È stato il primo Mondiale vinto dall'Italia dalla rinascita dopo la catastrofe della seconda guerra Mondiale.
È stato il primo Mondiale vinto dall'Italia antifascista visto che i precedenti erano stati vinti nell'Italia del ventennio, ed è stato il Mondiale più iconico di sempre.
Non ce ne vogliano gli amici del 2006, che è stato il Mondiale delle nuove generazioni, il primo vissuto pienamente da tanti di noi, io nel 1982 ero piccolo, non ricordo nulla, ma stiamo parlando di due mondi completamente diversi e di emozioni completamente diverse. Paradossalmente mi emoziona di più un Mondiale che non ho vissuto che quello che ho vissuto, per il tipo di calcio e significato che questo ha avuto.
Quell'Italia non era data per favorita e neanche gli azzurri ci credevano, basta pensare alla partita contro il Brasile dove erano convinti di beccare una valanga di goal, eppure, la storia ha intrapreso una strada diversa, quella che porterà Rossi a diventare capocannoniere, quella che porterà Bergomi al suo debutto nel vortice dei Mondiali, quello che consacrerà Zoff e Bearzot alla storia, quello dei festeggiamenti di Tardelli che ogni giocatore della Nazionale ha sognato di poter emulare, 2006 docet, quello dell'esultanza del Presidente partigiano più amato dalla storia che alla sua tenerissima età sembrava un giovincello qualsiasi, ma che si ricompone subito cercando di sistemarsi i bottoni della giacca nella calura spagnola.
Pertini, nessuno come lui. 
Anche se forse la partita che più emozionò come poche fu quella contro il formidabile Brasile di Zico e compagnia danzante varia. Con chicche di quel tempo. Dalla Pantera rosa che si poneva tra il primo e il secondo tempo,  ad una regia incentrata sull'aquilone, alla maglia strappata in area di rigore, che sarebbe stato rigore per il Brasile, al goal annullato all'Italia per un fuorigioco inesistente, al telecronista che abbagliato dall'emozione finì con il confondere il goal della vittoria con il pareggio, passando dal tifo da stadio semplice e pulito come non mai. 

Quel mondo, era un mondo che oggi continuiamo a mitizzare, a raccontare, a descrivere, a cercare di spiegare.
Chi c'era, sa cosa ha significato, chi non c'era ha capito che nulla potrà mai essere come quel Mondiale lì.
Nazioni sparite, come L'Unione Sovietica, come la Jugoslavia, come la Germania Ovest, Cecoslovacchia, altre che ai Mondiali oggi è un miraggio poterle vedere, come la Nuova Zelanda o il Kuwait, certo, anche l'Italia manca da due edizioni consecutive, e che dire di quel meraviglioso pallone che era il Tango? Si danzava a suon di goal.
Si può parlare di tante cose, ci possono essere tante narrazioni, tanti ricordi, ogni Mondiale è sicuramente una storia a se stante, ma ce ne sono alcuni che sono irripetibili, non emulabili, unici, e di questa unicità fa parte quel capolavoro del 1982 che ha segnato per diversi decenni la storia del calcio italiano.

C'era una volta il calcio italiano, verrebbe da dire. Quei Mondiali lì possono essere d'ispirazione per quella rigenerazione che serve come acqua in periodo di siccità al nostro Paese.
Chi ha reso possibile quell'impresa e quel sogno, quando i sogni erano veramente tali, e non chiacchiere annacquate nel qualunquismo di questa deprimente epoca, aveva un nome e un cognome ed un numero, che seguiva quell'ordine che forse manca al calcio di oggi, quando i numeri erano i ruoli ,quando la maglia era la maglia.
Quando si giocava per il pallone, non per i soldi.
1 Dino Zoff, 2 Franco Baresi, 3 Beppe Bergomi, 4 Antonio Cabrini, 5 Fulvio Collovati, 6 Claudio Gentile, 7 Gaetano Scirea-Mariella, 8 Pietro Vierchowod, 9 Giancarlo Antognoni, 10 Beppe Dossena, 11 Gian Piero Marini, 12 Ivano Bordon, 13 Lele Oriali, 14 Marco Tardelli, 15 Franco Causio, 16 Bruno Conti, 17 Daniele Massaro, 18 Alessandro Altobelli, 19 Ciccio Graziani, 20 Paolo Rossi-Federica, 21 Franco Selvaggi, 22 Giovanni Galli, C.T. Enzo Bearzot-Cinzia, All. in seconda Cesare Maldini-Paolo. Le squadre della SerieA che hanno “offerto” questa meraviglia erano le seguenti: Juventus (6) Fiorentina (5)Inter (5) Milan (2) Cagliari (1) Roma (1) Torino (1) Udinese (1).

Ci vorrebbe una macchina del tempo. Ma non esiste. E non rimane che ringraziare chi ha reso il calcio, il calcio, con una coppa del Mondo sul tavolino, una partita a carte con la storia che non si potrà più riscrivere ma solo raccontare. Quarant'anni passano in fretta.