La Superlega è morta sul nascere, almeno per ora. 
Quello che sembrava a tutti gli effetti uno tsunami che aveva destabilizzato il mondo del calcio nella serata di domenica, nel giro di poche ore sì è tramutato in un venticello primaverile. 
Ci sono molte cose ancora “strane” da capire, sicuramente la cosa più strana e di difficile interpretazione è il fatto che una decisione del genere, quella di dar vita alla Superlega, così complessa, studiata, accordata, e ufficializzata dai dodici club tra i più importanti d’Europa, si sia sfaldata così facilmente e velocemente. Ma di questo se ne parlerà ancora nel tempo. Quello che voglio chiarire, in questo mio umile articolo, è che a mio avviso c’è una sensazione strana, e un modo di aver visto questa “rinuncia” da parte di alcuni club in modo totalmente diverso dalla realtà. 
Mi spiego.
Si sta tentando di “scagionare” qualcuno e di “incolpare” solo alcune delle dodici società “elette”, e questo è un errore. 
Tralasciando alcuni articoli o commenti che ho letto prima della disfatta della Superlega, da parte di giornalisti (?) come Agresti, che facevano dell’ironia sulla Juventus, che avrebbe fatto fuori l’Atalanta dalla Superlega perché più facile che batterla in campo, per una sconfitta in vent’anni, o i commenti di un certo Boniek che... vabbè che ve lo dico a fare? Non c’è e non esiste nessuna società, delle dodici, che dovrebbe essere “perdonata” e vi spiego il motivo.

Iniziamo dal fatto CERTO che tutte le dodici società negli ultimi mesi hanno pianificato, discusso e alla fine ACCETTATO di partecipare alla Superlega con tutti i pro e i contro che quella scelta avrebbe comportato. Non c’era buon senso, etica o considerazione di ciò che avrebbero pensato gli altri e i tifosi. Ciò che contava era il senso di quella riforma, e cioè soldi soldi e ancora soldi per loro e un modello di calcio nuovo e innovativo che avrebbe dovuto avere soltanto più tempo e forse un tempismo diverso per essere metabolizzato. Le defezioni a partire dal City non hanno niente di etico o morale, soltanto motivi politici. Il City che ha aperto le danze della disfatta, ha agito in quel modo per alcuni motivi politici. In primo luogo sono in semifinale di Champion, così come il Chelsea, e il fatto di essere immediatamente estromessosi ha avuto un peso, ma non decisivo. Decisamente più pesante è stato il senso di “debito”nei confronti dell’Uefa che per anni ha chiuso non uno ma entrambi gli occhi, perdonandogli qualsiasi cosa dal punto di vista finanziario e di illegalità nel FairPlay finanziario. Poi il fatto importante che la proprietà e del Quatar, come per il Psg, che organizzerà il mondiale FIFA nel 2022, e la posizione della stessa FIFA è parsa abbastanza chiara. Aggiungiamo che il governo inglese è andato giù pesante nelle prese di posizione e nelle minacce, e il gioco è fatto. Marcia indietro soltanto per difendere i propri interessi. A seguire le altre squadre inglesi non potevano fare diversamente, per evitare di essere le “sole cattive” e più o meno per gli stessi motivi del City, la scelta è stata obbligata e così nascosta da una falsa etica o presa di coscienza, è maturato il gran rifiuto all’ultimo momento. I tifosi festeggiavano in piazza ma non c’era niente di cui andare fieri. Peggio ancora chi è arrivato per settimo o ottavo a notte fonda quando ormai i giochi erano fatti. Troppo tardi per essere credibili.

Le frasi della rinuncia non sono veritiere, ed è anche offensivo e fuori luogo che tentino di far credere che alla base della rinuncia ci sia, realmente, una presa di coscienza. Mesi di pianificazione avevano messo in previsione che avrebbero fatto un torto ad una parte di tifosi e a delle squadre avversarie, ma a nessuno importava di questo. A nessuno delle dodici importava qualcosa, l’unica cosa che contava era sperare che la cosa potesse passare senza troppi intoppi. Così non è stato, e quelli con la coda di paglia più lunga si sono arresi subito prima di lottare. Un po’ come quando da ragazzini si partiva tutti insieme e tutti d’accordo a combinare qualcosa di gogliardico, ma poi all’ultimo c’era sempre quello che non se la sentiva e scappava, portandosi dietro qualcun altro.
Quindi se qualcuno è caduto nella trappola delle inglesi con buon senso dovrebbe ravvedersi. Così come quelli che hanno messo in evidenza il dietrofront dell’Inter nella notte. Niente di più o di meno di un atto dovuto visto la rinuncia di ben sei squadre. Le parole di oggi dei vari Agnelli, Gazidis, Marotta non  hanno nessun segnale di pentimento, anzi, hanno ribadito TUTTI il fatto che il progetto Superlega è forse l’unica soluzione possibile per evitare il collasso. 

Ora dico la mia sulla Superlega.
Ero e sono ancora a favore. Sono convinto che lo “spettacolo” del calcio abbia bisogno di un nuovo format sia a livello tecnico che finanziario, e un torneo tra i club più importanti, storici con un bacione di tifo ampio, possa essere una soluzione. Si poteva modificare o modulare diversamente per dare più possibilità agli altri di poter arrivare e gareggiare con i migliori, questo sì poteva fare. Ciò che è stato ingiusto e sbagliato è stato focalizzare il tutto facendo leva su concetti come sport, morale, etica e poesia. Perché nessuna di queste situazioni è presente nel calcio degli ultimi anni. Il calcio non è più uno sport da molto tempo. Il calcio è business, sponsor, diritti tv e politica. Il calcio è dei ricchi. Le dichiarazioni di Infantino e Ceferin non sono state altro che furiose reazioni di chi si vedeva sottrarre il giocattolo da sotto il naso, e hanno fatto leva sulla passione dei tifosi e dei detrattori dei club coinvolti, per creare un attacco incrociato basato su ragionamenti fuori contesto e fuori dalla realtà. Oggi la Uefa diretta da Ceferin e la FIFA di Infantino, nella loro gestione non hanno di base nulla di concettualmente diverso dalla Superlega. Gestiscono il calcio europeo e mondiale in base agli affari e alla politica. Così come le leghe nazionali che portano a giocare le finali di Supercoppa italiana in posti impensabili. Lo fanno per quale senso morale? Il mondiale in Quatar quale concetto etico segue??
È stata una brutta pagina della storia del calcio, dove in realtà nessuno ha vinto e tutti hanno perso.
Ma sono convinto che non sia finita qui.