Oggi il colpo a parametro zero rappresenta l’ipocrisia del calcio pandemico. I calciatori in scadenza fanno sempre più pressione ai propri club affinchè il loro ingaggi vengano raddoppiati e in alcuni casi anche triplicati. Un vero e proprio incubo vissuto soprattutto dai tifosi costretti inermi, così come i club, a rassegnarsi a perdere il proprio campione senza potersi difendere se non con la “famosa” minaccia di tribuna che ormai non fa più quasi paura a nessuno. Ma la vera domanda è come si è arrivati a tutto questo? Perché i club oggi non hanno nessuna tutela? Bosman vi dice qualcosa? Ecco un suo estratto in un’intervista recente:

La mia è una storia importante: i giovani la devono conoscere. Oggi il Belgio ha una generazione formidabile di calciatori: questi ragazzi devono sapere che, se sono diventati milionari, lo devono anche a me“. Jean Marc Bosman

Queste le affermazioni recenti dell’uomo che ha cambiato la storia del calcio, colui il quale può essere considerato come il fautore del “parametro zero”, uno dei più grandi “bluff” che sta condizionando il calcio mondiale e che suo malgrado ha originato una evidente disparità tra i club con maggiori risorse economiche rispetto a quelli che ne hanno sempre meno. Una sentenza storica la “legge Bosman” che dal 1995 ha cambiato per sempre il modo di intendere il calcio per gli atleti, trasformando però un buon proposito in uno dei più grandi paradossi della storia del calcio e della giurisprudenza sportiva. E’ da qui che nascono i numerosi casi recenti dei grandi campioni, e non, che a scadenza di contratto, attraverso i propri procuratori, decidono di non rinnovare con le squadre di appartenenza accettando le lusinghe di club sempre più ricchi e potenti. Diventa interessante, quindi, poter analizzare come si è arrivati a tutto ciò, ripercorrendo, brevemente, le principali tappe di un caso “storico” che a differenza delle favole non riserva nessun lieto fine soprattutto per il protagonista.

CHI E’ JEAN MARC BOSMAN E PERCHE’ LA SENTENZA PORTA IL SUO NOME.

Jean Marc Bosman, per chi non lo sapesse, era un centrocampista belga classe 1964, uno di quelli che vorresti in squadra per fare battaglia, insomma un onesto mestierante dai piedi non certo delicati. Iniziò la sua carriera nelle giovanili dello Standard Liegi che a soli 19 anni, lo aggregherà, nel 1983, alla prima squadra, ottenendo tra l’altro dei discreti risultati in patria con tanto di vittorie in campionato, coppe nazionali e addirittura qualche presenza in coppa Uefa e nell’under 21 belga. Si trasferisce al Rfc Liegi, l’altra squadra della città Vallona, ma la sua carriera cambierà per sempre nel 1990, quando, in scadenza di contratto, una squadra francese, il Dunkerque, famosa città “ancora” di salvezza nel 1940 delle truppe alleate contro l’esercito nazista, offrì un ingaggio importante al centrocampista belga per approdare nella seconda divisione del campionato francese. Sarà l’inizio di un lunghissima battaglia legale che cambierà per sempre la vita di Bosman ma soprattutto il calcio in tutte le sue sfaccettature.

All’epoca, per chi non lo sapesse, non esistevano i “parametri 0”, a parte quei giocatori, “svincolati”, per i quali nessun club era proprietario del cartellino. Il caso Bosman è incentrato proprio su questo aspetto, infatti, i club interessati a tesserare un calciatore erano obbligati a versare, comunque, un indennizzo, anche a contratto scaduto, al club che ne deteneva il cartellino, calcolato in base a due parametri: l’ingaggio lordo del calciatore, nel suo ultimo anno di contratto, moltiplicato per un coefficiente variabile in base all’età dell’atleta. Venendo al caso specifico, il Dunkerque avrebbe offerto un ingaggio triplicato a Bosman rispetto a quello che percepiva in Belgio, dunque il centrocampista, molto allettato dall’offerta, voleva, chiaramente, trasferirsi in Francia ma il club francese non trovò l’accordo sull’indennizzo da versare ai belgi, considerata la richiesta elevata di due milioni di franchi, all’incirca 330.000 € attuali, per il giocatore.

Fu chiaro che dietro al mancato accordo con il Dunkerque, oltre alla questione indennizzo, si celava un vero e proprio caso di mobbing, poiché l’Rfc Liegi, aveva proposto al calciatore un rinnovo contrattuale a delle cifre più basse rispetto a quelle che percepiva prima per questo motivo Bosman, rifiutò il rinnovo prendendo contatti con il club francese, purtroppo per lui le conseguenze di questa azione furono molto pesanti infatti venne messo fuori rosa con un ingaggio ridotto. Il belga decise, a quel punto, di rivolgersi direttamente alla corte di giustizia europea per la violazione dei diritti sulla libera circolazione dei lavoratori, denunciando sia l’Rfc Liegi che la Uefa. Ma non sa che la sua carriera, a 25 anni, sta di fatto per essere distrutta, infatti, divenuto un personaggio “scomodo” farà soltanto qualche breve apparizione in squadre di bassissimo livello, nelle Isole Reunion, e dovrà attendere per la sentenza definitiva la bellezza di cinque anni. Infatti il 15 Dicembre del 1995 venne emanata la “Sentenza Bosman” che gli darà piena ragione, basandosi sull’articolo 39 dei Trattati di Roma che, da più di trent’anni sancivano già la libera circolazione dei lavoratori all’interno dell’Unione Europea, permisero ai calciatori di essere assimilati a qualsiasi altro lavoratore anche se si trattava di contratti per prestazioni sportive, ecco i punti salienti:

  1. Nasce il parametro zero, quindi nessun club dovrà versare alcun indennizzo alle squadre di appartenenza, avendo quindi la facoltà di accordarsi “gratuitamente” con il giocatore in scadenza di contratto.
  2. Nei sei mesi precedenti alla scadenza il calciatore può firmare un pre - contratto con un'altra società.
  3. Venne tolto, inoltre, il limite dei giocatori stranieri, no extracomunitari, che potevano militare nei campionati continentali poichè considerato discriminatorio nei confronti dei calciatori della stessa Unione Europea.

Quindi un vero e proprio terremoto, in grado di rivoluzionare per sempre il mondo del calcio… e Bosman? Quando arrivò la sentenza aveva quasi trentuno anni e la sua carriera da calciatore professionista di li a poco sarebbe terminata in modo del tutto anonimo. Ricevette un rimborso molto importante, circa 500.000 euro attuali, che però non gli restituirono gli anni di carriera persi e soprattutto, come dichiarato da egli stesso, gran parte di quella somma servì per pagare le laute parcelle dei suoi avvocati difensori. Oggi, dopo tanti anni di depressione, vive nel dimenticatoio, anche grazie agli aiuti che qualche giocatore gli fornisce, di tanto in tanto, come segno di ringraziamento per la grande battaglia che è riuscito a vincere per loro ma della quale quasi nessuno se ne ricorda come dovrebbe, come lui stesso più volte ha dichiarato:

Non provo gratitudine per gli altri calciatori che mi danno una mano di tanto in tanto. Potrebbero fare qualcosa, però pensano solo a se stessi, pensate che una volta sono stato ad Amsterdam, ho incontrato Dries Mertens. Non sapeva neppure cos’ero stato per il calcio»

COME E’ CAMBIATO OGGI IL CALCIOMERCATO CON IL PARAMETRO ZERO.

Oggi il calciomercato si è evoluto in maniera drastica, i parametri zero, soprattutto con l’avvento della pandemia per covid, sono diventati sempre più importanti e merce pregiata per i club con maggiori potenzialità economiche rispetto ad altri che invece ne hanno dovuto subire delle conseguenze ben peggiori. Ma ciò che sorprende è il cambiamento dello status sociale del calciatore a parametro zero, infatti, fino a vent’anni fa, andare via a scadenza di contratto era considerato umiliante, quasi come un fallimento, soprattutto se sul mercato non si veniva ceduti a cifre importanti. Invece oggi il parametro zero non è quasi più assimilato al solo giocatore proveniente da una squadra di medio – basso livello, ma sono sempre più i grandi campioni, i cosiddetti Top Players ad avvicinarsi a questa formula, molto gradita, in cui non sono più i club ad avere potere contrattuale ma bensì i giocatori stessi attraverso i loro procuratori e grazie, soprattutto, all’enorme appeal acquisito a livello planetario. E’ chiaro che in un contesto del genere il calciomercato sia cambiato notevolmente, infatti i club di media – bassa classifica, e in alcuni casi anche le big, sono costrette a cedere i propri migliori calciatori a notevoli cifre prima che il contratto si approssimi alla scadenza naturale, proprio per evitare poi di perderli a zero dopo averli valorizzati e lanciati nel mondo del calcio. Bisogna assolutamente porre rimedio trovando delle soluzioni adeguate tra tutti gli organi competenti del calcio affinchè questa “piaga” venga in qualche maniera arginata ritornando a dare un certo potere decisionale ai club che oggi, in alcuni casi, ne risultano esageratamente danneggiati, ritrovandosi ad affrontare sempre più spesso delle situazioni incresciose che creano, allo stesso tempo, malcontento tra i tifosi ma soprattutto con gli altri calciatori facenti parte della rosa.

QUALI SOLUZIONI PER PROTEGGERE I CLUB DALLA FUGA DEI CAMPIONI A ZERO?

In un contesto come quello attuale in cui fare mercato diventa sempre più difficile, anche per alcuni grandi squadre, soprattutto del nostro campionato, le soluzioni da adottare per limitare questo “fenomeno” possono essere di tre tipi, vediamo quali:

  • L’estensione contrattuale oltre i cinque anni:

l’attuale legge esistente, in materia sportiva, vincola i calciatori a firmare dei contratti non superiori a cinque anni, abbattere questa barriera potrebbe essere vantaggioso sia per i calciatori che per gli stessi club. Infatti con una durata più lunga i club potrebbero offrire ai propri atleti degli ingaggi più elevati che partendo da uno stipendio base, di anno in anno, può andare ad aumentare considerando le prestazioni singole e i risultati raggiunti dal club sul campo. Un contratto con questo tipo di caratteristiche potrebbe invogliare sia i calciatori a legarsi maggiormente con i club di appartenenza visto il graduale, automatico, aumento dello stipendio, sia i club i quali otterrebbero un maggiore ammortamento dei costi in bilancio per via di un contratto più lungo.

  • Ristabilire gli indennizzi ai club attraverso la stipula di accordi assicurativi:

nel caso in cui sia il calciatore a rifiutare il rinnovo perché ha già un accordo con un altro club, questa potrebbe essere una soluzione per “limitare” i danni subiti dalla squadra che perderà gratis il proprio calciatore. Gli indennizzi dovrebbero essere calcolati su tre tipi di parametri: età, status del calciatore all’interno del club e ingaggio percepito. Una volta stabilita l’entità dell’indennizzo, questo dovrebbe essere versato attraverso dei particolari accordi assicurativi garantiti dai principali organi del calcio europeo e mondiale, evitando così di far gravare il peso della somma sul terzo contraente che trova l’accordo con il calciatore in scadenza di contratto. Chiaramente questa ipotesi potrebbe avvenire se la squadra ha intenzione di offrire un rinnovo al proprio calciatore altrimenti varrebbe l’attuale legislazione.

  • Limitare il potere dei procuratori sportivi:

le commissioni pagate ai procuratori sono forse la vera piaga di questo calcio sempre più malato ed è per questo che vanno assolutamente limitati. Ma come? Attraverso un inasprimento delle leggi che regolamentino la figura del procuratore sportivo e in particolare il ruolo dei “mediatori di affari”, contrastando così il conflitto di interessi dei vari procuratori attraverso un sistema severo di sanzioni da applicare, tra cui la sospensione temporanea o definitiva dell’attività in base all’entità della violazione normativa. La Fifa ha tolto tempo fa la facoltà ai fondi privati di gestire i cartellini dei giocatori ma non ha limitato il potere dato ai “mediatori di affari”. Ovvero delle agenzie di intermediazione appartenenti a dei procuratori sportivi che guadagnano tantissimi soldi sulle “commissioni di intermediazione” che non hanno delle percentuali fisse da regolamento e quindi possono arrivare a cifre astronomiche arricchendo sempre gli stessi procuratori noti e arcinoti.

Basterebbero solo queste soluzioni per arginare la falla? Probabilmente no però potrebbero in qualche modo ristabilire delle gerarchie, riportando i club ad avere un certo potere rispetto a quello raggiunto dai calciatori e dai procuratori. Quindi il parametro zero è il più grande bluff della storia del calcio?

Bosman risponde così:
Dovrebbero stendermi tappeti rossi, invece i giovani non sanno nemmeno chi sono. C’è chi mi accusa di aver rovinato il calcio, ma non è vero, l’ho solo reso più ricco. Con il risultato che i calciatori guadagnano milioni e io vivo in povertà”.

Ciccio