Le emozioni del 2018 partono sicuramente dai mondiali che, anche senza l'Italia, ci ha lasciato il ricordo di una manifestazione meravigliosa, definita la più bella di sempre.
La Coppa del Mondo di Russia ha appassionato milioni di telespettatori in un mese magico e alla fine a vincere è la Francia di Deschamps che in finale piega la rivelazione Croazia con quattro gol. Un successo strameritato, per una squadra eccezionale in ogni reparto, che ha conquistato un solo pareggio (contro la Danimarca a qualificazione già conquistata nell'ultima giornata della fase a gironi) e poi tutte vittorie in un percorso per nulla agevole. Il reparto d’attacco ha fatto la differenza grazie al talento di Mbappé, la generosità di Giroud ed un Griezmann superlativo.
Un centrocampo di grande personalità con Pogba, Matuidi e Kanté che insieme alla coppia centrale Varane-Umtiti ed un ottimo Lloris tra i pali ha creano una cerniera insuperabile. Una squadra senza punti deboli, dove anche i terzini – Lucas Hernandez e Pavard – sono stati assoluti protagonisti ed al top della forma. Chapeau per i transalpini.

Ma Russia 2018 è stato anche il mondiale delle grandi delusioni. Da una parte la Germania di Joachim Low, out ai gironi dopo soltanto tre partite, che ricorderà a lungo la Corea del Sud; dall'altra Lionel Messi ha sancito ancora una volta il rapporto praticamente mai decollato con la sua Argentina. La Pulce ha fallito l’ultima grande occasione per far vedere al mondo di poter essere decisivo anche con una maglia diversa da quella del Barcellona. Anche per un campione come lui la maglia albiceleste si è rivelata troppo pesante, caricata dal peso delle aspettative di una nazione intera.
L’Italia, spettatrice dei mondiali, riparte da Roberto Mancini come CT per dimenticare in fretta l’incubo Ventura ed iniziare un nuovo ciclo. Si riparte dai giovani e, oltre ai soliti noti, il tecnico jesino ha convocato anche i giovanissimi Grifo, Pellegri, Kean, Zaniolo e Tonali. Quello che non è riuscito agli uomini, invece riesce alle donne. Grandi soddisfazioni dall’Italia di calcio femminile che con la guida di Milena Bertolini riescono a conquistare uno storico pass per la Coppa del Mondo dopo 20 anni d'assenza.

In FIGC finisce l’era del commissariamento e la palla passa a Gabriele Gravina. In Lega Pro al fianco del nuovo presidente Francesco Ghirelli c’è anche Cristiana Capotondi, la prima volta per una donna, il volto della nuova era del calcio nella terza serie.
Le piazze storiche di Avellino, Bari e Cesena sono fallite e ripartite dalla Serie D. In serie B (partita e rimasta a 19 squadra) e serie C c’è stato il caos iscrizioni con format stravolti ed ancora da definire per la prossima stagione.
La Juventus lancia – prima di tutti – la sua seconda squadra nella terza serie.
Maurizio Zamparini sembra aver detto definitivamente addio al Palermo. Dopo 16 anni, con grandi traguardi raggiunti, con molti campioni scovati e lanciati nel grande calcio, ma anche una lunghissima serie di esoneri e di passi falsi, si chiude un’epoca. Dopo la cessione-non cessione a Paul Baccaglini il mistero permane anche sul nuovo gruppo inglese che avrebbe comprato il club.
Lo stesso mistero ha fatto naufragare il Milan cinese per farlo poi riemergere a stelle e strisce sotto la guida del fondo Elliott. Berlusconi, per la gioia di Galliani, ha acquistato il Monza calcio.

È stato un 2018 altalenante per Radja Nainggolan. Aveva aperto l’anno con le feroci polemiche seguite ai suoi festeggiamenti per il capodanno diffusi con un video sui social, e lo ha chiuso ancora peggio.
Il Ninja è diventato un caso per l’Inter: l’ennesimo ritardo in allenamento, unito a uno stile di vita non proprio consono per un calciatore, ha portato il club nerazzurro a sanzionare in via disciplinare il calciatore, con la sospensione. In mezzo il suo passaggio dalla capitale a Milano, con i giallorossi che hanno incassato, oltre a diversi milioni, anche Santon e soprattutto Zaniolo. Quest’ultimo si è rivelato una vera e propria sorpresa, uno dei migliori prospetti del calcio italiano ed una sicura plusvalenza che dalle parti di Trigoria non disdegnano mai.
Una Roma capace di una rimonta impossibile all'Olimpico nei quarti di finale di Champions League al cospetto del Barcellona di Leo Messi. L'11 aprile del 2018 è una di quelle date che difficilmente i tifosi romanisti potranno dimenticare. Dopo il 4-1 dell'andata, i giallorossi riescono a ribaltare il risultato con un perentorio 3-0 annichilendo i blaugrana in una partita che di diritto entra per sempre nella storia del calcio come una delle più belle rimonte mai viste. La corsa del greco Manolas, marcatore del terzo gol, è una delle immagini più belle di quella partita ed idealmente ha percorso tutta la città eterna dal Cupolone fino allo stadio Olimpico, passando per tutte le piazze della Capitale, compresa Piazza del Popolo dove il presidente Pallotta si è tuffato in fontana dalla gioia.

È stata anche l’estate degli addii.
Dopo ventidue anni e diciassette trofei finisce l'era Wenger all’Arsenal. Un amore oramai logoro e trascinato troppo il là con i tifosi che andavano allo stadio a contestare con il proprio hashtag #WengerOut da più di due anni. Tre scudetti (l'ultimo datato 2004), sette coppe d'Inghilterra, sette Charity Shields, ed il prestigio riconoscimento di allenatore del decennio per l'IFFHS. Wegner ha accompagnato il club nel calcio moderno, forse un po' meno romantico e più rivolto al business, il primo a dotarsi di un impianto di prima categoria: l'Emirates è un gioiello antesignano sempre pieno anche nei match con le ultime in classifica.

Se l’addio dell’alsaziano era abbastanza preventivato, davvero inatteso è stato l’esonero di Antonio Conte dalla guida dal Chelsea, avvenuto il 12 luglio 2018. L'ex CT azzurro solo 12 mesi prima aveva riportato il Chelsea in cima alla Premier League al suo primo tentativo sulla panchina dei Blues, ma tutto ciò non è bastato. Conte ha pagato oltremodo i rapporti turbolenti con alcuni giocatori (su tutti Diego Costa) e la società. Al suo posto Maurizio Sarri – entrato nell’enciclopedia Treccani grazie al termine sarrismo – che si è lasciato malissimo col Napoli ed il suo vulcanico presidente De Laurentiis, consolatosi a suo volta con Carlo Ancellotti. Il 20 maggio termina a tutti gli effetti l'avventura meravigliosa del tecnico di Figline a Napoli.
Nell'ultima gara di un campionato che all'ombra del Vesuvio per tanti motivi sarà impossibile cancellare, con il testa a testa durato fino all’ultimo con la Juventus per il primato in classifica, il Napoli batte il Crotone ed il San Paolo è strapieno per l'ultimo applauso al “comandante” che per l'ultima volta fa il giro del campo, prima di uscire per l'ultima volta dallo stadio da tecnico dei partenopei.
I tentativi di ADL di trattenerlo saranno vani e ancora prima di esonerarlo ingaggia Carlo Ancelotti, l'allenatore italiano più vincente ed erede designato per la successione di Sarri, per provare a portare un trofeo nel capoluogo campano.

Altrettanto inatteso l’addio in estate di Bonucci dal Milan arrivato solo 12 mesi prima come il salvatore della patria e l’uomo in grado di spostare gli equilibri. Farà ritorno alla Juve con un sorriso smagliante e mettendo da parte gli scontri e i contrasti avuti, dimenticando il famoso sgabello. Dirà che gli mancava casa, così l'avventura rossonera, gettata in fretta nel cassetto dei ricordi al fiele, ha fatto posto per un altro capitolo in maglia bianconera, perché la Juventus è la sua casa e dove ha il suo cuore. La Vecchia Signora per riprenderlo ha salutato Mattia Caldara e Gonzalo Higuain, passati in rossonero.

Ai saluti anche Claudio Marchisio. Il 17 agosto l’ufficialità di un addio che era nell’aria da settimane, ma non per questo meno sconvolgente per gran parte della tifoseria bianconera. Dopo 25 anni il Principino lasciava la Juventus, dopo tante vittorie, tanti trofei e un infortunio grave che non lo aveva più riportato al livello a cui tutti erano abituati a vederlo. Prima di lui aveva salutato un’altra colonna della recente storia bianconera, a dimostrazione – se ce ne fosse bisogno – della filosofia consolidata della Juventus: nessuno è più importante del club, nessuno è insostituibile.
Sabato 19 maggio finisce l'avventura di Gigi Buffon da portiere della Juventus. Nei minuti finali del match con il Verona, infatti, Allegri gli regala la meritata standing ovation dello Stadium sostituendolo con Pinsoglio. Tra applausi e lacrime sono tutti in piedi per salutare il numero 1 dei numeri 1, per molti il migliore di sempre, certamente uno dei portieri più forti nella storia del calcio e uno dei calciatori italiani più famosi di sempre. Buffon è diventato il primo giocatore nella storia del campionato italiano ad aver vinto 9 titoli nazionali nel corso della carriera e come ciliegina della torta la Coppa del Mondo vinta nel 2006 in Germania. Una carriera stupenda che ora continua nel PSG per tentare di inseguire all'ombra della Torre Eiffel il sogno Champions, l’unico trofeo di prestigio che gli manca e sfuggitogli di mano per colpa dell’arbitro “insensibile” Michael Oliver. Il fischietto inglese, colpevole di aver fischiato all’ultimo minuto un rigore dubbio per il portiere e capitano della Juventus, nella sfida contro il Real Madrid, ha “un bidone della spazzatura al posto del cuore” ed era meglio che invece di arbitrare avesse guardato la partita in tribuna bevendo i “fruttini”. Queste le dichiarazioni a caldo di Buffon che sono diventate un tormentone in pochissimo tempo.

L’ossessione Champions League vinta ancora dal Real Madrid, la tredicesima della sua storia e la terza consecutiva. La serata del 26 maggio a Kiev ci ha lasciato vari ricordi tra cui la rovesciata di Bale, gli errori di Karius e le parole di Cristiano Ronaldo col sapore di addio. Ma la finale vinta 3-1 sul Liverpool è stata anche l’ultima con Zinedine Zidane sulla panchina del Real Madrid. L’era del post-Cristiano Ronaldo è iniziata con la sorprendente sconfitta in Supercoppa Europea, patita per mano dei cugini dell'Atletico in estate (4-2 a favore dell’Atletico Madrid, vincitore precedentemente della Europa League contro il Marsiglia), ed è stata anche la prima sconfitta in una finale di una competizione internazionale dopo 18 anni (dal 2-1 contro il Boca Juniors in Coppa Intercontinentale 2000). Lopetegui è passato nel giro di qualche mese dall’imminente esordio al Mondiale di Russia 2018 – peraltro mai avvenuto poiché la federazione lo ha esonerato a 24 ore dal debutto mondiale appena ha appreso del suo accordo con le Merengues – all'esonero da parte del Real Madrid. l’esperienza in Blancos è stata drammatica per l’ex tecnico delle furie rosse. Le complicazioni a livello di gioco e difficoltà ad andare in gol si sono acuite per via di uno spogliatoio che a fatica ha metabolizzato gli addii di Ronaldo e Zidane. La manita subita dal Barcellona in campionato ha definitivamente incrinato il rapporto tra Lopetegui e Florentino Perez.

Nonostante questi problemi è arrivata un’altra vittoria nel Mondiale per Club. Allo Zayed Sports City Stadium di Abu Dhabi i Blancos hanno battuto abbastanza facilmente, e rispettando i pronostici, l'Al-Ain in finale (4-1), conquistando così il terzo mondiale consecutivo (il quarto in totale). Per Santiago Solari è arrivata la prima vittoria da allenatore dopo quella da giocatore del 2002 (come Ancelotti e Zidane). La squadra degli Emirati è riuscita ad arrivare in finale poiché a sorpresa ha sconfitto in semifinale (ai rigori) gli argentini del River Plate. Nessun rimpianto però per i Millonarios, già appagati dalla vittoria storica della Libertadores nel Superclasico. La seconda parte della partita del secolo (l’andata giocata alla Bombonera di Buenos Aires era terminata 2-3), trascinatasi per settimane tra incidenti, rinvii e polemiche fino al clamoroso spostamento transoceanico (allo stadio Santiago Bernabeu di Madrid), ha visto trionfare la squadra di Marcelo Gallardo, capace di piegare gli eterni rivali del Boca, gli Xeneizes, 3-1 conquistando così la sua quarta Libertadores.

Il 2018 sarà anche l’anno della fine dell'era Messi-CR7. É Modric il vincitore del Pallone d'Oro e rompe una egemonia che per dieci anni ha visto trionfare esclusivamente i due fuoriclasse. Ma è anche l’anno del calciomercato dei record. Virgil van Dijk, olandese classe 1991, passa nella finestra invernale del calciomercato dal Southampton al Liverpool per la bellezza di 85 milioni di euro, diventando così l'acquisto più costoso della storia del Liverpool, ma anche il difensore più costoso del calciomercato. Ma non solo. I Reds, dopo la finale di Champions League persa contro il Real Madrid, con la complicità delle papere del portiere Karius, decidono di regalare a Klopp una squadra in grado di puntare, finalmente, al titolo in Premier League e magari di ripetere lo straordinario percorso in Champions dell'ultima stagione. In porta arriva Alisson per 75 milioni di euro (bonus compresi), che fanno del brasiliano il portiere più pagato della storia del calcio. Ma il record ha durata breve poiché dopo poche settimane il Chelsea paga la clausola rescissoria di 80 milioni di euro per aggiudicarsi il giovane portiere basco Kepa Arrizabalaga dell’Athletic Bilbao.

Ma il vero colpo dell’estate, che si è preso tutte le prime pagine dei giornali, è stato il passaggio di Cristiano Ronaldo dal Real Madrid alla Juventus che due mesi dopo aver vinto il settimo scudetto di fila acquista il numero 7 per eccellenza. I milioni di euro per acquistare l'asso portoghese dal club campione d'Europa sono stati 100. Un investimento veramente considerevole, tenuto conto anche dell’esorbitante ingaggio (60 milioni di euro lordi all’anno), per conquistare trofei in campo e il mercato mondiale. È schizzato alle stelle il valore in borsa del club di Agnelli così come il merchandising, i punti conquistati e la considerazione della Juventus in Europa. L'uomo dei record è sbarcato a Torino per un univo grande obiettivo: vincere la Champions League.

Fenomenali lo sono state anche le donne azzurre alle Olimpiadi Invernali di Pyeongchang. Arianna Fontana apre le danze e vince al fotofinish la finale dei 500 metri di short track. È stata una gara davvero emozionante. Entusiasmante l'oro di Sofia Goggia, la prima azzurra a vincere la discesa libera alle Olimpiadi. Una medaglia meritata che è riconoscimento di una vita, il sogno che si avvera. Si avvera anche il sogno di Michela Moioli oro nello snowboard cross. Sono andati veloci come il vento anche Vincenzo Nibali che vince la Milano Sanremo da fuoriclasse vero e Filippo Tortu che a giugno corre i cento metri in 9''99 battendo lo storico record italiano di Pietro Mennea. Ha tenuto in alto il nome dell’Italia anche Simona Quadarella che completa un tris d'oro agli europei di nuoto a Glasgow vincendo i 400, gli 800 e 1500 metri stile libero. Mentre Margherita Panziera festeggia la vittoria nei 200 metri dorso e Alessandro Miressi trionfa nei 100 metri stile libero.

Il 2018 è anche l'anno delle imprese sfiorate come quella di Marco Cecchinato che al Roland Garros raggiunge la semifinale battendo l'ex numero uno Dokovic ma si arrende all'austriaco Thiem. Si ferma a un passo dalla gloria l'avventura mondiale delle ragazze del volley che perdono in finale con la Serbia ma scoprono la stella luminosa di Paola Egonu. Il futuro è suo, così come il presente è di Chicco Molinari che trascina la squadra Europea alla vittoria della Ryder Cup di golf. Una gioia da vivere e da rivedere così come le emozioni che lo sport ci regala e regalerà sempre.

Questa è la parte bella emozionante del 2018, ce n'è poi purtroppo un'altra che ha lasciato un vuoto indescrivibile, la scomparsa improvvisa di Davide Astori, un ragazzo straordinario prima che ancora giocatore e capitano della Fiorentina.
Le parole del centrocampista croato Badeji in memoria del compagno sono struggenti ma racchiudono bene quello che ha rappresentato Davide, uno lontano anni luce dallo stereotipo dei milionari della serie A : “Sei il figlio e fratello che tutti vorrebbero avere, sei il miglior compagno di squadra che un ragazzo possa sognare. Tu per noi sei la luce. Caro Davide come possiamo dimenticare le tue risate, il tuo modo di scherzare con tutti noi. Tu sei semplice, diretto, pragmatico. Con il tuo sguardo profondo riesci ad entrare dentro le persone e a rimanerci. Tu non sei come tutti gli altri, hai il dono della lingua universale del cuore, dono di pochi eletti. Tu sei il calcio, quello puro dei bambini.

Non solo Davide Astori ma anche altri grandi personaggi dello sport ci hanno lasciato. È stato l'anno dell'addio, costretti all'ultimo viaggio, all'ultimo saluto, hanno lasciato un vuoto incolmabile in chi li ha amati oppure in chi li ha seguiti, tifati. Lacrime, dolore nostalgia. il primo eroe dello sport a salutare questo mondo nel 2018 è stato uno dei più grandi bomber della storia del calcio, l'angelo dalla faccia sporca, ex attaccante di Inter Roma e Milan, Antonio Angelillo si è spento il 5 gennaio a Siena a 80 anni. Il 30 gennaio a 84 anni se n'è andato Azeglio Vicini, ex giocatore e allenatore, nell’immaginario popolare è stato soprattutto il commissario tecnico delle notte magiche di Italia 90. Il 2018 è stato un anno devastante per gli allenatori che hanno scritto le pagine più belle della storia del Toro post tragedia di Superga. Un anno che si è portato via l’allenatore dello scudetto del 76 Gigi Radice, morto il 7 dicembre a 83 anni dopo una lunga malattia. Prima di lui, ad agosto, se ne era andato il tecnico che aveva gettato le basi per quel trionfo, l’allenatore con il colbacco, Gustavo Giagnoni.
A marzo è mancato Emiliano Mondonico, l’allenatore che aveva alzato la sedia al cielo contro il destino di Amsterdam. Tecnico simbolo del Toro ma anche di Atalanta e Fiorentina. Un lottatore che si è arreso al riacutizzarsi del male compagno sgradito fin dal 2011. Dopo una lunga malattia a dicembre, a 73 anni, ha detto addio una delle figure più rappresentative della storia della Lazio, Felice Pulici. Prima portiere campione d’Italia nel 1974 e poi a lungo allenatore delle giovanili e dirigente biancoceleste. A settembre si è spento a 75 anni Luigi Agnolin, ex arbitro, poi dirigente, moviolista televisivo e commissario straordinario dell’AIA.

Il 2018 è stato un anno durissimo anche per gli altri sport. A luglio è mancato Sergio Marchionne amministratore delegato di FCA e presidente della Ferrari. A ottobre a soli 38 anni si è arresa ad un linfoma l’ex capitana della nazionale di pallavolo Sara Anzanello. Nello stesso periodo se ne è andato Gilberto Benetton che dal 2012 faceva parte della hall of fame del basket italiano.
Lacrime dolore nostalgia e dolce ricordo indelebile.