Negare che da 10 anni si stia navigando "a vista" è uguale, paro paro, ad affermare che se stasera non usciamo con "la più bella del reame" è solo perché c'interessa infinitamente di più vedere in TV la 248esima replica della semifinale del torneo di bocce degli ultracentenari di valguarneradellavalbrembanadelsottoscalaK.

Noi milanisti possiamo affermare senza timore di essere smentiti che la nostra dirigenza ha fatto proprio ed adottato come stella polare l'ossimoro "operiamo in modo troppo poco chiaro". Si sono addirittura avvicendate tre proprietà provenienti da tre continenti differenti (un record?); abbiamo cambiato una sfilza di allenatori che, se non fosse per i pessimi risultati ottenuti, faremmo fatica a ricordare. Anche i giocatori, almeno per la gran parte, non hanno lasciato nessuna traccia indelebile,  tutt'altro. 

Ma allora non c'è nulla da salvare? Certo che c'è... c'è il ricordo! Ma il ricordo non inteso, semplicemente, come il dannoso trastullarsi mestamente col "cosa eravamo" o col "noi siamo il milan"; il ricordo dev' essere quella materia ricca di humus di cui ci siamo "storicamente" nutriti e che, altrettanto storicamente, ci ha consentito di risorgere quando "tutti" ci davano per finiti perche, chi sta al Milan, la deve avere nel DNA. Gli inizi degli anni 60, poi la fine della stessa decade, poi la decadenza, ma seguita da un'insperata resurrezione che ci ha portato a rivincere, a cadere ed a rialzarsi, come a nessuno in Italia e raramente all'estero.  Questo dev'essere il RICORDO.

Però bisogna stare attenti che questo libro da cui apprendere e ricordare la nostra storia non ci venga sottratto, perché ci permetterebbe di aprire gli occhi e guardare avanti "capendo" quel che dobbiamo fare. I psicoreati non sono mai passati di moda e "quelli che pensano col proprio cervello" essendo "pericolosi intellettuali", sono stati sempre tenuti sotto stretto controllo da chi il potere lo detiene. Potrebbero infatti, quelli che pensano, chiedere con forza che la società si delinei "normalmente" con una struttura agile e snella, senza inutili,  anzi dannose,  inspiegabili e costose, duplicazioni di figure.
Vogliamo, noi "che pensiamo", che ci venga detto in modo chiaro ed inequivocabile, "chi fa cosa e perché lo fa". LUI  (o LORO) se ne prenderà gli onori (se li meriterà) ma dovrà risponderne, in modo responsabile, in caso d'insuccessi. Ed il mister dovrà essere scelto all'unanimità ed a LUI dovrà essere affidato un progetto pluriennale frutto di un'attenta visione proiettata nel futuro. Sono "psicoreati" questi? Nella visione di Orwell sicuramente si, perché raramente, a noi che ci sforziamo di capire,  è dato sapere quel che realmente è il fine ultimo del potere. 

Già, ma da noi il potere chi lo detiene? La nuova proprietà o... Per dieci anni, il clarinetto di turno, ci ha convinto che fosse cosa "buona e giusta" questo modo di operare, questo modo di "passare la mano", questo modo di "uscire dalla porta, rientrando dalla finestra"; e noi lì, ubbidienti e plaudenti, abbindolati dal ricordo del milan "che fu", questo "si" veramente deleterio, ci siamo piegati pian piano, in modo supino ed acritico sperando in un sole dell'Avvenire che non avveniva più!

Adesso però, abbiamo cominciato a capire, e le nostre idee, concrete e non strampalate, sono arrivate alle orecchie di quelli che hanno diretto la fattoria per tanti anni, ma anche dei maiali (sempre di personaggi orwelliani stiamo parlando, beninteso) che la dirigono adesso. Noi siamo convinti che, nonostante gli errori fatti,  ci sia tutta la possibilità di ricominciare a far bene. Ma con un patto chiaro: FATTI NON PAROLE!!!