnover (martedì c’è l’Atletico in Champions) e infortuni il Milan di Pioli sembra patire troppo le assenze tanto da faticare per tutto il primo tempo chiuso senza tiri nello specchio avversario e con qualche grattacapo difensivo di troppo creato dagli attaccanti spezzini a loro volta poco cinici in fase offensiva. Ad inizio ripresa (e grazie ad alcuni cambi opportunamente fatti da Pioli) i rossoneri passano in vantaggio grazie all’inzuccata di Daniel Maldini che sotto gli occhi felici di papà Paolo porta in vantaggio i suoi. Il gol, però, non dà la giusta energia ai rossoneri che quasi sembrano accontentarsi del solo gol di vantaggio, almeno fino agli ultimi dieci minuti quando prima Verde pareggia il match poi tocca al solito Brahim Diaz salire in cattedra e chiudere in rete la pregevole azione di Saelemaekers riportando così in vantaggio il Milan.
Tre punti d’oro, quindi, per gli uomini di Pioli che come nella passata stagione sembrano aver approcciato bene l’inizio del campionato. Secondo posto solitario, quindi, per il Milan che approfitta alla grande del pareggio tra Inter e Atalanta per superare i cugini nerazzurri in classifica.

Insieme al derby di Roma, la sfida tra i campioni d’Italia e i bergamaschi era la partita di cartello della giornata e alla fine dei novanta minuti possiamo dire che le premesse della vigilia sono state più che rispettate. A San Siro va infatti in scena una bellissima partita giocata ad altissimo ritmo e piena di colpi di scena. I primi venti minuti sono di marca interista con Lautaro già in gol dopo cinque minuti e con gli uomini d’Inzaghi che sembrano essere padroni dal match almeno fino a quando Malinovskyi non decide di caricarsi sulle spalle la manovra offensiva dei suoi. L’ucraino prima segna il gol del pari (con una gran botta dalla distanza), poi propizia il gol del vantaggio di Toloi (bravo ad inserirsi con i tempi giusti sulla respinta di Handanovic). Nella ripresa i campioni d’Italia in carica riprendono le redini del gioco sfiorando più volte il pari che arriva a venti dalla fine grazie ad un tap-in di Dzeko. Partita ricca di spunti, quindi, che si chiude con un finale thrilling con Dimarco che sbaglia il rigore del possibile vantaggio e Piccoli che si vede annullare il gol del 2-3 a pochi istanti dalla fine per via di un pallone uscito dal campo durante l’azione. Il pareggio finale sembra essere il risultato più giusto per due squadre che lotteranno fino alla fine per le prime posizioni della classifica.

Emozioni a non finire anche allo stadio Olimpico dove ad avere la meglio è Sarri, che grazie al 3-2 finale riporta entusiasmo nella Roma biancoceleste dopo gli ultimi risultati che sembravano aver spento, appunto, l’entusiasmo iniziale dei tifosi. Per avere la meglio su Mourinho, Sarri cambia strategia con una Lazio più contropiedista che d’impostazione e che vince grazie ai suoi uomini di fiducia: Felipe Anderson e Pedro. Da migliorare per gli uomini di Sarri restano le situazioni da fermo dove i giallorossi hanno creato più di un problema (oltre al gol di Ibanez). La Roma, invece, fa un netto passo indietro soprattutto a livello difensivo dove mostrano più di una lacuna sia sugli esterni (con Vina surclassato da Felipe Anderson) sia nella lettura dell’azione. Di positivo resta la reazione (con i giallorossi bravi ad accorciare le distanze) e la prestazione di Zaniolo al quale manca solo il gol.