Tre-quattro-due-uno: un modulo che va di moda... e che sembra uno scioglilingua. Come avrete sicuramente notato, il calcio degli ultimi anni ha avuto una fisionomia tattica ben precisa: quattro difensori, tre attaccanti, sviluppo sugli esterni. Le squadre più vincenti, soprattutto in Europa, hanno giocato e giocano tutte quante con una difesa a quattro, e questo è uno dei motivi del passaggio a quattro della Juventus negli ultimi due anni. Eppure non è stato sempre così, e il 3-4-2-1 non è un’invenzione di oggi; anni fa (soprattutto negli anni ‘90), nelle sue diverse varianti, era molto utilizzato prima di essere sovrastato dalla difesa a quattro

Una delle realizzazioni più interessanti di questo schema di gioco negli ultimi anni è quella del Tottenham di Pochettino, che ha già fatto scuola in fatto di pressione alta e costruzione della manovra. Nella nuova idea di gioco degli Hotspurs la zona chiave è il centro del campo: l’azione parte sempre dal basso con una manovra elaborata che vede partecipi e tre difensori centrali e uno dei due mediani (Dier o Dembelè) che a seconda della zona del pallone si abbassano e formano un rombo con i difensori per uscire dal pressing attraverso passaggi corti e facili. L’alternativa è un lancio che cambia il fronte del campo con gli esterni che partono in verticale, con l’obiettivo di andare poi ad attaccare un’eventuale seconda palla facendo densità sulla zona esterna dove andrà a cadere il pallone. Questo sistema di gioco di Pochettino ha nei due trequartisti i punti di forza principali: Eriksen e Alli, con il primo che si abbassa per ricevere palla fra le linee e il secondo che si allinea al centravanti attaccando gli spazi liberi dell’area. Gli inglesi hanno ottenuto grandi risultati con questo esperimento, come ad esempio la vittoria per 3-1 contro i campioni d’Europa del Real Madrid nella fase a girone dell’ultima Champions League, ma nella seconda parte della stagione Pochettino ha virato sul 4-2-3-1. 

E in Italia? Una tattica simile la adotta ormai costantemente da un anno e mezzo la Lazio di Simone Inzaghi, che propone un 3-5-1-1 mascherato con Milinkovic Savic che galleggia tra il centrocampo e la trequarti. I biancocelesti hanno trasformato questo sistema di gioco che all’apparenza può sembrare difensivista in un modulo ultra-offensivo che porta di fatto 5 uomini in attacco: il centravanti, le mezz’ali, e gli esterni, trasformati in vere e proprie ali. Il vantaggio di questo tipo di attacco sta nel fatto che la difesa avversaria non ha punti di riferimento e perché gli attaccanti partono tutti da dietro e arrivano liberi da marcature. Ne sono una prova i tanti gol segnati e subiti in questa stagione. 

La fase di costruzione del 3-4-2-1 è cruciale e può avere uno sviluppo elaborato, con passaggi corti e fraseggi nella propria metà campo, o verticale, attraverso la ricerca diretta del trequarti. La difesa a tre facilita la circolazione del pallone nell’impostazione dal basso e ha l'obiettivo di attirare gli avversari in avanti in pressing e per creare i presupposti per servire un uomo tra le linee, davanti alla difesa. Ecco perché all’improvviso vediamo tutte le squadre insistere con questo fraseggio rischioso al limite della propria area coinvolgendo spesso e volentieri anche il portiere. Per quando riguarda la costruzione verticale, quest’ultima è attuata spesso quando si è appena recuperata palla per andare a trovare direttamente la giocata offensiva. Questa soluzione era quella adottata da Paulo Sousa con la sua Fiorentina, con Borja Valero e Ilicic che ricevevano immediatamente palla per poi sviluppare sugli esterni. 

Il 3-4-2-1 ha attirato un po' tutti soprattutto nell’ultima stagione: lo ha provato, senza successo, il Milan, ma anche e soprattutto la Roma, se ricordate, che in occasione del quarto di ritorno col Barcellona passò occasionalmente a quel modulo e scrisse una delle pagine più belle della storia del club. Questo prima, però, di scoprirne tutti i rischi e le defezioni contro un tridente di velocisti come quello del Liverpool che mise a nudo le difficoltà di questo assetto con una difesa alta che lascia campo aperto. E ancora l’Atalanta di Gasperini, altra squadra rivelazione da due anni a questa parte, con gli stessi principi ma con i due trequarti che si allargano a formare un 3-4-3 (che è comunque una variante molto simile del modulo di cui stiamo parlando) per sfruttare la superiorità numerica sugli esterni.  

Ha aperto un ciclo vincente con un sistema molto vicino a questo anche una Nazionale: parliamo del Cile di Sampaoli. Qui si tratta stavolta di un 3-4-1-2 (l’ex ct dell’Argentina passerà al 3-4-2-1 nella sua prima esperienza europea al Siviglia) per sfruttare le potenzialità di due attaccanti come Sanchez e Edu Vargas. I principi offensivi sono molto simili ma la caratteristica tattica più interessante quella squadra che portò a casa la Copa America del 2015 e quella del 2016 è l’efficacia della sua fase difensiva, compatta ed aggressiva con marcature preventive e intensità altissima. Infine, sempre a proposito di nazionali, va sicuramente citato il Belgio di Martinez versione Russia 2018, la squadra esteticamente più bella del Mondiale, che ha trovato la quadratura proprio con questo assetto lasciando ad Hazard la possibilità di accentrarsi e svariare sulla trequarti. 

Sta di fatto che ancora nessuna squadra ha vinto qualcosa di importante con l’impostazione del 3-4-2-1 ma un dato di fatto è certo: questo modulo viene utilizzato sempre più spesso e sta acquisendo credibilità. Anche se parlare di numeri e moduli nel calcio di oggi è quasi banale perché i ruoli fissi non esistono più e stanno lasciando il posto a i compiti, compiti difensivi e offensivi, dove l’interpretazione dei calciatori, a seconda delle situazioni di gioco, diventa fondamentale