Ci sono Paesi del mondo dove se vuoi andare a vedere una partita di calcio maschile devi travestirti da uomo. E se ti scoprono rischi una dura condanna. Condanna che Sahar, non ha voluto scontare. Per la paura di farsi sei mesi di prigione nelle durissime carceri del regime iraniano ha preferito uccidersi dandosi fuoco. Come atto di protesta.  Voleva vedere la sua squadra di calcio, Esteqlal di Teheran. I cui coloro sono blu. Da qui in rete è nato l'hashtag "bluegirl" ragazza blu. Per solidarizzare con Sahar, come sottolinea la BBC. Una notizia pazzesca, sconcertante. Che non può finire nel giro di un niente come se fosse un banale fatto di cronaca. Diritti delle donne violati e il calcio ne è diventato suo malgrado protagonista.

Sport universale che non può essere per tutti. Si sta con fatica estrema accettando, finalmente, l'esistenza del calcio femminile, pur con tutte le discriminazioni del caso. Eppure quando queste ragazze le vedi giocare ti chiedi, perchè? Perchè queste discriminazioni? La passione, l'amore per il pallone è lo stesso. Il calcio è il calcio, si è detto.
Ma non per tutti è così.
Per arrivare all'estremo del regime iraniano. E' dal 1981 che alle donne in Iran è stato impedito di andare negli stadi per assistere a eventi sportivi maschili. Divieto revocato  temporaneamente l'anno scorso solo  per consentire alle donne di assistere allo streaming della Coppa del Mondo in uno stadio di Teheran.

E' importante che il mondo del calcio dia un segnale di solidarietà e condanni quanto accade in Iran. Basta un gesto semplice, per iniziare. Tingersi di blu, per Sahar e tutte le donne che subiscono discriminazioni nel calcio.