Mi ritrovo fra le mani alcuni quaderni e vecchissime agende in cui, molti molti molti anni or sono, usavo conservare ritagli e inserti di giornale. Si tratta di una collezione molto casuale, poco ordinata e di certo non sistematica, in cui finiva tutto ciò che era rossonero (oltre a quel poco che, pur non essendolo, si guadagnava il mio rispetto di calciofilo accanito).
In uno di questi, un quaderno a quadretti con la copertina illustrata dal grande Jacovitti, mi imbatto in un partita che non è passata alla storia, ma che è sempre rimasta viva nel ricordo. Nel quaderno non c'è alcun riferimento alla data, ma il web mi consente di recuperarla ed è il 7 novembre 1973, quando il Milan si presentò a Vienna per affrontare il Rapid nel ritorno dei niente affatto mitici ottavi di finale di Coppa delle Coppe (che i rossoneri detenevano dopo la contestata vittoria del maggio precedente a Salonicco contro il fortissimo Leeds). In realtà ho 2 articoli fra le mani, quello del Corriere dello Sport e quello della Rosa, ma rileggendoli mi rendo conto che, senza nulla togliere alla Gazzetta dello Sport, quello del Corriere dello Sport, firmato Aldo Pacor, deve avermi colpito di più, in quanto ne ricordo alcune parti, come se lo avessi letto pochi giorni or sono. Ora, però, conviene ritornare indietro nel tempo fino 46 anni e qualche mese fa. Flashback...

Sono tornato ai Roaring '70s (in realtà i veri anni ruggenti sono gli anni '20, i Roaring 20s, ma quelli, per ragioni anagrafiche, me li sono persi ) e il Milan ha da poco disputato il primo turno della Coppa delle Coppe 1973-74 eliminando agevolmente gli jugoslavi della Dinamo Zagabria. Negli ottavi si è ritrovato contro gli austriaci del Rapid Vienna i quali, all'andata, lo hanno inchiodato sullo 0-0 casalingo. Un palo beffardo ha fatto correre la sfera lungo la linea della porta avversaria, con Bigon alla vana ricerca del tocco finale, ma il risultato è rimasto a reti bianche. Lo 0-0 casalingo non è considerato un buon risultato, lo sarà sì in un lontano futuro, quando le reti bianche casalinghe saranno considerate un buon viatico per il ritorno, ma nei primi anni '70 si ragiona in maniera diversa. Nel giorno del Signore 7 novembre 1973, comunque, si gioca il ritorno e, in considerazione del disgraziato pareggio nel primo match, il Milan viene dato sfavorito per il passaggio del turno, anche se non da me. Più per l'ottimismo del tifoso in erba che per altro, sono convinto che la mia squadra possa mettere a tacere gufi e cornacchie.

Si gioca di pomeriggio e, a differenza di quanto avverrà in futuro, di diretta televisiva non se ne parla. Le dirette sono garantite solo a partire dalle semifinali e al tifoso viene riservata la seconda fascia serale del mercoledì, con ampie sintesi (ampie... un eufemismo che sa di presa per i fondelli) di 15-20 minuti per ogni match. Si fa di tutto per vederle senza sapere il risultato, ma si finisce sempre per saperlo. Qualcuno prima o poi te lo dice. La mia televisione è, quindi, una radiolina a transistor grande quanto due pacchetti di sigarette, che mi è stata regalata per il compleanno e che custodirò gelosamente anche nel 2020, senza più usarla, dal momento che è idonea a ricevere solo le onde medie. Radio Tirana, che non trasmette solo musiche balcaniche (come canterà fra un po' di anni Battiato) si capta che è una meraviglia, ma di Partizani-Valona non me ne frega molto, con tutto il rispetto per i tifosi del Partizani e del Valona, ça va de soi.

Pare che a Vienna sia un pomeriggio freddo, ma soleggiato e spazzato da un leggero vento di tramontana. L'allenatore del Rapid, tale Hlozek, ha scelto di giocare in un vecchio stadio periferico con capienza di soli 20000 spettatori, ma tutti addossati al terreno di gioco. Pensa, secondo quanto riporterà Aldo Pacor sul Corriere dello Sport, di stringere il Milan in una tenaglia feroce. In realtà pare che sugli spalti siano solo in 4000, compresi gli irriducibili tifosi rossoneri. Io temo Hof, randellatore della difesa noto solo per aver rotto tibia e perone a Gigi Riva in nazionale. Il Milan ha messo a riposo Chiarugi e al suo posto c'è la meteora veronese Bergamaschi. Sono assenti pure Ottavio Bianchi e Riccardo Sogliano, due titolari di alto livello.  Al momento non lo conosco, ma ci fronteggia anche il ventenne Krankl, futuro attaccante della nazionale austriaca e del Barcellona, uno dei miei idoli giovanili. In ogni caso lo marcherà, annullandolo, Dario Dolci.

Il Rapid potrebbe attendere l'errore rossonero, ma i cliché di questi anni impongono, anche in Austria, che la squadra di casa, dopo aver pareggiato in trasferta, attacchi in casa per demolire l'inimico. Lanciando i suoi alla carica di Balaklava, il signor Hlozek, marinaio d'acqua dolce al comando di un battello fluviale del Danubio, fa il gioco di un capitano di lungo corso come Nereo Rocco. I rossoneri, infatti, chiudono gli spazi, anche perché sfruttano le dimensioni ridotte del terreno di gioco, ai limiti minimi consentiti dal regolamento. Le ondate offensive degli austriaci, inoltre, trasformano il campetto in un'autostrada per i contropiedi rossoneri. Il Gran Maestro dell'assist filtrante, Gianni Rivera si mimetizza in questa situazione come una murena fra gli scogli. La punizione per gli asburgici arriva fra il 27° e il 42° del primo tempo, banale quasi quanto una formalità burocratica. Sento scandire per due volte il nome di Albertino Bigon, due volte in gol da distanza ravvicinata, sempre su azione di Bergamaschi alla ricerca del posto da titolare in maglia rossonera (che non arriverà mai). Nel secondo tempo il Milan blinda la porta e la pratica con una sicurezza che al Rapid deve sembrare irritante come carta igienica vetrata. Sabadini verrà giudicato migliore in campo nella marcatura su Starek, centravanti della sua nazionale e, quindi, il più quotato degli austriaci.

Sono contento, faccio capriole con la mente (per parlare come Umberto Saba) e sono convinto che, a fine stagione, il Milan rivincerà la Coppa, ma non andrà così. In realtà Il Milan andrà maluccio in campionato e, dopo aver compiuto l'impresa di eliminare il Borussia Moenchengladbach di Jupp Heynkes, perderà in finale contro i tedeschi dell'est del Magdeburgo (complice anche un'autorete di Lanzi).

Ah, dimenticavo la formazione: Vecchi, Anquilletti, Zignoli, Dolci, Schnellinger, Biasiolo, Sabadini, Benetti, Bigon, Rivera, Bergamaschi. Togliete 3 scartine e metteteci dentro Chiarugi, Bianchi e Sogliano, poi ditemi se non era una bella squadra.




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