Ci eravamo tanto illusi nell’estate 2018! Il Milan veniva ripescato per il bavero da una gestione cinese fallimentare, tornavano a ruggire le bandiere del passato, chi comandava era finanziariamente un colosso. Il peggio era alle spalle perché in fondo il Milan era pieno di milanisti e capitan Maldini, che aveva giustamente respinto l’offerta di Fassone, ora accettava di rientrare da trionfatore : la differenza, oltre alla proprietà multimilionaria, l’aveva fatta la prospettiva, quella di lavorare per portare i rossoneri ai fasti di un tempo. 

D’altronde chi non ci era cascato? Prendere Higuain, il principe dei cannonieri, Caldara il miglior difensore giovane, erano segnali da superpotenza che rientrava nel circolo di quelli che contano alzando subito la voce. In quel settembre 2018 la grandeur  rossonera dopo anni di purgatorio trovava il suo prepotente sfogo, con una squadra del genere il quarto posto era archiviato, i soldi c’erano e i quotidiani sparavano a più non posso su quanto il Milan volesse rientrare in breve tempo nel Paradiso del calcio.

Pochi si stavano accorgendo delle analogie con Yonghong Lì, non certo dal punto di vista finanziario, ma formale . Stranamente la nuova proprietà americana non apriva bocca, delegava le poche dichiarazioni a Scaroni e Leonardo! Ma poco importava : non parlino, ma agiscano! Ed avevano agito eccome. Tutti sottovalutarono l’arrivo dell’amministiratore delegato a dicembre : era un mago dei ricavi, alla squadra ci pensano i rossoneri Doc. Ma non era così. 

Cominciata a respirare e digerire l’aria italiana il manager sudafricano, vera ed unica espressione della proprietà, aveva già deciso che la strada da prendere era all’opposto di quanto fatto fino ad allora. Il Milan non doveva essere di milanisti ingombranti che avrebbero sicuramente messo i bastoni tra le ruote, ma di manager stranieri delle plusvalenze, dei giovani sconosciuti da prendere a pochi spiccioli e far fruttare : una costola dell’Udinese che non ha alcuna ambizione sportiva! Scordatevi le mire espansionistiche di Inter o Napoli, o la volontà di riconferme della Juve : noi siamo un fondo, comandano gli azionisti e se gli azionisti guardano il nostro passivo e i nomi per il rafforzamento della rosa fatti da Leonardo e Gattuso, si sentono male! Il niet scatta automaticamente: i conti devono essere a posto, il pareggio di bilancio messo in cassaforte entro massimo il 2023 se si trova un compromesso con l’Uefa! Amen se il Milan arriva settimo, chissenefrega; prima i conti.

Ed ecco iniziare la fuga di chi per tutto l’anno ha fatto a cazzotti con gli assenti che parlano per bocca di un rappresentante! Anche se odiato, Gattuso che lascia, Leonardo che lo segue e, forse, con loro Maldini sono il peggiore dei segnali per qualunque tifoso: lo sono perché l’unico progetto sul tavolo è quello di spremere il Milan come un tubetto di maionese per farlo fruttare al massimo, non c’e alcuna rinascita sportiva! La dura legge del fondo, della non proprietà ci ha messo qualche mese, ma alla fine si è manifestata in tutta la sua spregiudicatezza.

Sara’ molto difficile andare allo stadio o seguire la squadra in pay per view pensando alla plusvalenza che produrrà l’esterno appena arrivato.

Questo calcio si è rivelato per ciò che era fin dall’inizio : un’asettica operazione di business!

Ma il calcio forse sfugge a qualunque regola e non è detto che possa tirare avanti così.